Fed e mercati troppo ottimisti? Ecco 4 scenari contrarian

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Un outlook troppo ottimista a volte fa perdere di vista le realtà del mercato. Capital Group decide di concentrarsi su quattro scenari che si muovono controcorrente, vediamoli

La sorprendente resilienza del mercato del lavoro statunitense non scompone la Federal Reserve che mantiene toni rassicuranti. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve,
nel suo discorso tenuto ieri 7 febbraio, ha confermato l’attesa di un significativo calo delle pressioni inflattive quest’anno, anche se ci vorrà tempo per tornare in area 2%. Parole ben accolte da Wall Street che temeva parole da falco del numero uno della Fed alla luce del boom di nuovi occupati nel primo mese del 2023.

Il costo del denaro è arrivato oltreoceano a livelli che non si vedevano dall’ottobre del 2007. L’intenzione è quella di continuare il ciclo di rialzi: “Continueremo a reagire ai dati – ha spiegato Powell – dunque se continueremo a vedere un mercato del lavoro forte e un’inflazione elevata, potremmo trovarci nella situazione di dover alzare i tassi più di quanto i mercati prezzino”.

Ad oggi i mercati sposano un outlook ottimista per il 2023, con i prezzi degli asset che indicano che l’inflazione inizierà a calare velocemente. E’ importante ricordare che la politica monetaria è fluida, l’incertezza geopolitica è ancora elevata (forse ancora di più dopo l’annullamento della visita a Pechino da parte di Blinken) e la debolezza del mercato residenziale controbilancia la forza di quello del lavoro.

Capital Group ha proposto quattro scenari contrarian, secondo cui il consensus di mercato attuale potrebbe non essere l’esito più probabile.

1 La Fed potrebbe continuare ad alzare i tassi ancora a lungo

Nonostante il mercato sembri ancora convinto che la Fed non porterà i tassi oltre il 5%, se l’obiettivo è quello di non commettere gli stessi errori commessi negli anni sessanta e settanta, quando l’allora presidente della Fed Martin McChesney perse il controllo delle aspettative di inflazione, allora la Banca Centrale Americana dovrà continuare ad alzare i tassi.

La view di consensuns sul Pil statunitense sembra indicare la prospettiva di soft landing per il 2023, tuttavia Robert Lind, economista di Capital Group, ritiene “che l’economia Usa potrebbe scivolare in una moderata recessione, con una contrazione pari circa al 2%”. Dal suo punto di vista la Fed potrebbe interrompere i rialzi dei tassi solo in risposta ad una forte debolezza economica, ma è importante ricordare che interrompere i rialzi prima del previsto non farebbe altro che causare tassi elevati per un periodo ancora più lungo. Questo non significa sia necessario avere una prospettiva interamente negativa, infatti grazie al reshoring della produzione e il riallineamento delle filiere, sembra che gli Stati Uniti stiano entrando in un solido ciclo di spesa in conto capitale.

2 L’Europa avrà ancora a che fare con pressioni inflazionistiche

Nonostante Bloomberg sembri spingere l’idea che l’inflazione dei prezzi al consumo rallenterà, arrivando al 3% entro fine del 2023 e al 2% nel 2024, è difficile immaginare che l’inflazione tornerà nel target così velocemente.

Quindi cosa possiamo aspettarci per l’Europa? Per prima cosa Lind si aspetta una pressione al rialzo sui prezzi dell’energia, perché l’Europa continua a non essere indipendente da un punto di vista energetico. Inoltre ci si può aspettare che “i policymaker tollereranno un’inflazione più elevata mentre l’economia si adatta a un significato declino nei redditi reali”, altrimenti i governi e le banche centrali sarebbe costretti a trascinare le economie in una profonda recessione. Bisogna anche considerare che i lavoratori, così come le aziende sono ora più disposti ad accettare gli incrementi di prezzi e salari: le imprese sono disposte a fare qualche concessione sui salari, ma sono anche intenzionate ad aumentare i prezzi.

3 La ripresa della Cina non sarà così solida

Il Pil del dragone crescerà quest’anno, su questo non ci sono dubbi, tuttavia non così chiaro di quanto. Il Fondo Monetario Internazionale è ottimista: se a ottobre aveva stimato una crescita del 4,4% per questo 2023, dopo solo un mese dall’inizio del nuovo anno ha alzato le previsioni al 5,2%. Lind immagina invece una crescita più contenuta, tra il 3 e il 4%. Senza dubbio l’abbandono della politica zero covid e la ripresa dopo il picco minimo del mercato immobiliare spingerà la Cina verso una ripresa, ma la fiducia dei consumatori rimane molto bassa.

4 Il dollaro perde valore? Non è ancora il momento

È possibile che i rendimenti a 10 anni dei Treasury USA abbiano già raggiunto il picco e in tal caso potrebbe venire a mancare un importante elemento di supporto al dollaro”, spiega Lind, ma non è ancora arrivato quel momento.
Se e quando il dollaro perderà parte del suo valore, le prime a subire questo effetto saranno le valute dei paesi emergenti, ma per vedere risultati servirà almeno un altro anno.


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