Due valute sottovalutate per chi cerca rendimenti fuori dal coro

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Gli investitori tendono a concentrarsi molto sulla qualità tralasciando il prezzo. Legal & General Investment Management accende i riflettori su due valute che appaiono sottovalutate

Il dollaro, l’euro, la sterlina, lo yen e il renminbi sono certamente le valute più importanti del mondo, ma limitare la nostra visione solo a queste top fine potrebbe essere un errore. Investire in asset popolari può essere molto costoso e gli investitori non dovrebbero essere interessati solo alla qualità, ma anche alla valutazione che hanno determinati asset. Proprio per questo approcciarsi a valute meno popolari, potrebbe portare rendimenti insperati.

Gli esperti di Legal & General Investment Management (LGIM) hanno monitorato in particolare il viaggio di due valute comprimarie: il fiorino ungherese e la corona svedese.

Fiorino ungherese, aria di crisi o di ripresa?

La moneta dell’Ungheria è tra le valute dei mercati emergenti con le peggiori performance del 2022, complice un’inflazione sui prodotti alimentari che ha raggiunto il 45% a dicembre, soprattutto a seguito del blocco dei finanziamenti per la ripresa da parte dell’Unione Europea. È anche vero che la storia del credito ungherese non è molto rassicurante: al debito pubblico elevato (a fine 2022 si è attestato a 73,5% del Pil, in miglioramento rispetto agli ultimi tre anni), si aggiunge un debito estero alto e un ampio deficit delle partite correnti.

Tuttavia non si può parlare solo di rischi. Christopher Teschmacher, fund manager di LGIM, spiega che nonostante il fiorino ungherese sia visto come una valuta di bassa qualità, i suoi asset hanno preformato bene nell’ultimo periodo: “Ha quotazioni troppo basse per essere ignorato e questo è vero già dalla scorsa estate”. L’esperto si aspetta altri progressi, anche se non immediati: “Per prima cosa vi sarà un inasprimento fiscale per migliorare la situazione del deficit pubblico e del debito e la banca centrale ungherese sta promuovendo politiche sempre più aggressive a causa del contesto caratterizzato da una forte inflazione e da una debolezza del fiorino”.

È innegabile che investire in Ungheria implichi dei rischi, infatti non ci si può dimenticare che i suoi asset sono volatili e tendono ad essere correlati positivamente con la propensione al rischio. “Questo non è eccezionale in un contesto multi-asset, poiché ottieni debolezza esattamente quando non vuoi”, asserisce LGIM.

Corona svedese, tra crollo del mercato immobiliare e svalutazione

Uno Stato che, al contrario, offre da sempre asset di qualità superiore è la Svezia. Ma anche il Paese scandinavo non è uscito illeso dal 2022: dicembre si è chiuso con un’inflazione al 12,3% e la corona svedese si è indebolita in risposta alla retorica della sensibilità dei tassi, che sembra sfidare gli sforzi della banca centrale per tenere sotto controllo l’inflazione.
Inoltre lo scorso anno, dopo decenni di boom immobiliare alimentato da credito a buon mercato e carenza di alloggi, la più grande economia della regione nordica è finita nel mezzo di una forte contrazione del mercato: i prezzi delle case sono scesi del 10/15%. Sembra però, secondo Teschmacher, che il peggio sia passato e che il ritmo del declino, nonostante ancora presente, stia diminuendo.

Ci si può aspettare che, nel futuro, la debolezza della corona svedese svolgerà un ruolo più importante nella retorica della Riksbank e la decisione della Bce di alzare ulteriormente i tassi di interesse di 50 punti base potrebbe spingerla ad agire in modo aggressivo, per evitare un’ulteriore svalutazione. Durante la mattina di oggi, il 9 febbraio, la Banca centrale svedese ha infatti deciso, in linea con le scelte dell’euro-zona, di aumentare i suoi tassi di mezzo punto, dal 2,50% al 3%, annunciando anche che questi potranno alzarsi ulteriormente nei prossimi mesi visto che l’inflazione continuerà a essere elevata nel corso del 2023.

In ogni caso, per gli esperti di LGIM la moneta di Stoccolma è troppo sottostimata rispetto all’euro e potrebbe offrire molte più soddisfazioni di quelle che il mercato sembra attribuirle.


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