Weakflation al via e bond pronti a cavalcare il toro

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Le banche centrali presto ultimeranno la fase di inasprimento monetario, che al momento non ha provocato un deragliamento dell’economia. Uno scenario che può far prefigurare l’inizio di un mercato rialzista per il reddito fisso

Si avvicina il giro di boa 2023 e sui mercati in questa prima metà dell’anno è tornato l’ottimismo grazie principalmente ai segnali di rallentamento dell’inflazione abbinati a una buona tenuta dell’economia. La crisi di alcune banche regionali statunitensi ha alimentato la contrazione del credito e i timori recessivi, senza però intaccare lo scenario di fondo che vede le banche centrali avvicinarsi alla fine del ciclo di rialzo dei tassi di interesse.
Per il reddito fisso, dopo un 2022 estremamente doloroso per gli investitori, quello attuale può rappresentare un periodo di passaggio con il mercato che si confronta con gli sviluppi negativi iniziando a guardare il bicchiere mezzo pieno. “L’impatto cumulativo dei tassi più elevati e dei rischi crescenti sono negativi per la crescita, ma una volta che i rendimenti raggiungono livelli elevati e l’economia inizia a rallentare, le obbligazioni possono essere molto attraenti”, rimarca Greg Peters, co-chief investment officer di PGIM Fixed Income.

La fine del ciclo di rialzo tassi è vicina

 L’avvicinarsi della fine del ciclo di inasprimento monetario rappresenta un potenziale punto di svolta per il reddito fisso. Storicamente nella finestra ristretta tra la fine di un ciclo di inasprimento della Federal Reserve e l’inizio di un ciclo di allentamento – mediamente sono nove mesi tra i due sulla base degli ultimi quattro cicli di rialzo dei tassi – si rivelano vantaggiosi per gli investitori obbligazionari.

Considerando i 12 mesi successivi alla fine di un ciclo di rialzo dei tassi da parte della Fed, in media negli ultimi quattro cicli l’obbligazionario si è mosso coralmente al rialzo, con i bond dei paesi emergenti in prima fila (+21,9%), seguiti da bond high yield (+11,6%) e bond aggregate US (+11,5%).

 

Verso la weakflation

Le principali economie sembrano aver digerito senza forti contraccolpi l’inasprimento monetario messo in atto dalle banche centrali. A livello economico si sta così andando verso un rallentamento generale della crescita del PIL nelle principali economie occidentali, evitando lo spauracchio recessivo. Questo comporterà, secondo le previsioni di PGIM Fixed Income, a uno scenario di “weakflation”, ovvero una crescita debole e un’inflazione superiore al 2%, ma in calo. Le probabilità di una recessione non sembrano alte considerando la forza del mercato del lavoro. Anche per l’Eurozona la previsione è di weakflation. Al contrario, la crescita della Cina dovrebbe riaccelerare.

Peters di PGIM Fixed Income ritiene che l’attuale contesto macroeconomico convergerà probabilmente alle condizioni pre-Covid nel lungo termine. “È probabile che fattori secolari, come l’invecchiamento demografico globale, gli elevati livelli di indebitamento e l’aumento della concorrenza geopolitica, ci riconducano a una crescita contenuta, a un’inflazione moderata e a tassi di riferimento delle banche centrali più bassi”, conclude l’esperto che vede le obbligazioni pronte a fornire una solida sponda agli investitori. “Le obbligazioni potranno tornare a fornire un supporto mentre la volatilità del mercato continua e riteniamo quindi che la prossima fase del ciclo sarà un periodo ottimale per gli investitori per identificare opportunità per generare alfa”.

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