Smart working: cosa cambia per gli investitori (e come approfittarne)

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Lo smart working ha cambiato il modo di concepire il mercato del lavoro e le sue nuove dinamiche, con effetti che si trascineranno nel corso del prossimo decennio. Dall’immobiliare commerciale ai trasporti, dall’e-commerce ai servizi per le famiglie, ecco come gli investitori possono posizionarsi per cogliere le opportunità di questo cambiamento

In controtendenza a quanto osservato negli anni della pandemia e quelli immediatamente successivi, dall’inizio del 2023 aziende di diverse industrie, tra cui giganti tecnologici come Google e Tata e istituti finanziari come HSBC, stanno spingendo per il ritorno in ufficio, con un calo del numero di giorni lavorati da remoto. Questo cambiamento è guidato da diversi fattori, tra cui il rallentamento economico, l’inflazione elevata e il desiderio dei datori di lavoro di ravvivare la cultura aziendale e riaffermare il controllo, rappresenta uno dei principali driver degli investimenti per il prossimo decennio. Per gli investitori, riscontrano gli esperti di Janus Henderson Investors, occorre essere pronti a adattarsi a queste nuove dinamiche per capitalizzare sulle opportunità emergenti e affrontare le sfide in evoluzione del panorama economico mondiale.

Lavoratori e Datori, verso un nuovo equilibrio

Secondo i dati della casa di gestione angloamericana, a livello globale si evidenzia una tendenza al ribasso nell’utilizzo dello smart working, “I tassi variano molto a seconda della regione, con la probabilità di lavorare in remoto più bassa in Asia e più alta nei Paesi anglofoni, ma la tendenza al ribasso è visibile quasi ovunque”, osservano gli esperti di Janus Henderson.

Nel recente passato, il contesto pandemico e la “Great Resignation” hanno spinto molte aziende a piegarsi al desiderio dei dipendenti di lavorare in modo ibrido o da remoto, avvantaggiando categorie come i pendolari e le donne. Oggi, tuttavia, si assiste ad uno spostamento dell’equilibrio di potere tra datori di lavoro e dipendenti a favore dei primi, a causa di fattori come l’inflazione, il rallentamento economico e il rischio che molti posti di lavoro nei settori possano andare persi (soprattutto nei settori più colpiti dalla transizione energetica, dall’automazione e dall’adozione di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale).

“Tuttavia, lo smart working rimane un’opzione attraente per molti dipendenti, specialmente quelli altamente qualificati – osservano gli esperti di Janus Henderson – e un ritorno completo ai modelli di lavoro ante 2020 sembra improbabile. Il risultato è che un’intera serie di settori commerciali continuerà a risentire dei centri cittadini relativamente vuoti”.

Smart working: chi vince e chi perde

Una prima vittima di questo nuovo paradigma è proprio il settore degli immobili commerciali, già in sofferenza a causa del costo del denaro più alto. Con lo scadere dei contratti di locazione nelle città molte aziende ne approfitteranno per diminuire gli spazi occupati o riconvertire gli immobili verso l’uso residenziale o quello delle biotecnologie e sebbene in questi settori la domanda sia alta, non tutti gli uffici possono essere facilmente riconvertiti. Anche le società di servizi per uffici (manutenzione, sicurezza, etc.) e i business che offrivano beni e servizi ai lavoratori pendolari (ristorazione e alimentari, palestre) risultano particolarmente colpite dal nuovo scenario. Come si è detto, tuttavia, si assisterà anche ad una diminuzione delle ore lavorate in smart working . Con i lavoratori che passeranno meno tempo a casa settori come l’e-commerce, quello dei beni e servizi per la casa e quello dei device personali per il lavoro subiranno una contrazione, mentre aumenterà la domanda di servizi per l’assistenza e la compagnia a bambini, anziani e animali.

Il modo in cui le nuove dinamiche lavorative influenzeranno l’occupazione rimane oggetto di studio, soprattutto considerate le sfide che il mercato del lavoro si trova oggi ad affrontare. “Per effetto dell’adozione dello smart working – spiegano gli esperti di Janus Henderson Investors – alcune compagnie hanno ridimensionato il proprio organico, preferendo avvalersi di collaboratori a distanza, situati spesso in paesi dove il costo del personale è nettamente inferiore a quello dov’è sita l’azienda”. Inoltre, la rapida diffusione dell’intelligenza artificiale (IA) sta influenzando il modo in cui le aziende gestiscono la loro forza lavoro e i loro investimenti. “Sebbene ci siano preoccupazioni riguardo alla sostituzione di lavoratori con IA, è più probabile che l’IA aumenti la produttività e richieda una maggiore formazione per i dipendenti”.

In conclusione

In questo contesto, gli investitori devono essere proattivi nel valutare le opportunità e i rischi associati a questi cambiamenti demografici e lavorativi, che rappresentano uno dei principali driver d’investimento per il prossimo decennio. “Concentrandosi sulla qualità e sulla sostenibilità, gli investimenti nei settori immobiliari e tecnologici possono offrire rendimenti solidi nel lungo periodo”, concludono gli esperti della casa di gestione angloamericana

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