Nuovo contesto dei tassi, investitori chiamati ad adeguare le loro scelte

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Gli investitori dovranno abituarsi a un nuovo contesto globale, con tassi di interesse fino a cinque volte più alti di quelli degli ultimi anni. Come selezionare le asset class in cui investire in questa nuova realtà?

Quante volte negli ultimi mesi abbiamo sentito dire che ci dobbiamo abituare ad un nuovo equilibrio? Che dovremo imparare a convivere con tassi alti e più a lungo? La realtà è che se si guarda ai dati storici ad essere inusuale è stato il periodo tra il 2008 e il 2019 dove i tassi sono stati molto bassi. Infatti, negli oltre 300 anni documentati dalla Bank of England, non c’è mai stato un altro periodo in cui i tassi di interesse sono rimasti bassi così a lungo.

L’impennata dell’inflazione negli ultimi due anni non è dipesa solo dagli effetti post pandemia globale. La crescita della produttività, nuovi costi per la transizione climatica ed elevati livelli di debito giocano una parte fondamentale, mentre l’invecchiamento della popolazione in età lavorativa sta rimodellando le dinamiche di domanda e offerta.
Insomma, secondo l’analisi “Tidal Forces: Dissecting the interest rate equation” di Shamik Dhar, Chief Economist di BNY Mellon Investment Management, “probabilmente i tassi si stabilizzeranno tra il 4,5% e il 5,5%, un range che ricorda gli anni ’80 e ‘90”.

Dal momento che il tasso di interesse di medio/lungo termine è il fattore chiave sulla base del quale vengono prezzati tutti gli altri asset, è cruciale per gli investitori, ma anche per i governi, essere in grado di prevederlo.

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Che effetto avrà sui prossimi anni un’inflazione più persistente?

Secondo l’esperto di BNY Mellon IM, gli shock inflazionistici permanenti potrebbero diventare più frequenti in futuro, soprattutto se la deglobalizzazione e le interruzioni delle filiere globali renderanno più comuni gli shock negativi dell’offerta. Proprio per questo, nei prossimi anni potrebbe essere necessario rivedere al rialzo gli obiettivi di inflazione. Il target del 2% potrebbe aver ormai fatto il suo tempo, considerando che già nel periodo subito successivo alla crisi finanziaria molti economisti avevano sostenuto fosse un limite troppo basso.

Ma non è solo la situazione dell’inflazione che tiene sull’attenti gli investitori: l’economia globale si sta trasformando, trascinata da vari cambiamenti tecnologici, demografici, politici e climatici. Alcuni eventi eccezionali degli ultimi anni, dalla pandemia ai vari conflitti geopolitici, hanno lasciato un’impronta profonda sull’economia globale. In una situazione già volatile, la probabilità che risultati estremi si verifichino si alza, causando quella che gli economisti chiamano ‘fat tail’, ovvero code spesse.

A condizionare con forza il mercato sono anche le transizioni verso nuove tecnologie e fonti di energia sostenibili, tutti fattori che potrebbero comportare una pressione al rialzo sui tassi reali nei prossimi 20/30 anni. Sostituire il capitale ‘inquinante’ con quello verde, infatti, non sarà un passaggio immediato, la transizione avrà bisogno di tempo.

Che asset scegliere in un simile contesto?

Trovarsi di fronte a tassi elevati per un periodo prolungato può preoccupare gli investitori, eppure Dhar sostiene che “la relazione tra reddito fisso e tassi elevati può tradursi in prospettive interessanti per l’obbligazionario dopo anni di rendimenti bassi”. Ma non solo, i gestori di Insight Investment, società di BNY Mellon IM, hanno sottolineato che già nel 2023 l’aumento dei rendimenti ha prodotto risultati interessanti con i rendimento più alti dal 2007 a oggi per i Treasury Usa a 30 anni e in generale per le obbligazioni corporate investment grade.

“Con i tassi e i rendimenti ai livelli attuali, sarà possibile per gli investitori ottenere un buon reddito negli anni a venire, pari al range inferiore dei ritorni azionari di lungo termine”, concludono gli esperti.

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