Dopo il caso Alibaba, Pechino pone le basi per una lunga stabilità

25.10.2021
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Stretta normativa da parte del governo di Pechino per alcuni comparti, tra cui l’e-commerce. Le prospettive future restano comunque positive. Ne parliamo con gli esperti di Goldman Sachs Asset Management
Cina e tecnologia, il caso Alibaba
Si tratta dell'accordo raggiunto nell'ambito dell'indagine governativa su Alibaba, il colosso dell'e-commerce al quale è stata comminata dall'antitrust cinese una sanzione da 2,8 miliardi di dollari nell'aprile 2021 per abuso di posizione dominante a sfavore di commercianti e concorrenti. A destare interesse non è l'accaduto in sé, ma l'effetto che le direttive centrali ricevute da Pechino, in materia di anti-trust, possa sortire su altre aziende in qualche modo coinvolte in questioni ritenute delicate dal governo cinese.
Insieme alla sanzione, pari circa al 4% del fatturato registrato nel 2019 dall'azienda, il governo cinese ha infatti chiesto ad Alibaba di attuare i seguenti cambiamenti: evitare comportamenti atti a porre in essere una concorrenza sleale, “costringendo” i commercianti a scegliere una sola piattaforma; garantire la protezione dei dati degli utenti, senza utilizzarli per forzarne il comportamento; attuare una revisione completa delle operazioni condotte dall'azienda e redigere in autonomia un rapporto di verifica di conformità ogni tre anni.
Le implicazioni per gli e-commerce
“Crediamo che l'accordo raggiunto a seguito dell'indagine rappresenti l'eliminazione di un grosso ostacolo per il settore dell'e-commerce” commentano da Goldman Sachs, “poiché porta a conclusione il controllo regolamentare dell'antitrust cinese e servirà da precedente nell'affrontare, da parte del governo cinese, questioni regolamentari simili altre aziende del settore tra cui Tencent, Meituan e JD.com”.
Alibaba, dopo aver annunciato l'intenzione di muoversi all'interno dei paletti della regolamentazione, ha inoltre proseguito sulla strada della crescita: il colosso ha annunciato la volontà di voler produrre in autonomia i propri chip (appoggiandosi ad aziende esterne per la realizzazione, ma avvalendosi dei propri sviluppatori in materia di software); non solo: l'azienda ha dichiarato di voler espandere il proprio cloud business in nuove regioni asiatiche, tra cui Corea del Sud e Thailandia entro il 2022. Una direzione similare a quella, peraltro, intrapresa dall'omologo americano, Amazon.
A livello più generale, “crediamo che l'integrazione offline-to-online in corso in Cina continuerà ad essere un motore di crescita chiave per l'intero settore”.