La Bce schiaccia l’acceleratore: rialzo da 75 punti base

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La stretta sui tassi era nell’aria, dopo una nuova serie di dati macroeconomici che hanno indicato un surriscaldamento di prezzi e mercato del lavoro

La Bce ha deciso di rispondere con un deciso rialzo dei tassi dopo la crescita dell’inflazione ad agosto e un mercato del lavoro sempre più favorevole alla corsa dei salari

“L’inflazione seguita a essere di gran lunga troppo elevata ed è probabile che si mantenga su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo”, ha ammesso la Bce

La Banca centrale europea ha deciso un rialzo dei tassi d’interesse da 75 punti base. Questo provvedimento era considerato il più probabile dagli operatori di mercato, gradualmente allontanatisi dalla prospettiva di un rialzo dei tassi limitato a mezzo punto percentuale. La Bce ha anticipato che i rialzi continueranno nei prossimi meeting “potranno essere altri due, tre o quattro”, ha dichiatato la presidente Christine Lagarde, mettendo in chiaro che “siamo ancora lontani dai tassi che speriamo possano riportare l’inflazione sui target”. 

La decisione restrittiva non ha impedito all’euro di perdere nuovamente terreno sul dollaro con un calo superiore a mezzo punto: “Neppure le affermazioni della Lagarde sulle possibili implicazioni rialziste sulle pressioni inflazionistiche di una moneta unica debole e il rialzo monstre dei tassi sono riuscite ad avere un effetto rigenerante sull’euro”, ha commentato il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich.

Se i falchi hanno vinto la battaglia con un rialzo di così grande entità, le cause vanno ricercate nei dati. 

I segnali macroeconomici lanciati dall’Eurozona negli ultimi giorni avevano incrementato le possibilità di un intervento più drastico sui tassi da parte del board. Ad agosto l’inflazione Hicp era passata dall’8,9% al 9,1% nell’Area euro, mentre il tasso di disoccupazione, rilevato a luglio, si è contratto ulteriormente a un minimo storico del 6,6% – una condizione di forza che incoraggia i lavoratori in cerca di occupazione a chiedere retribuzioni più elevate e ad alimentare ulteriormente la corsa dei prezzi. 

“In base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo si attende di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nelle prossime riunioni per frenare la domanda e mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento dell’inflazione attesa”, ha precisato il comunicato della Bce, “l’inflazione seguita a essere di gran lunga troppo elevata ed è probabile che si mantenga su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo“.

Con l’uscita dai tassi negativi sui depositi finisce in soffitta anche il “tiering”, il sistema a due livelli per la remunerazione delle riserve in eccesso. Dal 14 settembre i tassi saranno portati al 1,25%, all’1,50% e allo 0,75%, con effetto dal 14 settembre 2022.

Le prospettive su inflazione e crescita

“In prospettiva, gli esperti della Bce hanno rivisto significativamente al rialzo le proiezioni sull’inflazione, che quindi si porterebbe in media all’8,1% nel 2022, al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024”. L’inflazione di fondo, che esclude alimenti ed energia, è vista al 3,9% nel 2022.

Se la domanda o i prezzi energetici dovessero raffreddarsi, l’inflazione potrebbe scendere prima del previsto, ha precisato la presidente della Bce, Christine Lagarde, nel corso della conferenza stampa.  

A questo punto i maggiori interrogativi degli investitori si concentreranno sull’impatto del rialzo dei tassi sull’andamento della crescita economica. Su questo punto gli aspetti monetari si sommano con le decisioni strategiche dell’Ue sul tema del gas, con un eventuale tetto sui prezzi che potrebbe innescare un ulteriore chiusura delle forniture da parte di Mosca (che ha già sospeso i flussi dal Nord Stream 1, ma che prosegue quelli del Turkstream e del gasdotto ucraino).
Da parte sua la Bce ha rivisto al ribasso le stime di crescita per la parte restante di quest’anno e per tutto il 2023, al 3,1% nel 2022, allo 0,9% nel 2023 e all’1,9% nel 2024.


 

La conferenza stampa di Christine Lagarde

“Il board ha deciso in modo unanime sul rialzo da 75 punti base, siamo dipendenti dai dati nelle nostre decisioni”, ha dichiarato Lagarde, citando “l’inflazione al 9,1% di agosto… e alla sua composizione… in particolare per la parte relativa al settore dei servizi” che è meno colpito dal prezzo delle importazioni.

Lo scenario avverso sulle previsioni di crescita, che tiene conto di alcuni rischi che si sono già materializzati, ma che prevede anche il totale stop delle forniture di gas russo, prevede una recessione nel 2023, con una crescita negativa (-0,9%) per il 2023, ha precisato Lagarde a una cronista che domandava dello scenario di recessione messo in conto da numerosi economisti. 

Interrogata su quali dati dovrebbero arrivare per incoraggiare la Bce a prendersi una pausa dai rialzi dei tassi, Lagarde ha eluso una risposta ribadendo che le decisioni saranno assunte incontro dopo incontro, sulla base dei dati osservati. 

Le reazioni degli analisti

“Questa accelerazione riflette l’urgenza di combattere un’inflazione che presto sarà a due cifre, l’avvio tardivo della ce rispetto a quasi tutte le altre banche centrali, così come la necessità di creare un “cuscinetto” per futuri tagli dei tassi mentre l’economia rimane fuori dalla recessione”, ha commentato Ben Laidler, global markets strategist di eToro, “la Bce è bloccata tra l’incudine e il martello, con un’inflazione elevata trainata dall’energia e una probabile recessione entro la fine dell’anno. La banca ha riflesso questa situazione nelle sue previsioni economiche significativamente riviste, aumentando l’inflazione del 2023 al 5,5% e riducendo la crescita del Pil allo 0,9%”.

Secondo il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich, la vera sorpresa non sta tanto nel rialzo da 75 punti base, ma nel fatto che il board l’abbia approvato con voto unanime: “A nostro avviso è possibile che nelle discussioni tra i membri del Governing Council ci sia stato un compromesso. I membri più dovish del Consiglio (Lane e Panetta) che avevano anticipato nelle scorse settimane i loro dubbi su rialzi monstre dei tassi possono aver trovato un accordo coi membri più falchi del Nord Europa per posticipare l’avvio del processo di quantitative tightening degli acquisti fatti durante il programma APP [il Quantitative easing, Ndr.]”.

  

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