Cina: tra auto elettriche e chip, le opportunità da non perdere

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L’economia cinese non è partita in quarta quest’anno, ma questo non significa che il Paese non offra grandi opportunità. Se la parola chiave per costruire il portafoglio è innovazione, allora il Dragone rappresenta ancora il partner ideale

Dalla fabbrica del mondo alla fabbrica più grande al mondo il passo è breve, soprattutto se si guarda verso Oriente. La Cina ha però deciso di cambiare marcia: dall’essere il cuore pulsante della produzione estera a basso costo, ha deciso di spostare il focus, dando la priorità alle aziende interne. 

Sono ormai passati quasi quattro anni dall’inizio della pandemia di Covid e sebbene l’impatto sulla Cina sia stato rivoluzionario in senso negativo, sia sul piano sanitario che economico, esso potrebbe anche generare conseguenze positive. In primis, una maggiore attenzione allo sviluppo interno. Sicuramente questa novità non è dovuta unicamente alla chiusura obbligata durante la pandemia e tanto meno al rapporto sempre più teso con gli Stati Uniti, eppure la Cina si trova sempre più immersa in discorsi di de-globalizzazione. “Ora l’attenzione sembra concentrarsi sulla produzione in proprio e sulla localizzazione delle catene di fornitura, su una maggiore autosufficienza”, spiega Richard Clode, portfolio manager di Janus Henderson Investors.

Cina, parola d’ordine: innovazione

È impossibile guardare verso la Cina senza sentire una folata di innovazione che travolge tutti. Dalla telefonia, all’intelligenza artificiale, passando anche per i semiconduttori, uno dei settori chiave per il futuro. Secondo il The Guardian, l’industria cinese dei semiconduttori è passata da circa 1.300 aziende registrate nel 2011 a 22.800 nel il 2020, ma la crescita si è concentrata nei produttori di chip più grandi.

L’obiettivo è quello di non dover dipendere dagli Stati Uniti e da altri operatori internazionali per la produzione di chip, portandola invece il più possibile vicino, se non direttamente all’interno, dei confini cinesi.

Questo è reso possibile anche dalle spinte che arrivano direttamente da Pechino: già da dicembre 2022 la Cina sta lavorando a un pacchetto di sussidi da oltre 1.000 miliardi di yuan (circa 145 miliardi di dollari) per la sua industria di semiconduttori, stando ai dati di Reuters, così da spronarla in un contesto dove le restrizioni americane diventano sempre più stringenti, con Washington che sta impedendo ai cittadini statunitensi di lavorare con i produttori di chip cinesi senza un’autorizzazione esplicita.

I motivi dell’interesse verso i semiconduttori

Ma come mai c’è così tanto interesse per i semiconduttori? La realtà è che si tratta di una componente fondamentale in vari settori, da quello delle energie rinnovabili a quello dei veicoli elettrici. Ed è proprio in questo secondo comparto che la Cina sembra conquistare sempre più terreno: se è vero che in Occidente il nome più conosciuto rimane Tesla, dove continua a dominare i mercati, nel 2022 la cinese Byd ha superato per vendite la casa automobilistica di Elon Musk, guadagnandosi il trono di leader mondiale nella vendita di veicoli elettrici, grazie a una maggiore diversificazione dei modelli proposti ai clienti volta a penetrare anche fasce di mercato medie

Per il Dragone questo significa costruirsi un proprio spazio anche in quei settori che, fino a poco tempo fa, erano per lo più a stelle e strisce. “Sappiamo che questo creerà molti rischi ma anche molte opportunità all’interno della Cina, per cui desideriamo tenere sotto controllo queste tendenze e cercare le migliori opportunità in cui investire nel tempo”, conclude Clode.

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