Il biotech è guarito? Tre fattori fanno pensare di sì

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Dopo tre anni di sottoperformance, il settore biotecnologico si prepara ad offrire agli investitori interessanti opportunità, sostenuto da tassi d’interesse più bassi, dalla ricerca e dall’attività di M&A

Nel 2023 il comparto biotech ha deluso per il terzo anno consecutivo le aspettative del mercato ma, come spesso accade quando ci si ammala, si sta peggio proprio poco prima di guarire. E secondo Andy Acker e Dan Lyons, fund manager di Janus Henderson Investors, i segnali che il comparto farmaceutico sia in procinto di offrire agli investitori sono diversi, a patto di saperli individuare e selezionare. Vediamoli insieme.

La terapia del biotech

Alla fine dello scorso anno gli indici di riferimento del settore farmaceutico, Nasdaq Biotechnology e S&P Biotechnology Select Industry, hanno rispettivamente registrato un rendimento del -2% e del -14%, a fronte del +10% segnato dallo S&P 500. “Una performance in netto contrasto con quella del 2020 – osserva Acker – quando i bassi tassi d’interesse e l’entusiasmo per i vaccini COVID-19 hanno contribuito a spingere i titoli biotecnologici verso nuove vette”. La buona notizia, tuttavia, è che il biotech ha dimostrato storicamente di poter registrare forti rimbalzi dopo periodi di performance negativa e secondo l’esperto della casa di gestione angloamericana, ci sono almeno tre importanti fattori che potrebbero favorire questa prospettiva di ripresa.

1. Allentamento monetario

Il primo elemento positivo è il cambiamento della politica monetaria della banca centrale statunitense. “I periodi di stabilizzazione o di calo dei tassi coincidono in genere con rendimenti positivi per il biotech”, spiega Acker. “Abbiamo visto che questa relazione ha iniziato a manifestarsi nel quarto trimestre del 2023, con l’indice S&P Biotech Select che ha registrato un forte balzo sulla notizia che la Fed potrebbe tagliare i tassi nel 2024.

2. Progresso tecnologico e innovazione

Un secondo fattore che avvantaggia il comparto farmaceutico è dato dall’attività di ricerca e sviluppo. “L’innovazione del settore sta accelerando – spiega Lyons – e nel 2023, la Food and Drug Administration ha approvato 73 nuove terapie, un numero record. Molti di questi farmaci si rivolgono a grandi categorie di malattie, come l’obesità, le malattie autoimmuni, il cancro e l’Alzheimer, che rappresentano importanti cicli di nuovi prodotti e potrebbero guidare la crescita dei ricavi nel prossimo decennio”. Ma non solo: l’immissione sul mercato di nuovi farmaci, infatti, potrebbe contribuire ad equilibrare la contrazione degli utili derivanti dal calo delle vendite dei farmaci anti Covid-19, attraendo così l’interesse degli investitori.

3. Ripresa dell’attività di M&A

Il terzo fattore che secondo gli esperti di Janus Henderson lascia intendere una ripresa del comparto farmaceutico è la ripresa dell’attività di fusione e acquisizione (merger & acquisition) nel 2023. “L’anno scorso sono stati annunciati 22 deal per un valore di 1 miliardo di dollari o più, il doppio rispetto al 2022” spiega Lyons. “Quasi la metà di queste operazioni M&A si è verificata negli ultimi tre mesi dell’anno, stimolata in parte dalla decisione della Federal Trade Commission degli Stati Uniti di permettere ad Amgen di completare la sua acquisizione da 28 miliardi di dollari di Horizon Therapeutics, eliminando un ostacolo normativo”.

Attenzione alle ricadute

Tuttavia, nonostante queste prospettive positive, ci sono ancora sfide da affrontare nel settore biotech. Il calo dei ricavi da farmaci blockbuster che perderanno la protezione del brevetto entro la fine del decennio potrebbe mettere a dura prova molte aziende. Inoltre, i mercati dei capitali rimangono selettivi e molte aziende potrebbero trovarsi di fronte a carenze di liquidità nei prossimi 12-18 mesi.

“Sebbene nel settore biotech vi siano diversi motivi per essere ottimisti – concludono gli esperti di Janus Henderson – gli investitori devono rimanere selettivi e concentrarsi sull’identificazione delle opportunità migliori. Con valutazioni basse, tassi d’interesse in calo e un’attività M&A che potrebbe continuare a essere intensa, ci sono potenziali vantaggi per coloro che sono disposti a fare stock-picking e investire nelle opportunità giuste”.

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