Inflazione Uk, un enigma ancora da decifrare

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Se nella maggior parte delle economie sviluppate ed emergenti il livello dei prezzi continua scendere, nel Regno Unito l’inflazione continua a restare elevata, in particolare quella core. Con Jenna Barnard, Co-Head of Global Bonds di Janus Henderson Investors, cerchiamo di capire perché e come affrontarla

L’inflazione non dà tregua al Regno Unito. Oltremanica i tassi di interesse, alzati dalla Bank of England lo scorso 3 agosto, hanno toccato quota 5,25% raggiungendo livelli che non si registravano da 15 anni. Ma a impensierire gli operatori dei mercati non è tanto l’incremento dei tassi di per sé (il quattordicesimo consecutivo), quanto piuttosto il carattere ostinato dell’inflazione, in particolare della sua componente core

Dinnanzi al trend disinflattivo registrato negli Usa e nell’Eurozona, il vero enigma è perché l’inflazione di base continua a rimanere elevata nel Regno Unito. Con Jenna Barnard, Co-Head of Global Bonds di Janus Henderson Investors, analizziamo le possibili cause e le prospettive per gli investitori. 

Il quadro atipico dell’inflazione britannica

Com’è noto, a seguito degli eventi economici e geopolitici verificatisi negli ultimi anni, la maggior parte dei mercati sviluppati ed emergenti ha sperimentato un aumento temporaneo dell’inflazione. Tuttavia, nel Regno Unito l’inflazione si è dimostrata molto più ostinata, provocando una profonda crisi di fiducia rispetto all’efficacia della sua politica monetaria

In particolare, gli operatori di mercato sono preoccupati dalla dinamica fatta registrare dalla componente core dell’inflazione, che esclude le componenti più volatili quali cibo ed energia. Di regola, infatti, quest’ultima tende a muoversi più lentamente rispetto a quella generale. “Sorprendentemente – osserva Barnard – nel Regno Unito sia i prezzi dei servizi che quelli dei beni di base hanno ricominciato ad accelerare, alimentando così a loro volta la crescita dell’inflazione core, la quale potrebbe essere dovuta sia a fattori che incidono nel breve-medio termine sia a un problema di incremento persistente dei prezzi molto più complesso. 

Possibili spiegazioni: errori di misurazione…

Una prima possibile spiegazione di tale situazione potrebbe dipendere da ritardi di misurazione e anomali modelli di prezzi. “Se guardiamo agli indici dei prezzi alla produzione – spiega l’esperta – questi stanno scendendo rapidamente e probabilmente si rifletteranno sui prezzi al consumo (I dati mensili sull’inflazione core sono soggetti a forti oscillazioni in entrambe le direzioni e ci vorrà del tempo per valutare la vera tendenza)”.

…anticipazione eccessiva…

Una seconda ipotesi suggerisce che le aziende potrebbero aver anticipato l’aumento dei prezzi nella prima metà dell’anno, nel timore che l’inflazione potesse continuare a crescere. Tra le aziende del Regno Unito occorre infatti distinguere tra quelle state-dependant e time-dependant: le prime, che contano per il 60% del totale, sono quelle che stabiliscono i prezzi in risposta agli eventi mentre le seconde li rimodulano a intervalli regolari e scadenzati. “L’indagine del Decision Maker Panel (DMP) della Banca d’Inghilterra – commenta Barnard – ha rilevato che le prime hanno aumentato i prezzi in misura maggiore rispetto alle seconde, nell’aspettativa che l’inflazione sarebbe stata più contenuta nel corso dell’anno. È incoraggiante notare che, alla domanda sugli aumenti dei prezzi per il prossimo anno, le aziende state-dependant hanno previsto un’inflazione più bassa rispetto a quelle time-dependant”. 

…o peggio, un problema di carattere persistente

Una terza ipotesi è quella che il persistere dell’inflazione sia dovuto al maggiore attrito commerciale generato dalla Brexit sommato a un mercato del lavoro particolarmente rigido. Questa situazione di incertezza ha generato una crisi di fiducia rispetto alle prospettive dei tassi di interesse nel Regno Unito, creatasi per via del timore che l’incremento di questi ultimi possa non sortire l’effetto voluto sull’economia d’Oltremanica. “Questa tesi – osserva Barnard – ignora i ritardi inerenti alla politica monetaria, ma rivela la crisi di fiducia che circonda attualmente la politica monetaria del Regno Unito, e che allo scorso ottobre riguardava ovviamente la politica fiscale”.

In conclusione

In definitiva, l’inflazione nel Regno Unito rimane un enigma complesso e difficile da decifrare. Per gli investitori potrebbe essere quindi preferibile volgere lo sguardo ad altri mercati obbligazionari più prevedibili e stabili, soprattutto a quelli di economie che stanno mostrando i segnali di un progressivo ritorno alla normalità, come Cina e Stati Uniti.

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