Nella consulenza finanziaria e patrimoniale, il modello “one-size-fits-it-all”, dominante fino a qualche anno fa, non funziona più. Al suo posto, tante possibilità quante i clienti, tutte uniche nel loro genere. Il merito? Aver riconosciuto il potenziale della tecnologia e l’impatto che questa può avere in tale ambito. Francesca Sesia, Chief operating officer di BlackRock, ha raccontato come il digitale ha cambiato l’industria della consulenza durante l’evento BlackRock Frequency 22.
Tecnologia e wealth management secondo BlackRock
Rivoluzione digitale anche nel mondo del wealth management, sì: ma come sta avvenendo questa trasformazione? “Sono principalmente quattro le dinamiche che la tecnologia ha coinvolto a livello globale” afferma Sesia. “La prima è la customer experience del cliente che ha accesso agli strumenti online di una istituzione finanziaria, dal sito internet all’applicazione da mobile, fino agli strumenti utili alle procedure di onboarding digitali. Fermo restando che il contenuto deve continuare ad essere convincente, l’esperienza dell’utente, il design e la semplicità delle interfacce utenti sono spesso più importanti della tecnologia sottostante. Seconda dinamica è quella che vede il digitale protagonista di un approccio di investimento focalizzato sugli outcome, in cui è possibile offrire un alto grado di personalizzazione. Terzo ambito, l’agevolazione della professione dell’advisor, che restituisce ad esso più tempo da dedicare ai propri clienti. Ultima ma non per importanza, il supporto dei dati nei momenti decisivi grazie a strumenti di business intelligence, campagne e coinvolgimenti mirati”.
Tecnologia e wealth management, nel concreto
Tali dinamiche non sono tuttavia fini a se stesse. “Nel concreto, sono diverse le modalità con cui la tecnologia assiste il consulente nella sua quotidianità” aggiunge Sesia. “Sicuramente, un supporto notevole è dato dalla definizione di diversi modelli di servizio per differenti segmenti di clientela. Nei confronti della fascia retail, ad esempio, il consulente potrà utilizzare motori di generazione massiva di proposte di investimento da andare poi a personalizzare in un secondo momento. Questo gli permetterà anche di servire più clienti di quanto possibile con un approccio standard. Un discorso diverso va fatto per la clientela affluent, per cui l’advisor può essere dotato di processi preconfigurati all’interno dei quali gli sarà possibile intervenire manualmente, utilizzando ad esempio motori di ottimizzazione (che permettono di elaborare in maniera massiva le analisi necessarie) e andando poi a insistere su passaggi più delicati o a ribilanciare il portafoglio verso focus specifici come la sostenibilità. Per la clientela private, infine, il consulente potrà adottare un approccio totalmente su misura che permetterà anche l’analisi del rischio con strumenti più sofisticati” continua Sesia.
“Un altro ambito di grande interesse per il consulente è poi quello della gestione del rischio, tramite ad esempio l’utilizzo di strumenti di stress test potenti e dinamici nel misurare e stimare il rischio in diverse condizioni di mercato che si affianchino ai tradizionali parametri di rischio/volatilità. Questi tool permettono infatti la simulazione di diversi scenari che potranno essere utilizzati per rispondere a domande specifiche del cliente, per aiutare il consulente nel comunicare le notizie salienti per i loro assistiti e per avere un accesso diretto e quotidiano alla visione della direzione investimenti della propria banca o rete di riferimento” conclude Sesia.
“Infine, un terzo contesto in cui il digitale può rappresentare una vera e propria svolta è la reportistica fornita al cliente, uno strumento fondamentale in quanto a trasparenza. Gli strumenti tecnologici possono infatti fornire all’advisor dei modelli uniformati e omnicomprensivi, che permettono al tempo stesso un alto grado di flessibilità per inserire informazioni dettagliate a seconda del caso specifico”.