Lagarde, se necessario i rialzi dei tassi non saranno graduali

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Dal forum di Sintra, Christine Lagarde ha descritto i rischi di un’inflazione persistente, non più alimentata solo dai costi delle importazioni

“Se vedessimo un’inflazione più elevata, che minaccia di disancorare le aspettative” sull’andamento dei prezzi, “oppure segnali di una perdita permanente del potenziale economico che limiti la disponibilità delle risorse”, allora “avremo bisogno di ridurre l’accomodamento più prontamente per sradicare il rischio di una spirale che si auto-alimenta”.

Lagarde ha giustificato l’istituzione dello scudo anti-spread definendolo come un elemento in grado di assicurare “una trasmissione ordinata” della politica monetaria in tutta l’Eurozona. Se si osservassero differenze molto ampie fra i rendimenti dei titoli pubblici, “al di sopra di quello che sarebbe giustificato dai fondamentali economici”, allora, “la nostra capacità di consegnare una singola politica monetaria sarebbe compromessa”.

Il verde che circonda Sintra, la località collinare nei pressi di Lisbona che ospita l’ECB Forum di questo fine giugno, sembra rassicurare lo spirito. Ma non hanno fatto altrettanto le parole della presidente della Bce, Christine Lagarde, che hanno aperto i lavori di questa tre giorni indicando il difficile compito che attende la banca centrale: rimettere sulla giusta rotta l’inflazione che rischia di non andare via, in un contesto che potrebbe, per di più, provocare un nuovo allargamento degli spread fra i rendimenti fra 19 membri dell’Eurozona. 

Rialzi graduali? Non necessariamente

“Ovviamente ci sono situazioni che renderebbero un approccio graduale” sui rialzi dei tassi “inappropriato”, ha affermato Lagarde in un passaggio del suo discorso d’apertura al forum il 28 giugno. “Se per esempio vedessimo un’inflazione più elevata, che minaccia di disancorare le aspettative” sull’andamento dei prezzi, “oppure segnali di una perdita permanente del potenziale economico che limiti la disponibilità delle risorse”, allora “avremo bisogno di ridurre l’accomodamento più prontamente per sradicare il rischio di una spirale che si auto-alimenta”

Il riferimento di Lagarde è rivolto al secondo rialzo dei tassi che la Bce ha già anticipato per settembre, la cui entità non è stata ancora definita; al contrario del provvedimento da 25 punti base che il board ha già preannunciato per la riunione di luglio. La presidente della Bce ha confermato che sarà l’andamento dei dati a determinare l’ampiezza del secondo rialzo, che potrebbe superare i 25 punti base, se l’andamento macroeconomico lo richiederà. “Data l’incertezza” sullo scenario circostante, riassunto ancora una volta da Lagarde citando l’impatto della guerra in Ucraina, “il ritmo dei rialzi dei tassi non può essere definito ex ante”, ossia in anticipo rispetto allo svolgimento dei dati. 

L’inflazione non deriva solo dalle importazioni

Sull’andamento dell’Inflazione la presidente della Bce ha sottolineato come una parte dei rincari sia ormai dettata dall’andamento interno dell’economia e non più soltanto dai beni importati dall’estero. “Il prezzo di quasi quattro quinti dei prodotti nel paniere dei consumi ha avuto un tasso di crescita annuo superiore al 2% ad aprile”, ha dichiarato Lagarde, “e questo non è solo il riflesso degli elevati costi delle importazioni: il nuovo indicatore della Bce sull’inflazione interna (Domestic inflation), che rimuove i prodotti con elevato contenuto importato, si trova attualmente al di sopra del 3%”.

Questo elemento è importante per determinare in quale misura “gli aumenti dei prezzi saranno persistenti”. A preoccupare la Bce è il fatto che ad alimentare l’inflazione sia ora il prezzo dei servizi, che è considerata una componente più “viscosa”: quando il costo dei servizi aumenta, infatti, difficilmente torna indietro – al contrario di quanto avviene con le ben più volatili materie prime. 

Inoltre, “la disoccupazione nell’Eurozona è a un minimo record e le carenze di forza lavoro sono estese a molti settori”. Questo ha spinto Lagarde ad avvertire sulla possibilità che si inneschi una crescita salariale in grado alimentare gli aumenti dei prezzi, per quanto, ha aggiunto, questo rischio sia oggi inferiore nell’Eurozona rispetto a quanto osservato in altri Paesi.

Lo scudo anti-spread: Lagarde sul rischio frammentazione

La presidente della Bce ha ricordato, in numerosi passaggi del suo intervento, come l’assetto politico dell’Eurozona costituisca un elemento di ulteriore complessità per la normalizzazione della politica monetaria. 

Lagarde ha ribadito che i reinvestimenti dei titoli acquistati nell’ambito del Pepp saranno condotti in modo flessibile, in modo da acquistare una maggiore quota di titoli emessi dai Paesi che rischierebbero di veder crescere i propri tassi d’interesse sul debito pubblico. Non sono stati aggiunti nuovi dettagli sul nuovo strumento anti-spread che consentirà, nelle intenzioni della Bce, di coniugare la stretta monetaria a un ordinato aumento dei rendimenti dei titoli di stato fra i vari Paesi dell’Eurozona. In assenza di uno strumento di compensazione, lo ricordiamo, il rischio è che i titoli degli Stati più indebitati siano bersagliati da una nuova speculazione, che, fra le altre cose, renderebbe più costoso il finanziamento della spesa pubblica. 

Lagarde ha giustificato l’istituzione dello scudo anti-spread definendolo come un elemento in grado di assicurare “una trasmissione ordinata” della politica monetaria in tutta l’Eurozona. “I rendimenti dei titoli pubblici dei 19 (presto 20) membri dell’Eurozona, forniscono il punto di riferimento per il pricing di tutti gli altri asset del settore privato”, ha spiegato Lagarde. Per questa ragione, se si osservassero differenze molto ampie fra i rendimenti dei titoli pubblici, “al di sopra di quello che sarebbe giustificato dai fondamentali economici”, allora, “la nostra capacità di consegnare una singola politica monetaria sarebbe compromessa”. Si verificherebbe, in quel caso, “una risposta asimmetrica delle condizioni di finanziamento a prescindere dal rischio di credito dei singoli debitori”, ha dichiarato Lagarde. “Preservare la trasmissione della politica monetaria in tutta l’area dell’euro consentirà di aumentare i tassi nella misura necessaria”, ha dichiarato la presidente della Bce, “in questo senso, non c’è compromesso tra il lancio di questo nuovo strumento e l’adozione della necessaria posizione politica per stabilizzare l’inflazione al nostro obiettivo. In effetti, uno abilita l’altro”.  

Questa sezione del discorso di Lagarde sembra indirizzata ai ‘falchi’ che potrebbero remare contro un cuscinetto a favore di Italia, Grecia o Portogallo: secondo la linea di pensiero più conservatrice, mettere in piedi lo scudo anti-spread potrebbe esulare dal mandato della Bce sulla stabilità dei prezzi. La stessa Lagarde, all’inizio del suo mandato, indispettì i mercati affermando: “Non siamo qui per chiudere gli spread”. Era il marzo 2020, ma più che due anni, sembrano passati due secoli. 

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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