Controllare sempre gli investimenti in rosso? E’ controproducente

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Lo fa la metà degli investitori americani, ma verificare ripetutamente l’andamento del portafoglio quando il mercato scende presenta insidie, afferma il prof Enrico Cervellati

Quando l’aria che tira sui mercati si fa pesante, chi ha investito denaro prende in mano il suo smartphone e fa una cosa molto semplice: controlla quanto ha perso. Quest’attività è stata battezzata dagli americani come “doomscrolling”, un termine che potrebbe essere tradotto più o meno come l’attività di chi “sfoglia il proprio destino avverso”. Per il 50% degli uomini e il 27% delle donne questa attività di controllo avviene più e più volte alla settimana. E’ quanto ha rilevato la grande banca Wells Fargo, in un recente sondaggio condotto a settembre su un campione rappresentativo degli americani adulti composto da 2.000 individui (oltre la metà dei quali investitori in azioni). 

Quando si controlla ripetutamente ogni settimana l’andamento dei propri investimenti, durante una fase ribassista come quella sperimentata nel 2022, ciò che spesso accade è che si metta in dubbio la propria permanenza sul mercato: il 42% degli intervistati dice che al momento sta considerando di liquidare i propri investimenti, per il 29% questa decisione riguarderebbe anche i versamenti previdenziali (Ira e 401k) se non fosse che ciò comporterebbe penalizzazioni fiscali.

Gli americani che hanno investito nel mercato azionario vedono l’inflazione come la più grande minaccia per i loro investimenti, con due terzi (65%) che affermano che un’inflazione più bassa li farebbe sentire più fiduciosi. Una maggiore fiducia deriverebbe anche dal calo dei tassi di interesse (44%), dalla diminuzione dei prezzi del gas (41%), dalla fine della guerra in Ucraina (35%), da un cambiamento nella politica statunitense (34%), dalla fine della carenza di manodopera negli Stati Uniti (20%) e da una cura per la COVID-19 (15%).

In attesa che almeno alcuni di questi sviluppi positivi si materializzino, si prevede che sui mercati si continuerà a “ballare”, incoraggiando ancora per diverso tempo l’attività di controllo un po’ compulsivo.

Controllare costantemente il portafoglio: vizio o virtù

“La finanza neoclassica sostiene che l’informazione è fondamentale per prendere decisioni: teoricamente, più informazioni si hanno a disposizione, meglio è. Sempre teoreticamente, maggiore è la frequenza con cui otteniamo informazioni, migliori saranno le nostre decisioni in quanto sempre aggiornate, quasi in tempo reale… Teoricamente, per l’appunto: in realtà, lo sappiamo, non è proprio così”, ha dichiarato a We Wealth Enrico Maria Cervellati (Università degli Studi Link) fondatore e ceo di EMC3 Solution, società di consulenza e formazione ed esperto di finanza comportamentale.

“Non basta avere più informazioni per prendere decisioni migliori, anzi c’è un problema di sovraccarico informativo, noto da tempo. Ma non si tratta solo di questo, c’è un altro tema, fondamentale, legato alla tipologia di notizie e alla nostra percezione”, ha proseguito Cervellati, “le notizie non sono tutte uguali e le notizie negative pesano psicologicamente ed emotivamente di più. Reagiamo peggio alle notizie negative, dunque dobbiamo valutare attentamente quando rimanere esposti alle notizie, soprattutto a quelle negative”. Di conseguenza, “non è detto che sia meglio avere più notizie e più di frequente, soprattutto se negative”.

L’accuratezza, l’utilità operativa dell’informazione sono spesso confuse da aspetti psicologici che tendono a esercitare un’influenza irrazionale sulle decisioni: “La nostra percezione aumenta se aumenta l’intensità di una notizia, la sua frequenza, o entrambe”, ha detto Cervellati, “ciò significa che anche notizie di poca importanza (bassa intensità) se ripetute di frequente, possono aumentarne la percezione”.

Sul piano pratico va ricordato che “l’aspetto fondamentale per una corretta gestione di portafoglio è l’asset allocation strategica, non tanto il timing, cioè la scelta su quando entrare e quando uscire”, ha affermato Cervellati. Per questa ragione “guardare troppo di frequente le informazioni, spesso quelle negative, ci porta a commettere errori perché crediamo, avendo maggiori informazioni, continuamente aggiornate, di essere in grado di capire il momento migliore di entrata e di uscita dal mercato”.

Un altro aspetto potenzialmente critico del ‘doomscrolling’ è che “più aumenta la frequenza e la velocità delle informazioni, più si utilizza il nostro cervello affettivo – emotivo, che funziona in automatico e si basa su euristiche, cioè scorciatoie mentali che spesso conducono all’errore”, ha concluso il professore. Più si controlla compulsivamente l’andamento dei propri investimenti meno spazio ci sarà “per il cervello cognitivo-razionale”, ha concluso Cervellati, “ormai ci sono molteplici evidenze che troppe notizie negative e troppo frequenti portano a commettere errori anche molto costosi”.

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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