Mercati: il rialzo dei tassi non fa così paura, lo dice la storia

La politica monetaria sempre più restrittiva delle banche centrali, per contrastare l’elevata inflazione, è stata affrontata senza troppo panico dai mercati azionari dal 1977 al 2000. Come adattare il portafoglio guardando al passato

Le mosse sempre più aggressive adottate dalle banche centrali per contrastare l’inflazione potrebbero non rappresentare una così forte preoccupazione. Guardando al passato, infatti, nella maggior parte dei casi i mercati azionari hanno affrontato con successo i rialzi dei tassi di interesse. Lo ricorda Capital Group, che prendendo il passato da esempio, suggerisce come adattare il portafoglio di investimento.

La stretta monetaria è solo all’inizio

Dalla Federal Reserve, alla Bank of England fino alla Banca centrale europea. Le principali banche centrali hanno deciso di ridurre gli stimoli economici e aumentare i tassi di interesse di riferimento per cercare di rallentare la corsa dei prezzi. Negli Stati Uniti l’inflazione ha toccato i massimi dal 1940, attestandosi all’8,6% (rilevazione di maggio), nell’Eurozona è al record da quando è stata creata la moneta unica (all’8,6% secondo i dati giugno) e nel Regno Unito è oltre il 9%, al top da 40 anni (dati di maggio).

La Fed in particolare ha avviato la sua stretta monetaria lo scorso marzo, con il primo rialzo dei tassi dell’era post-pandemica e nella sua ultima riunione di giugno ha accelerato con un ritocco di 75 punti base, il più alto dal 1994. Un incremento che potrebbe non rallentare. Lo stesso presidente della banca centrale americana, Jerome Powell, ha messo in luce il fatto che un ulteriore aumento dei tassi di almeno 50, se non nuovamente 75 punti basi, sarà necessario a luglio.

Mercati, quale reazione al rialzo dei tassi

La prima metà dell’anno non è stata certo positiva per i mercati azionari, che hanno riportato una delle peggiori performance degli ultimi decenni (l’indice S&P500 ha lasciato sul parterre 21 punti percentuali nei primi sei mesi dell’anno, mai così male dal 1970). Tuttavia, se si guarda al passato la reazione è stata decisamente meno negativa. Negli otto periodi di rialzi dei tassi da parte della Fed, dal 1977 al 2000, l’MSCI All Country World index (ACWI), ovvero l’indice globale, ha realizzato un rendimento annualizzato medio del 12,1%, secondo quanto rilevato da Capital Group.

Fonte: Capital Group

Tuttavia, data la forte volatilità del periodo e le imprevedibili implicazioni dell’aumento dei tassi, meglio rimanere prudenti e orientarsi verso i cosiddetti portafogli all seasons, adatti quindi ad ogni situazione.

Secondo Capital Group, tutte quelle società che hanno dimostrato la capacità di prosperare indipendentemente dal contesto economico in cui si trovano, rimanendo stabili, ora potrebbero essere fondamentali. Al riguardo, Diana Wagner, gestore di portafogli azionari di Capital Group, afferma: “generalmente non faccio molta attenzione ai fattori macro, a meno che non ci troviamo a un punto d’inversione in cui contano davvero”, proprio come in questo momento. “In un mondo in cui la crescita risulta scarsa, preferisco le aziende che hanno un track record consolidato nell’essere artefici della loro stessa crescita – aziende con un rendimento del capitale elevato, costi di input delle materie prime ridotti e un forte potere di determinazione dei prezzi”.

Quali aziende incarnano queste caratteristiche? Sempre Wagner, nel mercato di oggi le aziende su cui puntare sono le produttrici di bevande, dal momento che hanno un modello di business sia difensivo che di attacco. Ma anche tutte quelle società che in passato hanno dimostrato di avere un buon rendimento in qualsiasi condizione, come Marsh & McLennan, Microsoft e Nestlè.

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