G20: India protagonista e Cina assente (senza giustificazione)

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In un mondo sempre più diviso in blocchi, le tensioni geopolitiche non sono più ignorabili e grandi eventi, come il G20, testimoniano l’intensificarsi della competizione tra grandi potenze e il crescente ruolo dell’India

Il 2022 ha rotto molti schemi, tra i principali il convincimento che il territorio europeo non avrebbe più affrontato una guerra al suo interno. Ma a deteriorare gli equilibri geopolitici non è stata solo la guerra tra Russia e Ucraina. Il sempre più forte peggioramento del rapporto tra Cina e Stati Uniti e la forza con cui l’India si sta imponendo come nuova superpotenza hanno giocato la loro parte.

Tra economie che cercano di prevalere le une sulle altre e blocchi ideologici, il mondo risulta sempre più diviso tra aree pronte a competere tra di loro. È proprio in situazioni simili che il G20 diventa ancora più fondamentale, per definire un orizzonte e degli obiettivi comuni da perseguire. Eppure il 2023 G20 Summit a New Delhi non è riuscito in questo importante obiettivo, confermando le basse aspettative della vigilia.

Il grande assente

Il G20 summit si è tenuto sullo sfondo di un deterioramento delle relazioni, non solo tra Stati Uniti e Cina, ma anche quelle tra Cina e India, con quest’ultimo che è stato il paese ospitante. In aggiunta, il vertice ha visto l’assenza del presidente cinese Xi JinPing, che non era mai mancato a questo genere di eventi da quando è stato eletto nel 2013. Un fattore che ha sottolineato ancora di più l’assenza cinese è data dal fatto che non è stata giustificata in alcun modo, lasciando spazio a diverse speculazioni. Mentre alcuni ritengono che questa assenza non nasconda un’intenzione politica, dal momento che la Cina si trova ad affrontare importanti problemi interni a causa di una economia ben sotto le aspettative. Altri invece ritengono che questo sia un chiaro posizionamento politico nei confronti dell’India, dove l’assenza rappresenta una sottostima dell’ambizione della Tigre di diventare il leader de facto dell’agenda del sud del mondo, cercando quindi di rubare lo scettro al Dragone.

La certezza è che la Cina preferisce partecipare a eventi dove la sua presenza è vista come fondamentale e dov’è in grado di giocare un ruolo prioritario, come nel BRICS+ (dove partecipano Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, al quale sono stati invitati anche Arabia Saudita, Egitto, Etiopia, Argentina e Emirati Arabi Uniti), invece che al G20 dove, solitamente, viene vista come l’antagonista alla cooperazione globale.

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Tra linguaggio e politica

Come sottolineato dagli esperti di PGIM Fixed Income, un protagonista indiscusso della politica è sempre stato il linguaggio e, anche recentemente, è stato chiaro come cambiando solo una parola diventa lampante il proprio posizionamento. Nel G20 del 2022 in Indonesia, facendo riferimento al conflitto tra Russia e Ucraina, si era parlato di guerra in Ucraina, denunciando quindi l’aggressione russa nei confronti dell’ex paese sovietico. La politica, tuttavia, è un gioco di equilibri molto precari, e all’interno del G20 la Russia ha il potere di veto, quindi gli alleati dell’Ucraina si sono trovanti davanti a un dilemma: utilizzare un linguaggio più neutro sulla guerra e ‘salvare’ il comunicato finale del vertice o mantenere un linguaggio aggressivo, ma correre il rischio di un veto da parte della Russia che avrebbe anche portato al fallimento di un evento chiave per l’India.

Tra un’opzione che ha più a che fare con l’etica e una, invece, ben più pragmatica, non è difficile intuire dove la decisione sia caduta. La realtà è che muoversi contro la Russia rappresenta, politicamente, ancora un rischio troppo alto: non avrebbe infatti portato solo al rischio del fallimento del G20 di quest’anno, ma avrebbe validato anche una strategia aggressiva da parte della Russia e della Cina che avrebbero combattuto per sminuire mediaticamente il Summit.

Le mosse di USA e India

Provando a tirare le somme del G20 appena conclusosi, gli esperti di PGIM Fixed Income delineano quattro punti chiave:

  1. L’India, profondamente consapevole del suo peso come attore strategico, continua a consolidare il suo status di mediatore di potere regionale e globale e ha dimostrato di essere in grado di sfidare la presunta leadership della Cina nel sud del mondo;
  2. Gli Stati Uniti stanno lentamente, ma inesorabilmente, portando gli “swing states” geopolitici nella loro orbita strategica. La spinta strategica di Washington per contrastare la Cina per l’influenza nel sud del mondo è stata evidente nell’incontro del presidente Biden con i leader di India, Brasile e Sud Africa – paesi BRICS – a margine del vertice, l’annuncio dell’accordo infrastrutturale mediato dagli Stati Uniti che collega il Medio Oriente con l’India e la successiva visita di Biden in Vietnam, un paese in prima linea di fronte alle ambizioni regionali della Cina;
  3. L’assenza di Xi ha facilitato gli impegni degli Stati Uniti con gli Stati membri del G20, creando lo spazio diplomatico tanto necessario dalle distrazioni che la presenza di Xi avrebbe creato al vertice;
  4. Il G20 rimane profondamente frammentato e continuerà ad incontrare difficoltà nel raggiungere un consenso, dato l’approccio ostruzionista di Cina e Russia durante le deliberazioni del G20.

“Un G20 frammentato suggerirebbe che alleanze più piccole, volute per specifiche questioni (ad esempio, G7, AUKUS, QUAD, ecc.) saranno più efficaci nell’intraprendere azioni decisive negli anni a venire”, spiegano da PGIM.
Senza dubbio, guardare oltre alle profonde fratture e alle continue difficoltà è molto complicato, solo il tempo potrà svelare i nuovi equilibri del mondo e già il G20 del prossimo anno in programma in Brasile sarà un importante banco di prova.

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