Retrocessioni: i punti che dividono (e uniscono) Anasf e Nafop

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Luigi Conte, presidente di Anasf e Cesare Armellini, presidente di Nafop, si confrontano sulle retrocessioni in attesa della imminente proposta Ue

“Io dico che la consulenza è una sola e può essere esercitata con modalità differenti”, ha affermato il presidente di Anasf, Luigi Conte

“Siamo contenti che questi temi vengano posti all’ordine del giorno”, ha dichiarato il presidente di Nafop Cesare Armellini, ma “ritengo che per l’Italia il modello attuale possa andare bene”

A inizio maggio, salvo ulteriori rinvii, la Commissione europea presenterà la sua proposta legislativa sulla Retail investment strategy. Fra gli obiettivi della riforma, compare anche l’accesso a una consulenza finanziaria “unbiased” ossia, priva di influenze estranee agli interessi del cliente. L’idea emersa negli ultimi mesi è che il modello di retribuzione della consulenza basato sulle retrocessioni possa essere in parte colpevole di questi conflitti fra ciò che più nell’interesse del risparmiatore. Da qui l’ipotesi di abolizione degli incentivi e l’obbligo di retribuzione a parcella, fatta propria dalla commissaria ai Servizi finanziari Mairead McGuinness.

I principali esponenti della consulenza finanziaria indipendente e abilitata all’offerta fuori sede, ospitati da We Wealth in una diretta del 12 aprile, si dividono su diversi punti. Ma concordano su un fatto: difficilmente il divieto alle retrocessioni diventerà realtà. Nemmeno il presidente di Nafop, Cesare Armellini, ritiene che si tratti di un traguardo desiderabile: “Siamo contenti che questi temi vengano posti all’ordine del giorno”, ha dichiarato, ma “ritengo che per l’Italia il modello attuale possa andare bene, in quanto anche noi [consulenti autonomi] stiamo crescendo bene”.

“Io dico che la consulenza è una sola e può essere esercitata con modalità differenti”, ha affermato il presidente di Anasf, Luigi Conte, “l’importante è servire il cliente nel miglior modo possibile”. Un principio che unisce le due associazioni, anche se sul come le differenze nelle posizioni fra i due presidenti vengono a galla.

Consulenza a parcella e “piccoli” clienti

L’ipotesi che la consulenza finanziaria retribuita solo a parcella, direttamente dal cliente al professionista, possa essere il modello unico ammesso in Europa ha sollevato il problema di un possibile abbandono del consulente da parte dei clienti più “piccoli”. Quelli meno propensi a pagare un professionista per ricevere consigli finanziari. La consulenza a parcella funziona anche per clienti di questo tipo?

“Il primo servizio che ho voluto erogare”, ha ricordato Armellini parlando delle prime esperienze nel modello di consulenza fee only, “si riferiva alla clientela con piccoli patrimoni da 20mila-50mila euro… una consulenza per la parte finanziaria retribuita su base oraria, è un servizio adatto ai piccoli clienti che hanno bisogno di confronti una tantum che si possono ripetere” nel momento del bisogno.

Conte, al contrario ha rivendicato il valore di un presidio continuativo nella gestione del patrimonio.

“Alla commissaria McGuinness ho sottolineato come la consulenza finanziaria non vada trattata come un’attività spot, che si limita a un consiglio e a un saluto, ma è un processo qualitativo complesso su cui si costruisce la fiducia e la prospettiva… noi non siamo solo medici che prescrivono la terapia, ma presidiamo la sua applicazione”. E ancora: “La cultura finanziaria degli investitori seguiti da un consulente è mediamente più elevata da chi investe in modo autonomo o da chi è seguito in maniera occasionale da un sedicente professionista, che magari tale non è”.

Retrocessioni e qualità dei prodotti offerti

Il tema della qualità dei prodotti, come affermato a We Wealth anche dalle associazioni europee di investitori e consumatori, è un altro tema caldo collegato alle retrocessioni. Abolirle costringerebbe i consulenti a optare per portafogli meno costosi e più efficienti, a forte prevalenza di Etf?

Secondo Armellini sarebbe proprio così, “come avvenuto nei Paesi in cui la consulenza finanziaria è un po’ più evoluta, anche per via delle molteplici ricerche che mostrano come i fondi comuni e Sicav nel medio lungo periodo fatichino a battere il mercato di riferimento”. In Italia molti portafogli che hanno ancora fondi “caratterizzati da un’inefficienza elevata”, ha aggiunto il presidente di Nafop, ricordando come la consulenza indipendente faccia “utilizzo di tutti gli strumenti”, compresi quelli come gli Etf che, per i loro bassi costi di gestione, non offrono retrocessioni al consulente e alle reti che li propongono.

La posizione di Conte sul tema non appare così categorica in termini di superiorità di una famiglia di fondo sull’altra, ossia una superiorità degli Etf in assoluto. “Ogni strumento ha una sua funzione nel portafoglio”, ha dichiarato, “un portafoglio efficace ha una diversificazione di tipologia di fondi molto ampia. Inoltre”, ha aggiunto il presidente di Anasf, “l’architettura aperta e gli strumenti tecnologici permettono di vedere con più facilità se determinati fondi sono compatibili con le esigenze del cliente”.

Che gli Etf abbiano costi più bassi dei fondi comuni è un dato di fatto, ma secondo Conte, “il problema” della consulenza finanziaria “non è solo di costi, ma di costo rapportato al valore: a fronte di quello che pago ho io un valore dal professionista che si interpone rispetto al mercato?”

“Se la risposta è ‘sì’”, ha dichiarato Conte, “non avrò difficoltà a pagare qualsiasi costo”.

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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