L’accelerazione dei fenomeni atmosferici anomali e intensi ha messo ormai sotto gli occhi di tutti il cambiamento climatico in atto e quanto il suo impatto possa essere devastante non solo per l’ambiente ma anche per l’economia. Una recente ricerca di Deloitte, stima che se non controllato, il climate change può costare all’economia globale la cifra enorme di 178 trilioni di dollari (mila miliardi) dal 2021 al 2070, praticamente come se per due anni il Pil mondiale si azzerasse. Da qui, si deduce come il cambiamento climatico potrà avere effetti importanti anche sui rendimenti degli investimenti negli anni a venire. Un impatto che sarà sempre più rilevante nel tempo, ma che oggi non è ancora scontato nelle valutazioni di azioni, obbligazioni e materie prime. Valutarlo, ora, è importante per la costruzione del portafoglio di investimento in ottica di medio-lungo termine. Robeco ha indagato sui possibili rischi climatici e valutato il loro probabile effetto sulle diverse asset class da qui al 2027.
I rischi da calcolare
Innanzitutto, occorre individuare quali rischi legati al cambiamento climatico potrebbero pesare sulle valutazioni delle diverse attività di investimento. Robeco ne individua principalmente due: un rischio fisico, ovvero legato ai fenomeni atmosferici come inondazioni e siccità, che provocano danni e quindi perdite e costi specifici; e un rischio di transizione, cioè derivante dal cambiamento dei modelli economici, di produzione, normativi e di tassazione, avviato a livello globale per ridurre le emissioni di carbonio. “Riteniamo che sia illuminante considerare l’impatto di questi rischi sui rendimenti attesi di tutte le asset class. – affermano da Robeco – In questo modo si ottiene un quadro olistico di come gli investitori possono tener conto del cambiamento climatico nella costruzione dei portafogli e nelle decisioni d’investimento”.
L’impatto del clima sui titoli di Stato
Secondo l’analisi, effettuata considerando per ogni paese una serie di variabili come l’efficienza delle emissioni di carbonio e la quota di energia rinnovabile, il cambiamento climatico avrà un impatto neutrale sui titoli di Stato dei mercati sviluppati nei prossimi cinque anni. Ma non si può dire la stessa cosa per le obbligazioni sovrane dei paesi emergenti, più esposti ai rischi fisici, come inondazioni e tempeste. I governi di questi paesi potrebbero infatti essere costretti a sostenere spese pubbliche più elevate per rimediare ai danni provocati dai disastri naturali. Non solo. La transizione energetica, che qui è ancora indietro, dovrà accelerare attraverso l’adozione di tecnologie meno inquinanti che a loro volta richiederanno investimenti considerevoli, per la maggior parte a carico dei governi. “Nei mercati emergenti – sottolineano da Robeco – questa combinazione di rischi fisici e di transizione comporterà un aumento dei rendimenti e quindi, secondo la nostra valutazione, avrà un impatto negativo sulle performance obbligazionarie”.
L’impatto del clima sulle obbligazioni societarie
Per quanto riguarda i corporate bond, Robeco constata che le aziende più inquinanti sono più diffuse nelle obbligazioni high yield che in quelle investment grade. Ciò, spiega la casa di gestione olandese, potrebbe essere dovuto al fatto che i rischi connessi al cambiamento climatico si stanno già materializzando, con ricadute negative sull’affidabilità creditizia degli emittenti ad alta intensità di carbonio. Nel complesso, quindi, i titoli investment grade rimangono più neutrali all’effetto del clima, mentre le obbligazioni high yield appaiono più sensibili.
L’impatto del clima sulle azioni
Il cambiamento climatico potrebbe avere anche effetti sulla capacità di generazione dei flussi di cassa di un’azienda, generando perdite per i danni causati da inondazioni o siccità o maggiori costi per una normativa più rigida delle emissioni di carbonio. Secondo Robeco quindi, il rischio climatico avrà un impatto negativo, ma limitato, sui rendimenti azionari dei mercati sviluppati nei prossimi cinque anni. Ma, anche in questo caso, è bene fare un distinguo per le azioni dei mercati emergenti, ritenute più vulnerabili al cambiamento climatico, soprattutto a causa di un’impronta di carbonio molto più elevata: “attribuiamo dunque a questi titoli un segnale climatico negativo”.
L’impatto del clima sulle materie prime
Nel caso delle materie prime, infine, l’impatto del cambiamento climatico è controverso. Da una parte, la domanda di commodity potrebbe diminuire con il rallentamento dell’attività economica globale. Dall’altro, con l’aumento del rischio fisico derivante dal cambiamento climatico, le materie prime – specialmente quelle agricole – potrebbero essere colpite più spesso da shock negativi dell’offerta. Inoltre, in uno scenario di transizione energetica, la domanda di alcune commodity, come i metalli necessari per l’elettrificazione, potrebbe aumentare. Nel complesso, quindi, si prevede un effetto positivo ai mercati delle materie prime, “poiché prevediamo che il cambiamento climatico eserciterà una pressione al rialzo sui prezzi di queste ultime”.
In conclusione, le obbligazioni high yield e quelle dei mercati emergenti sembrano essere le asset class più vulnerabili ai rischi connessi al cambiamento climatico. Tuttavia, è evidente che variazioni anche modeste di alcune variabili, come il prezzo del carbonio, potrebbero avere in futuro un effetto significativo sui rendimenti di altre asset class.