Quattro tendenze in grado di innescare un rinascimento industriale

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Il mercato ha bisogno di essere trasformato per rimanere al passo con i tempi e, secondo Capital Group, sono quattro le strade da monitorare nell’ambito industriale

Nuove importanti tendenze di lungo periodo si accingono a rimodellare l’economia e i mercati globali. La transizione energetica così come il ripensamento delle catene di approvvigionamento sono tendenze pluriennali che pongono le basi per un super ciclo di investimenti in grado di generale opportunità per un’ampia gamma di società industriali.

Gli esperti di Capital Group hanno individuato quattro grandi temi in grado di innescare un potenziale rinascimento industriale.

1 Accendere l’economia con la transizione energetica

La crescita delle energie rinnovabili è stato un grande tema d’investimento già nell’ultimo decennio e nel 2022 l’aumento che i costi dell’energia hanno dato una spinta definitiva verso le rinnovabili. Negli Stati Uniti, lo scorso anno l’uso di energie rinnovabili ha superato quello dell’energia derivante dalle centrali a carbone, il 22% dell’energia utilizzata in tutto il Paese era di origine naturale. Nel giro di pochi anni, dal 2019, l’utilizzo di energia solare ed eolica è aumentato del 58% negli States, e non sembra che sia disposto a fermarsi, secondo i dati della U.S. Energy Information Administration.

Per rendere la transizione vera e notare i suoi effetti non basta pensare alle auto elettriche o ai pannelli solari sui tetti della propria casa, ciò che va cambiato è il consumo energetico delle grandi aziende. Alcune nazioni, come gli Stati Uniti con l’Inflation Reduction Act e l’Europa con il Green Deal Industrial Plan, si stanno mettendo in prima linea per aiutare le aziende nei loro confini ad affrontare la transizione green.

Puntare sull’utilizzo delle energie rinnovabili non significa solamente diventare sostenibili e poter contare sulla sicurezza energetica, ma soprattutto abbattere i costi: “Al contrario del carbone e del gas naturale, le rinnovabili non hanno un costo variabile – spiega Dominic Philips, equity investment analyst di Capital Group – una volta che le infrastrutture sono state costruite, ci sarà solo un piccolo costo per il mantenimento”. Se si guarda al lungo periodo questo potrebbe portare il prezzo dell’energia ad abbassarsi del 90%, permettendo di aumentare la produttività e i margini e, indirettamente, di alzare gli stipendi e i capitali d’investimento.

2 Raggiungere la sicurezza energetica

Dal canto suo l’Europa è sempre stata un passo avanti in tema di transizione sostenibile, tuttavia la guerra russa-ucraina ha frenato il processo, mettendo in dubbio la sicurezza energetica europea.

La reazione immediata è stata quella di cercare fonti di energia altrove, non dovendo più fare affidamento su regimi politicamente instabili. Sicuramente le energie rinnovabili rappresentano nel lungo periodo la soluzione. Ma nel frattempo il gas naturale liquido rappresenta una soluzione ponte, in particolare quello prodotto dalle imprese americane che ha tra i costi più bassi al mondo.

3 Ripristinare e trasformare le filiere

Per essere sempre più efficienti e diminuire al massimo i costi, molto aziende avevano sfruttato il fenomeno della globalizzazione. Il Covid prima e l’instabilità geopolitica poi, hanno imposto un freno e obbligato le grandi imprese a ripensare alla loro produzione. Gli ultimi tre anni hanno reso chiaro quanto sia importante avere una catena di fornitura locale, anche a costo di sacrificare l’efficienza. La parola chiave per le imprese dovrebbe essere resilienza, avere sempre dei piani B, così da non rimanere spaesati o fermi in caso di problemi esterni. Alcune grandi aziende hanno già iniziato a muoversi in questo senso, prima fra tutte la taiwanese Semiconductor Manufacturing Company, più grande produttrice indipendente di semiconduttori al mondo, che ha investito 40 miliardi di dollari per costruire un nuovo impianto in Arizona.

4 Aumentare le spese per la difesa

Senza dubbio il 2022 ha rappresentato l’apice della tensione geopolitica costantemente presente e, in risposta, molti Paesi sviluppati, come Stati Uniti, Giappone ed Europa, hanno aumentato le spese investite per la difesa e non di poco. Sotto la presidenza Biden le spese militari sono aumentate dell’8%, promuovendo un piano di oltre 858 miliardi di dollari, il Paese del Sol Levante ha aumentato le spese per la difesa del 26,3% in prospettiva del 2023 e anche l’Europa ha investito una cifra record di 215miliardi di euro, che corrisponde all’1,5% del prodotto interno lordo degli Stati membri.

Come spiega Andrew Suzman, equity portfolio di Capital Group, “viviamo in un mondo in cui le tensioni geopolitiche continuano ad aumentare e, sebbene di tratti di un fatto preoccupante, è innegabile che rappresenti una grande opportunità per tutte quelle industrie che operano nel settore della difesa”.

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