Riapre il caso Cassirer? Dialogo tra Giuseppe Calabi, avvocato, e Sharon Hecker, storica dell’arte
Il 16 settembre 2024 il governatore della California ha firmato una proposta legislativa che prevede l’applicazione necessaria della legge californiana a tutti i casi in cui una persona colà residente chieda la restituzione di un’opera d’arte o ogni altro oggetto di rilevanza culturale che sia stata illecitamente sottratta o rubata, ad inclusione dei casi riconducibili a frode o violenza (duress).
Il concetto di duress è molto amplio e include ogni caso di minaccia di violenza, forza, costrizione, punizione contro il proprietario o un suo familiare sufficienti ad indurre una persona ragionevole e di normale sensibilità ad agire in modo diverso da come avrebbe normalmente agito o a tollerare un’azione che non avrebbe altrimenti tollerato.
La proposta prevede inoltre che il soggetto interessato abbia un termine di sei anni per promuovere l’azione di restituzione dalla data della effettiva scoperta del luogo dove si trovi l’opera, senza che possano essere invocati principi di presunzione di conoscenza. Ciò che conta è l’effettiva conoscenza che l’opera si trovi in un determinato luogo.
La proposta richiama la legge federale approvata nel 2016 e nota come Holocaust Expropriated Art Recovery Act (“the HEAR Act”), che riflette lo stesso termine decadenziale di sei anni per l’esercizio delle azioni di restituzione di opere razziate dalla data di effettiva conoscenza della loro localizzazione. Nella relazione introduttiva si precisa che l’applicazione della legge californiana scoraggerà il furto ed il commercio di opere rubate, incoraggiando l’integrità e la due diligence nel mercato dell’arte. Da ultimo, la legge avrà effetto retroattivo, essendone prevista l’applicazione a favore di famiglie per le quali il termine di sei anni sia già decorso alla data della sua entrata in vigore (e per un termine di due anni successivo) o a casi che siano già stati decisi in base a norme che proteggano il possessore attuale di un’opera che dimostri un possesso prolungato nel tempo.
Giuseppe Calabi, avvocato
La proposta di legge è stata presentata e firmata da Newsom alla presenza di famiglie di sopravvissuti all’Olocausto, tra cui David Cassirer, il cui padre Claude aveva scoperto presso il museo spagnolo Thyssen Bornemisza un dipinto di Camille Pissarro rubato dai nazisti nel 1939 a Lily Cassirer e successivamente acquistato dal barone Thyssen Bornemisza, che lo aveva venduto al museo spagnolo. Ad esito di un contenzioso ultradecennale promosso dalla famiglia Cassirer contro la Spagna, lo scorso gennaio il giudice d’appello federale del 9th Circuit stabilì che applicandosi al caso la legge spagnola e prevedendo questa legge un termine triennale per la maturazione dell’usucapione, il titolo di proprietà dello Stato spagnolo non poteva essere contestato, per quanto fosse discutibile da un punto di vista morale questa conclusione.
La nuova legge, se approvata, riporterebbe la palla al centro e riaprirebbe il caso che potrebbe concludersi a favore degli eredi di Lilly Cassirer, essendo stata espressamente prevista la sua applicazione retroattiva. Anche se le considerazioni di ordine morale sul titolo di proprietà dello Stato spagnolo di un’opera di cui sia certa la provenienza illecita sono sempre attuali, l’applicazione retroattiva di una legge apre sempre delicate questioni giuridiche.
In Italia, il divieto di applicazione retroattiva della legge è costituzionalmente garantito per la legge penale (art. 25, comma 2 Cost.; art. 2 c.p.). Anche in campo civile “la legge non dispone che per l’avvenire. Essa non ha effetto retroattivo” (art. 11 preleggi). Tuttavia, una legge ordinaria può eccezionalmente avere effetto retroattivo e, normalmente, tale effetto lo hanno leggi che interpretano o chiariscono leggi precedenti. Nel caso in esame, viene immediatamente da pensare che il legislatore californiano sia voluto intervenire proprio a seguito del caso Cassirer e con il dichiarato intento di consentire la riapertura di tale caso. Ma a prescindere da valutazioni morali, e pur considerato che le azioni di restituzioni di beni razziati durante l’era nazista affrontano situazioni tragiche che meritano la massima considerazione, è corretto cambiare le regole mentre il gioco è ancora in corso?
Sharon Hecker, storica dell’arte
Il dovere di tutti i musei, che siano pubblici o privati, è quello di servire il pubblico. Nell’adempiere a questo dovere, un museo acquisisce la fiducia del pubblico. Lo stabiliscono i “Public Trust and Accountability Standards” dell’Association of American Museums, secondo cui “la fiducia del pubblico è il principio secondo cui alcune risorse naturali e culturali sono conservate per il beneficio pubblico. In sostanza, significa che le collezioni sono di proprietà del pubblico e che devono essere mantenute disponibili in modo che il pubblico possa studiarle, goderne e imparare da esse”.
Il Codice etico dell’AAM afferma infatti che “i musei fanno affidamento sul pubblico e sono una delle istituzioni più fidate della società, pertanto devono mantenere il massimo livello di responsabilità e trasparenza”. Queste parole definiscono il patto di fiducia che deve esistere tra i musei e il pubblico che li visita. Chiunque lavori nei musei o con i musei deve essere sempre consapevole di questo patto.
Cosa succede, come nel caso Cassirer, quando questo patto di fiducia viene meno? In questo caso, non può esistere la fiducia del pubblico in un museo che continua a custodire un dipinto rubato e del pubblico che viene a visitare il museo e vi trova ancora esposta l’opera. Ci porta a chiederci cosa succede quando un museo non rispetta l’accordo internazionale che ha firmato, quando non si comporta in modo eticamente corretto, quando non aderisce ai valori condivisi dalla sua comunità professionale e quando non sembra avere a cuore la sua reputazione pubblica? Come dobbiamo reagire noi, come pubblico? Senza un intervento legale nel caso Cassirer, un’ingiustizia non sarebbe stata riparata. Infatti, anche il giudice d’appello che ha deciso a favore della Spagna ha detto di averlo fatto contro la propria “bussola morale”. Per questo motivo il governatore della California Newsom ha deciso di “prendere posizione”, definendo le sue azioni “un imperativo sia morale che legale”. La legge che ha firmato si estenderà ad altri oggetti di valore rubati durante atti di genocidio o persecuzione politica passati o futuri. Creerà le condizioni per la restituzione di tali opere. Il motivo per tornare indietro è fare un passo avanti migliore.