Tra speranze e incertezze: il nuovo anno dei mercati emergenti

Le incognite, così come le speranze, per il 2022 dei mercati emergenti rimangono numerose. Gli esperti di Capital Group analizzano i possibili fattori di volatilità da monitorare

Alert per gli investitori nei mercati emergenti (em): le opportunità di investimento nel 2022 potrebbero essere numerose. Attenzione, però, ai possibili rischi. Le fonti di volatilità che potrebbero ribaltare le sorti delle economie emergenti nel corso del prossimo anno sono diverse e fanno riferimento non soltanto alla situazione emergenziale globale, ma anche a rischi specifici di singole aree geografiche. Kirstie Spence, Portoflio manager di Capital Group, ha individuato i più significativi.

Rischi macroeconomici

In primo luogo, l’evoluzione della situazione pandemica rimane un’incognita a livello globale. La comparsa di eventuali nuove varianti potrebbe indurre i governi a imporre nuove restrizioni, con ripercussioni sulla ripresa.
Insieme al virus, anche l’inflazione si è dimostrata più persistente del previsto, tanto nei mercati emergenti quanto in quelli sviluppati. I principali fattori che hanno guidato l’accelerazione dell’inflazione nel 2021 sono da riscontrarsi negli effetti di base dello shock pandemico, nei colli di bottiglia sul lato dell’offerta, nei prezzi elevati delle materie prime (in particolar modo dei generi alimentari, che rappresentano una componente molto più ampia dell’inflazione nelle economie degli em rispetto ai mercati sviluppati), nei tassi di cambio deboli e nella ripresa della domanda interna.
In uno scenario favorevole, gli effetti di base, le strozzature sul lato dell’offerta e i prezzi delle materie prime dovrebbero adattarsi e consentire alla Federal Reserve (Fed) di mantenere i tassi di interesse invariati più a lungo. “Ciò potrebbe consentire una combinazione di disinflazione e forte crescita, sostenendo potenzialmente le attività degli em” commenta Spence. In caso contrario, se l’elevata inflazione persistesse, la Fed potrebbe aumentare i tassi prima e più del previsto; ciò si ripercuoterebbe negativamente sul debito degli em (che risulterebbe più volatile) e sul livello effettivo del differenziale dei tassi d’interesse con gli Stati Uniti (che deve essere mantenuto sopra un certo livello per compensare gli investitori per il rischio paese e che era aumentato nel 2021 poiché le banche centrali degli em hanno iniziato prima ad aumentare i tassi).
La politica monetaria, perciò, svolgerà un ruolo importante nelle dinamiche inflazionistiche a lungo termine.

Il caso particolare della Cina

La Cina e il suo ruolo nelle catene di approvvigionamento e nella domanda globali rappresentano un’ulteriore fonte di incertezza per il 2022. Pechino ha attuato, nel corso del 2021, un cambio di regime politico. Maggiore supervisione nei confronti delle aziende da parte della Banca popolare cinese e nuove regole sui listing all’estero sono solo alcuni dei cambiamenti normativi che hanno scosso diversi settori dell’economia cinese. Il tutto accompagnato dalla transizione verso una crescita di qualità (più che di quantità) e una maggiore attenzione all’ambiente. Questi cambi di rotta hanno alimentato i timori degli investitori. “Tuttavia, è importante capire che i cicli normativi non sono rari in Cina e che i rischi politici dovrebbero essere sempre presi in considerazione quando si investe in qualsiasi economia di mercato emergente” commenta Spence.

Incognite politiche

Infine, il rischio di incertezza politica. L’America Latina, come ricorda l’esperta, ha visto un aumento delle tensioni sociali dopo anni di bassa crescita, seguiti dalla pandemia. Colombia e Brasile terranno le elezioni presidenziali nel 2022, rispettivamente a maggio e a ottobre. “Entrambi i paesi hanno sofferto dello stress del mercato nel 2021” continua Spence, anche in considerazione del fatto che due agenzie di rating, Standard & Poor’s e Fitch, hanno declassato il rating sovrano a lungo termine della Colombia.
In aggiunta, secondo l’esperta il Messico potrebbe tenere un referendum per la revoca del presidente Andrés Manuel López Obrador, mentre l’Argentina dovrebbe proseguire i negoziati sul debito con il Fondo monetario internazionale (Fmi). Il paese vorrebbe rinegoziare circa 45 miliardi di dollari di pagamenti all’Fmi, dopo che l’accordo record siglato nel 2018 non è riuscito a portare lp stato sudamericano fuori da una crisi economica che si è aggravata ulteriormente con l’insorgere del Coronavirus.
Al di fuori dell’America Latina, nel 2022 le elezioni si terranno anche in Ungheria, India, Kenya e Corea del Sud.

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