Coronavirus: come reagiscono i mercati alle epidemie?

L’epidemia di Wuhan travolge i mercati e sposta la preoccupazione dalle persone ai portafogli. La psicologia del mercato è prevedibile: gli investitori tendono a reagire in modo eccessivo ed impulsivo alle brutte notizie, finendo per non accorgersi delle opportunità che vengono generate dalla perdita di fiducia

L’epidemia di Wuhan travolge i mercati e, parallelamente alle conseguenze su persone e attività, la preoccupazione si sposta ai portafogli. Tra i settori più esposti al rischio di rallentamento, turismo, beni di lusso e titoli energetici occupano il primo posto, seguiti in generale dalla schiera dei mercati emergenti, che dal 17 gennaio (quando la notizia del virus passò su larga scala) hanno registrato una performance negativa nell’ordine del 4% (misurazioni MSCI Emerging Markets al 31 gennaio).
Caduto in concomitanza con le festività del nuovo anno lunare (23 gennaio), il coronavirus ha determinato un deciso rallentamento per un’economia cinese già in fase di debolezza: oltre al blocco delle attività commerciali (dai fast food, alle banche d’affari, alle società dell’automotive), il calo dei voli da e per Pechino ha portato le compagnie aeree internazionali a rivedere le proprie tratte, escludendo il Dragone dalle destinazioni.
“In base al tempo che occorrerà per contenere ed isolare del tutto il coronavirus” ha commentato Stephen Green, economista di Capital Group, “dovremmo aspettarci una correlata riduzione della spesa dei consumatori e dell’attività manifatturiera, almeno fino alla fine di febbraio. Non mi stupirei” ha proseguito l’esperto “se la crescita del Pil cinese del primo trimestre fosse inferiore rispetto alla stima del 6%, e secondo le stime di alcuni operatori di Wall Street, anche al 5%”.

Coronavirus: come uscire da questo impasse?

Lunedì 3 febbraio, alla riapertura dei mercati dopo la prolungata chiusura per festività, le piazze di Shanghai e Shenzhen hanno registrato ribassi superiori al 7% e all’8%. Male anche la reazione dei listini di Hong Kong e Bangkok, giù di 7 punti percentuali a seguito della notizia del contagio da coronavirus.
Secondo gli esperti di Capital Group, la reazione dei mercati ha ricalcato lo schema evidenziato all’indomani dell’epidemia della Sars, che colpì la Cina tra il 2002 e il 2003. All’epoca, gli indicatori chiave si ripresero rapidamente una volta contenuto il virus, come spesso accade nel caso di epidemia, sebbene molti altri fattori influirono sui mercati in quel periodo (compresi gli strascichi degli attacchi dell’11 settembre e l’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003).

Coronavirus e psicologia di mercato

La psicologia del mercato è spesso prevedibile: gli investitori tendono a reagire in maniera eccessiva ed impulsiva alle brutte notizie, finendo spesso per non accorgersi che quel momento è anche il migliore per “cercare opportunità selezionate che possono nascere da una perdita di fiducia”.
“Ipotizzando che l’epidemia venga presto contenuta del tutto, è probabile che la crescita economica globale vivrà una ripresa a V caratterizzata da una crescita più lenta nel primo semestre e da un’accelerazione significativa nella seconda parte dell’anno. L’economia statunitense probabilmente seguirà lo stesso percorso”.

 

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