Investire a tutto gas (e non solo) tra corsa prezzi e razionamento

Sempre più concreto il rischio di razionamento dell’energia quest’inverno in Europa, che potrebbe infliggere una dura batosta all’economia. Ma non per gli investimenti nelle materie prime, secondo NN Investment Partners

Un’estate difficile a cui seguirà un inverno ancora più duro per l’Europa alle prese con la crisi energetica, che costringerà a razionamenti forzati del gas e a misure d’emergenza. A inizio agosto è scattato il regolamento dell’Unione europea, che rimarrà in vigore fino al 31 marzo 2023, per la riduzione dei consumi di gas del 15% nei paesi membri, dopo l’allerta scattata con il taglio delle forniture da parte della Russia attraverso il principale gasdotto Nord Stream. Intanto si assiste inermi alla pazza corsa dei prezzi dell’energia, in particolare del gas, che non sembra volersi fermare: da gennaio il futures TTF, il riferimento europeo del prezzo del gas, si è impennato addirittura del 220% circa. Non per niente, la Germania, la prima economia dell’area euro, ha deciso di introdurre a partire da ottobre una tassa sul consumo di gas naturale. Ma misure straordinarie, come quest’ultima, aumento delle riserve e razionamento dei consumi basteranno a evitare il peggio?

La situazione è critica con possibili ripercussioni a cascata su consumi, produzione e inflazione. Il rischio principale, secondo gli esperti di NN Investment Partners, “è che sia necessario iniziare a razionare l’energia in Europa, fattore che rallenterà nuovamente la crescita aumentando così la possibilità di una forte recessione nell’Eurozona e che l’inflazione continui ad alzarsi, correndo il rischio di andare fuori controllo”. Secondo Maarten-Jan Bakkun, Senior emerging market strategist di NN IP, infatti, “nella situazione in cui ci troviamo ora, la possibilità che la Russia tagli maggiormente le forniture di gas in Europa è molto probabile”.

Aumentare le riserve di gas sta diventando quindi una priorità e attuare il razionamento dei consumi un fattore inevitabile. Germania e Olanda hanno già messo in atto un piano di emergenza e stanno dando priorità alla protezione dell’energia, con grandi effetti anche sul versante economico e degli investimenti. Se, ad esempio, la Germania dovesse iniziare a razionare l’energia nelle sue principali industrie, “questo avrebbe un impatto non solo sulla produzione, ma anche nella sicurezza degli investimenti corporate”, sottolinea Bakkun. Allo stesso tempo il problema dell’inflazione non farebbe altro che peggiorare, dovendo fare i conti con la componente energia sempre più cara. Ma non solo. Le stesse aziende dovrebbero diminuire la produzione, per limitare i costi energetici, causando scarsità di alcuni beni e di conseguenza un ulteriore aumento generale dei prezzi.

Una prospettiva che spinge NN IP a rimanere sull’attenti e pronto ad affrontare “l’inflazione persistente, la sempre maggior pressione sulla crescita e il continuo inasprimento delle politiche monetarie della banca centrale europea e della Fed”. Da un lato gli analisti sono positivi e si aspettano che i guadagni ritorneranno ad alzarsi durante la seconda metà dell’anno, dall’altro però la probabilità che questo accada rimane limitata e proprio per questo la casa di gestione olandese rimane cauta sull’azionario globale, l’investment grade americano e gli investimenti high yield. Più positiva invece sulle commodity in generale, energia e prodotti agricoli in particolare, proprio per i vincoli di fornitura legati al conflitto russo-ucraino. Questo fattore infatti continuerebbe a sostenere i prezzi delle materie prime, nonostante i timori di recessione. “Solitamente – sottolinea Bakkun – il timore di recessione ha un impatto negativo sulle materie prime, ma al momento questo dipende principalmente dalla situazione geopolitica e dal restringimento di questo mercato”. Intanto in Cina, le autorità stanno intensificando gli sforzi per stimolare la domanda attraverso investimenti infrastrutturali e un ulteriore sostegno al mercato immobiliare. “E questo – conclude – dovrebbe limitare il potenziale di ribasso per i metalli industriali, che di solito faticano in periodi di forte incertezza ciclica”.

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