Dopo il caso Alibaba, Pechino pone le basi per una lunga stabilità

Stretta normativa da parte del governo di Pechino per alcuni comparti, tra cui l’e-commerce. Le prospettive future restano comunque positive. Ne parliamo con gli esperti di Goldman Sachs Asset Management

Benché sia vero che le aziende tecnologiche cinesi sono finite sotto una lente sempre più severa da parte del governo di Pechino, le prospettive per alcuni comparti (tra cui quello degli acquisti online) restano positive. A sottolinearlo sono gli esperti di Goldman Sachs Asset Management, che si dicono “ottimisti sulle prospettive dell’intero settore della vendita al dettaglio su internet nel medio-lungo termine”. A monte della view positiva, spicca un caso su tutti.

Cina e tecnologia, il caso Alibaba

Si tratta dell’accordo raggiunto nell’ambito dell’indagine governativa su Alibaba, il colosso dell’e-commerce al quale è stata comminata dall’antitrust cinese una sanzione da 2,8 miliardi di dollari nell’aprile 2021 per abuso di posizione dominante a sfavore di commercianti e concorrenti. A destare interesse non è l’accaduto in sé, ma l’effetto che le direttive centrali ricevute da Pechino, in materia di anti-trust, possa sortire su altre aziende in qualche modo coinvolte in questioni ritenute delicate dal governo cinese.
Insieme alla sanzione, pari circa al 4% del fatturato registrato nel 2019 dall’azienda, il governo cinese ha infatti chiesto ad Alibaba di attuare i seguenti cambiamenti: evitare comportamenti atti a porre in essere una concorrenza sleale, “costringendo” i commercianti a scegliere una sola piattaforma; garantire la protezione dei dati degli utenti, senza utilizzarli per forzarne il comportamento; attuare una revisione completa delle operazioni condotte dall’azienda e redigere in autonomia un rapporto di verifica di conformità ogni tre anni.

Le implicazioni per gli e-commerce

“Crediamo che l’accordo raggiunto a seguito dell’indagine rappresenti l’eliminazione di un grosso ostacolo per il settore dell’e-commerce” commentano da Goldman Sachs, “poiché porta a conclusione il controllo regolamentare dell’antitrust cinese e servirà da precedente nell’affrontare, da parte del governo cinese, questioni regolamentari simili altre aziende del settore tra cui Tencent, Meituan e JD.com”.
Alibaba, dopo aver annunciato l’intenzione di muoversi all’interno dei paletti della regolamentazione, ha inoltre proseguito sulla strada della crescita: il colosso ha annunciato la volontà di voler produrre in autonomia i propri chip (appoggiandosi ad aziende esterne per la realizzazione, ma avvalendosi dei propri sviluppatori in materia di software); non solo: l’azienda ha dichiarato di voler espandere il proprio cloud business in nuove regioni asiatiche, tra cui Corea del Sud e Thailandia entro il 2022. Una direzione similare a quella, peraltro, intrapresa dall’omologo americano, Amazon.

A livello più generale, “crediamo che l’integrazione offline-to-online in corso in Cina continuerà ad essere un motore di crescita chiave per l’intero settore”.

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