Dhar (BNY Mellon): “Siamo all’alba di un nuovo ordine economico”

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Demografia, geopolitica, transizione climatica e intelligenza artificiale: sono questi i principali trend che influenzeranno il nuovo ordine globale che si va delineando. In esclusiva per i lettori di We Wealth, l’analisi di Shamik Dhar, chief economist di BNY Mellon Investment Management

L’economia sta affrontando un momento di transizione verso un nuovo ordine economico globale. Alla base di tale cambiamento vi sono diversi fattori interconnessi tra loro: l’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse, i cambiamenti demografici, il quadro geopolitico in rapido mutamento, la transizione energetica e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. E sarà proprio il modo in cui questi temi si influenzeranno a vicenda a dare origine alle più grandi sfide e opportunità di questo nuovo mondo.
“Gli attori economici dovranno adattarsi a questo nuovo scenario – spiega Shamik Dhar, chief economist di BNY Mellon Investment Management, in occasione dell’European Investment Conference 2023 tenutasi lo scorso 8 giugno a Milano – sviluppando strategie e soluzioni in grado di fronteggiare la volatilità dei mercati, cercando al contempo di generare rendimenti competitivi in un contesto economico in continua evoluzione”.

L’alba di un nuovo ordine economico

L’economia mondiale si sta lasciando alle spalle il mondo degli ultimi 15/20 anni, caratterizzato da bassi tassi di interesse e bassa inflazione, per entrare in uno nuovo che presenterà, in maniera semi permanente, un livello di inflazione e di tassi di interesse maggiore più alto. “Nel breve periodo – spiega Dhar – dovremo prepararci ad affrontare un contesto di elevata volatilità su entrambe le sponde dell’Atlantico. L’inflazione diminuirà, sebbene non così velocemente e non nelle modalità che le banche centrali si aspettavano, soprattutto per quanto riguarda la Federal Reserve e la Bank Of England. Inoltre, la soglia del 2% non sarà raggiunta in maniera gentile, ammesso che esso possa ancora essere un risultato cui poter aspirare. Al contrario, siamo convinti che i prezzi continueranno ad essere volatili nel breve periodo, rendendo cruciale per gli operatori del settore sviluppare strategie in grado di gestirne le dinamiche e trarne vantaggio”.

Secondo il capo economista di BNY Mellon IM, tra il 2023 e 2024, l’incremento dei tassi voluto dalla Federal Reserve e il conseguente peggioramento delle condizioni di credito spingerà l’economia statunitense in recessione. “Siamo convinti che i mercati azionari non stiano scontando in maniera sufficiente le aspettative di recessione: al contrario, prezzano con troppo anticipo un dietrofront delle banche centrali sui tassi, che potrebbe non verificarsi prima del 2024. Per quanto riguarda il dollaro, ci attendiamo che esso rimarrà forte e non ci aspettiamo che venga sostituito da altre valute. Tale contesto risulterà interessante non solo per gli investitori obbligazionari, che beneficeranno della disinflazione, ma anche per quelli che investono in equity e nelle altre asset class, i cui settori dovranno impegnarsi a fondo per offrire rendimenti competitivi. Superate le difficoltà del breve periodo e la volatilità associata, entreremo in un nuovo mondo caratterizzato da un livello di inflazione che ci aspettiamo si attesterà intorno al 3%”.

Demografia

Tra i principali fattori che giocheranno un ruolo fondamentale nella transizione verso il nuovo assetto economico appena descritto vi sono i cambiamenti demografici, i quali avranno un impatto significativo sulla società e sull’economia dei prossimi decenni. “Nella maggior parte dei paesi sviluppati – osserva Dhar – stiamo assistendo all’incremento dell’Old Age Dependancy Ratio (tasso di dipendenza dalla vecchiaia), un indice che esprime il rapporto tra il numero di anziani in un’età in cui sono generalmente economicamente inattivi (i.e. 65 anni e oltre), rispetto al numero di persone in età lavorativa (i.e. 15-64 anni)”. Nel lungo periodo la conseguenza di ciò è che una sempre minor forza lavoro dovrà rispondere alla domanda crescente di beni e servizi di un numero sempre maggiore di anziani. Ma non è tutto. “Nel lungo periodo le risorse per soddisfare tale domanda verranno dai paesi emergenti, provocando un trasferimento di ricchezze dai paesi del globo oggi più ricchi, con una popolazione più anziana, a quelli più poveri, caratterizzati invece da una popolazione più giovane. Entrambi questi fattori contribuiranno ad alimentare le dinamiche inflattive”, argomenta Dhar.

Geopolitica

Le conseguenze della pandemia prima e il crescere delle tensioni geopolitiche sono i principali fattori che stanno chiudendo la fase della iper-globalizzazione che ha fatto seguito alla Guerra Fredda. “Il mondo – spiega l’economista di BNY Mellon IM – sta tornando ad una situazione simile a quella della fine del XIX° secolo. Le grandi potenze che oggi si contendono il primato economico e militare sono ovviamente Stati Uniti e Cina: a livello di pil e controllo di risorse, tuttavia, l’Occidente continua a mantenere saldamente il comando, e siamo convinti che così rimarrà almeno fino alla fine del decennio. Ciononostante, le conseguenze di un mondo con più antagonismi è che i paesi daranno maggior valore alla sicurezza della propria economia più che alla sua efficienza. Per questo assisteremo sicuramente a fenomeni di nearshoring, con le grandi aziende multinazionali che riporteranno in patria o in paesi amici i propri stabilimenti produttivi”.

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Cambiamento Climatico e Transizione Energetica

La lotta al cambiamento climatico e all’inquinamento è uno sforzo immenso che riguarda l’intero pianeta e ognuno di noi, ed è per questo essa che non può essere sottovalutato. La piena realizzazione della transizione climatica entro il termine target del 2050 richiederà investimenti immensi, pari a circa 100.000 miliardi di dollari. Un aspetto incoraggiante è che la maggior parte di questi investimenti saranno volti a sostituire beni, tecnologie e infrastrutture già esistenti, in particolar modo trasformando i molti segmenti dell’economia oggi “dirt” e “brown” in “green”. Infine, una delle grandi sfide della transizione è che la sua realizzazione dipenderà per più di due terzi da investimenti che devono essere realizzati in economie emergenti, le cui priorità spesso non risultano essere allineate all’agenda economico-politica dei paesi sviluppati.

Intelligenza Artificiale e Nuove Tecnologie

Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (AI) sta contribuendo a plasmare una fase di cambiamento epocale, sia sociale che economico. Essa è infatti una c.d. General Purpose Technology, ossia un insieme di tecnologie capaci di alterare drasticamente la società attraverso il loro impatto sulle strutture economiche e sociali preesistenti. Sebbene sia indubbio che l’AI metterà a rischio molti settori produttivi e milioni di posti di lavoro, è altrettanto fuori discussione che la sua adozione nei processi di produzione porterà ad un’impennata della produttività. “Ciononostante, siamo convinti che sarà proprio tale incremento a compensare gli effetti negativi in termini di occupazione”, conclude Dhar.

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