Si ferma il balletto sul tetto del debito americano. Cos’è il debt ceiling?

Il problema del tetto del debito americano solleva una questione chiave: quando si ripresenterà?

La più grande potenza economica mondiale scampa il rischio default e posticipa al prossimo dicembre la scadenza per deliberare sull’eventuale aumento del tetto del debito, ovverosia il livello massimo di spese federali sostenibili per ripagare attività e debiti in scadenza senza finire in default. Superato quindi l’ostacolo del 18 ottobre (ultima data utile per predisporre un aumento delle disponibilità federali), gli Stati Uniti possono ora concentrarsi su altre questioni urgenti. Con una postilla: il problema del debt ceiling è solo posticipato, non risolto.
Ad annunciare la svolta è il leader della maggioranza democratica, Chuck Schumer: “Abbiamo trovato un accordo per estendere il tetto del debito fino all’inizio di dicembre e speriamo di votarlo non appena possibile”. Si tratta di un aumento da $480 miliardi per far fronte a spese già approvate fino al prossimo 3 dicembre.
Mentre il Congresso affrontava l’ennesimo capitolo della saga ‘impedire al governo federale di non essere insolvente’, è divenuto tuttavia chiaro come il limite al debito americano sia ormai uno strumento politico di equilibrio Democratici-Repubblicani.

Accenni di storia al tetto del debito Usa

“Il tetto del debito federale degli Stati Uniti è stato introdotto nella sua forma attuale nel 1941 ed è stato alzato più di 80 volte dall’inizio degli anni ’60” precisa Christopher Jeffery, Head of inflation and rates strategy di Legal and General Investment Management. Quello che un tempo faceva parte degli affari di routine del governo (vale a dire assicurarsi del saldo dei pagamenti delle passività sulle diverse scadenze) è diventato negli ultimi anni “un campo di dibattito politico”, l’ultimo dei quali iniziato ad agosto al raggiungimento del limite sul debito 2021.
In generale, la necessità di attingere a nuovo debito subentra quando le operazioni in corso del governo federale non possono essere finanziate dalle sole entrate. Per farlo, il Dipartimento del Tesoro americano crea e vende nuovi titoli di stato (che possono differire tra loro per durata e interessi maturati). Come riporta la Casa Bianca, gli Usa hanno registrato l’ultimo avanzo di bilancio annuale nel 2001 e, da allora, hanno attinto al prestito per finanziare le operazioni del governo ogni anno.
Il debito nazionale statunitense è salito nel corso dell’anno fiscale 2020 a un livello del 128% su Pil. Il precedente picco al tetto del debito, riporta Reuters, era stato toccato nel 1946, quando a seguito della seconda guerra mondiale toccò il 118% del Pil. Il Congressional Budget Office stima che, di questo passo, la cifra del debito potrebbe raggiungere i 34 mila miliardi di dollari entro il 2026, rispetto agli attuali 28 mila miliardi.

E cosa sarebbe successo se il tetto del debito…

Se il tetto del debito non fosse stato alzato, come sottolineato dalla segretaria al Tesoro, Janet Yellen, gli Stati Uniti sarebbero potuti scivolare in una crisi finanziaria o, peggio, in una fase di recessione, correndo il rischio del default. Non solo: procrastinare la decisione sull’effettivo aumento del tetto avrebbe fatto alzare i costi per i contribuenti, con un possibile impatto negativo sul rating degli Stati Uniti.
“L’aspettativa diffusa nel mercato è che come sempre, con le buone o con le cattive, il tetto del debito verrà alzato per tempo” aggiunge Jeffery. Ma per quanto sarà percorribile tale strada?

Le strade per risolvere il problema del debt ceiling

Le strade per giungere a una soluzione sono diverse, ma ognuna con dirette conseguenze.
Il piano previsto nel 2011 per uscire dalla fase di shutdown non prevedeva ritardi nei pagamenti dei titoli del Tesoro, ma la sospensione dei versamenti a agenzie, appaltatori ed enti di sicurezza.
“Quando il governo degli Stati Uniti è stato declassato da S&P nell’agosto 2011” ricorda l’esperto, “i rendimenti a 10 anni statunitensi sono scesi di quasi 70 punti base nel giro di poche settimane”, con il mercato posizionatosi in fase di risk-off.
E ancora, “uno studio dell’ottobre 2013 condotto dalla Federal Reserve ipotizzava che un’impasse di un mese sui pagamenti avrebbe portato i mercati azionari a perdere fino al -30%, determinando un aumento dei rendimenti a 10 anni di 80 punti base, un calo del dollaro Usa del 10% e un allargamento degli spread sul credito BBB di 140 punti base”.

Si ferma un balletto, in vista del prossimo

Poco dopo l’approvazione della proposta di slittamento termine a dicembre, il rendimento del T-bond a dieci anni ha registrato un rialzo del 2,5%, con indici a Wall Street in territorio positivo. Gli Stati Uniti evitano, per ora, la crisi sul debito americano e le ripercussioni ch’essa avrebbe avuto sull’economia nei prossimi dieci giorni. Un rialzo del tetto del debito sufficiente a coprire le passività fino a fine anno non sarà però sufficiente a scongiurare una nuova fase di stallo.
I democratici dicono ancora che non useranno lo strumento della riconciliazione (anche se ora avrebbero il tempo di farlo) mentre i repubblicani dicono che non aiuteranno i Dem a superare il vincolo dell’aumento del tetto del debito a lungo termine.

Cosa accadrà?

Fai rendere di più la tua liquidità e il tuo patrimonio. Un’opportunità unica e utile ti aspetta gratuitamente.

Compila il form qui sotto, ti colleghiamo con un consulente, per i tuoi obiettivi specifici.

Articoli correlati

Articoli più letti

Ultime pubblicazioni

Magazine
Magazine N. 67 – aprile 2024
Magazine 66 – marzo 2024
Guide
Design

Collezionare la nuova arte fra due millenni

INVESTIRE IN BOND CON GLI ETF

I bond sono tornati: per anni la generazione di income e la diversificazione del rischio erano state erose dal prolungat...

Dossier
Più dati (e tech) al servizio del wealth
Il Trust in Italia