L’intelligenza artificiale se la cava piuttosto bene nel formulare strategie finanziarie, anche in competizione con i gestori di fondi professionisti. Eppure, una delle applicazioni più intriganti di questa tecnologia nella quotidianità dei risparmiatori consisterà in un potenziamento ancora più forte della personalizzazione. Paradossalmente, la macchina non standardizza, ma adatta la comunicazione del consulente e le sue proposte alle caratteristiche del cliente, che seguono schemi psicologici che possono essere interpretati efficacemente anche dall’AI. Per quanto possa suonare un po’ pionieristico, queste sono frontiere del wealth management già in corso di sperimentazione. We Wealth ha avuto modo di parlarne nel corso di una tavola rotonda del Forum Banca 2024 con Roberto Arosio, capo del wealth management di Banca Aletti, realtà private del gruppo Banco BPM.
Banca Aletti fa parte di un grande gruppo bancario che ha inserito nel suo piano industriale nuovi investimenti aggiuntivi sull’AI per i prossimi anni. Nel wealth management di alto profilo, cosa è stato già sperimentato?
Stiamo utilizzando l’intelligenza artificiale in diversi ambiti. In particolare, per quanto riguarda la gestione degli investimenti, impieghiamo Big Data Analytics, anche attraverso partnership con primari istituti internazionali. Questo ci permette di migliorare il processo decisionale negli investimenti, ottenendo indicatori anticipatori sull’andamento macroeconomico e dei mercati. Abbiamo già implementato modelli predittivi per diverse classi di attività, inclusi i titoli obbligazionari nazionali, e per vari scenari macroeconomici. Oltre all’ambito della gestione, stiamo esplorando come l’AI possa migliorare la conoscenza, la relazione e l’interazione con i clienti.
Con l’AI i consulenti saranno ancora più vicini a conoscere quell’emotività peculiare di ciascun cliente?
L’intelligenza artificiale può potenziare significativamente la consulenza finanziaria, soprattutto attraverso una migliore comprensione del cliente. Sappiamo che il settore degli investimenti, oltre alla razionalità, è fortemente influenzato dalle emozioni, specialmente in relazione alle dinamiche di mercato. Ad esempio, durante il crollo dello yen il 6-7 agosto, abbiamo osservato reazioni diverse tra i clienti: alcuni, che definiamo ‘intraprendenti’, hanno visto un’opportunità di investimento, mentre altri, più cauti, hanno optato per il disinvestimento. L’AI ci permette di classificare i clienti in base a questi comportamenti, ottimizzando la comunicazione con loro. L’intelligenza artificiale ci aiuta a comprendere meglio anche la psicologia del cliente. Grazie ai dati possiamo conoscere, di fronte a un dato scenario, comportamenti differenziati: non solo come si sono mossi i mercati, ma anche come si sono mossi i clienti. Conseguentemente, possiamo prevenire, nelle nostre idee di consulenza, quelle che possono essere le ansie o le paure del cliente.
Vari studi mostrano anche una grande abilità dell’AI nel formulare materialmente strategie di mercato: state pensando di applicare questi strumenti anche per operazioni come ribilanciamenti e asset allocation?
Per quanto riguarda le applicazioni più tecniche nel campo finanziario, al momento stiamo conducendo progetti pilota. Non abbiamo ancora fornito ai nostri consulenti strumenti di interpretazione basati sull’AI, ma stiamo lavorando internamente su questi aspetti, principalmente attraverso l’analisi dei dati dei clienti.
Il consulente finanziario, avendo a disposizione questi strumenti tecnologici e conoscendo meglio il cliente, vedrà cambiare la sua quotidianità lavorativa e, di conseguenza, la sua produttività?
Su questo punto, al momento, parliamo più di aspirazioni. La tecnologia può affrontare problemi operativi, come la necessità di rispondere a domande o gestire il patrimonio in assenza del consulente. Alcuni aspetti rimarranno di competenza umana, ma il consulente può utilizzare la tecnologia in vari modi. Ad esempio, un chatbot può rispondere alle domande dei clienti 24 ore su 24, anche quando il consulente è in vacanza. Stiamo anche lavorando per personalizzare i report finanziari. Attualmente, produciamo report standardizzati, ma con l’AI possiamo generare commenti personalizzati basati sul comportamento del cliente e sulla composizione del suo portafoglio. Questo ci permette di creare uno storytelling su misura per ogni cliente. L’AI generativa può adattare lo stile di comunicazione in base alla personalità, all’esperienza e alle conoscenze finanziarie del cliente. Ad esempio, lo stesso contenuto può essere presentato in modi completamente diversi: un linguaggio tecnico per un family office o un investitore istituzionale, e uno più semplice e intuitivo per un cliente meno esperto. Questo permette di creare report veramente personalizzati per ogni cliente.
Può creare imbarazzi nel mondo bancario dover rendere noto quanta parte dell’interazione con l’istituto viene processata quotidianamente tramite strumenti di intelligenza artificiale?
Per quanto riguarda la comunicazione dell’uso dell’AI ai clienti, non è necessariamente fondamentale enfatizzare l’impiego di questa tecnologia. L’importante è offrire un prodotto o un servizio che soddisfi le esigenze del cliente. Se il servizio è apprezzato, di qualità e fornisce risposte corrette, non è essenziale specificare che è stato realizzato con l’AI. L’obiettivo principale è migliorare l’esperienza del cliente, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata.
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