Mare in burrasca, vento incrociato o bonaccia: sono questi i tre potenziali scenari per l’inizio del 2022 e gli anni seguenti secondo NN Investment Partners. A determinarli, una serie di fattori macroeconomici che rappresentano motivi di incertezza per investitori e mercati. In primis, la preoccupazione delle banche centrali per l’aumento dell’inflazione (che non appare così temporaneo come auspicato) e la loro incertezza riguardo il periodo di inizio degli stimoli monetari (tapering). Si aggiunge la potenziale crisi energetica, che potrebbe mettere in pericolo la crescita delle energie rinnovabili, spostando in avanti il termine per il raggiungimento delle zero emissioni nette. Ma anche il rischio di default del colosso immobiliare cinese Evergrande, che potrebbe avere delle ripercussioni negative sul settore immobiliare dei Paesi occidentali, in particolare Stati Uniti (Usa) ed Europa. Infine, il futuro delle campagne vaccinali e la preoccupazione circa la prosecuzione della pandemia. Ecco quindi i tre scenari e le possibili implicazioni per i portafogli.
Scenario 1: mare in burrasca
La normalizzazione dei mercati, gli intensi dibattiti politici e l’incertezza intorno alle politiche delle banche centrali potranno creare volatilità sui mercati, ponendo le basi per il primo scenario, il mare in burrasca. “Nonostante la notevole incertezza, il panorama sarà ragionevolmente costruttivo per i titoli growth” afferma Marco Willner, Head of Investment Strategy di NN IP. L’inflazione rimarrà probabilmente uno dei temi più pressanti dell’anno. “I colli di bottiglia, l’aumento dei prezzi dell’energia e alcune carenze di manodopera persisteranno per tutto l’inverno, ma l’inflazione dovrebbe poi gradualmente normalizzarsi” spiega Willner.
Nel frattempo, la Federal Reserve (Fed) statunitense dovrebbe iniziare il tapering prima della fine del 2021, scatenando la discussione circa il rialzo dei tassi nel 2022. “Ci aspettiamo che la Fed si attenga alla narrativa dell’inflazione transitoria per tutto l’anno, mentre la Banca centrale europea (Bce) dovrebbe essere in grado di riorganizzare il proprio programma di quantitative easing e continuare gli acquisti di asset” continua l’esperto. In questo contesto, i rendimenti statunitensi dovrebbero aumentare moderatamente, insieme a quelli europei, anche se l’Europa è in ritardo rispetto gli Usa nel ciclo economico. A dire dell’esperto, “le prospettive per il credito saranno difficili nel 2022, specialmente nel segmento high yield. Ci aspettiamo meno sostegno fiscale diretto alle imprese, dato che gli spread sono storicamente stretti e i tassi di default sono vicini ai minimi storici”.
Scenario 2: vento incrociato
Vento incrociato è il secondo scenario ipotizzato e potrebbe presentarsi se l’inflazione risultasse essere non più transitoria, bensì persistente. “I colli di bottiglia potrebbero diventare permanenti, i lavoratori potrebbero ripetutamente spingere per salari più alti e i partecipanti al mercato potrebbero perdere la fiducia nei banchieri centrali e aumentare le loro aspettative di inflazione a lungo termine” commenta l’esperto. Una volta identificata l’inflazione come persistente, la Fed potrebbe alzare i tassi e l’esperto si attende che questo avvenga nella seconda metà del 2022. “Data la sua credibilità, ci aspettiamo che la Fed sia in grado di contenerla. Ipotesi, questa, cruciale perché spiega il motivo per cui non ci aspettiamo una replica della stagflazione degli anni ’70” spiega l’esperto. Potrebbe prospettarsi inoltre anche un cambiamento di tono nella politica monetaria della Fed, da colomba a falco. E quando avverrà, continua Willner “questo potrebbe scuotere i mercati. I rendimenti potrebbero scendere dai loro picchi negli anni successivi e i mercati azionari potrebbero affrontare venti contrari nell’anno seguente il primo rialzo dei tassi. La Fed però non lascerà che l’inflazione vada fuori controllo, così, dopo il primo intervento, i mercati dovrebbero normalizzarsi nuovamente”.
Scenario 3: bonaccia
L’ultimo scenario presentato, la bonaccia, riguarda l’inasprimento prematuro dello stimolo monetario e fiscale. Il ritorno dell’austerità fiscale negli Usa e in Europa potrebbe gettare i mercati mondiali in una stagnazione secolare. Inoltre, la mancanza di sostegno fiscale potrebbe anche essere peggiorata da un tapering prematuro e dalla scarsa comunicazione delle banche centrali. “In questo scenario, la crescita e l’inflazione scenderebbero al di sotto del potenziale negli anni a venire. I tassi delle banche centrali resterebbero dove sono e i rendimenti diminuirebbero. Le azioni correggerebbero inizialmente e produrrebbero bassi rendimenti nei prossimi anni” afferma l’esperto.
Le implicazioni per i portafogli di investimento
Ma quali le diverse implicazioni per i portafogli in termini di allocazioni? “Crediamo che gli investitori dovrebbero pensare alla possibilità di un’inflazione persistentemente più alta o al ritorno dell’austerità fiscale, anche se a nostro avviso non è il risultato più probabile” sostiene l’esperto. “Gli scenari alternativi a quello di base (il mare in burrasca) aiutano a comprendere la vasta gamma di possibilità e aggiungono valore. Gli investitori” conclude Willner “possono usare i tassi e i rendimenti della tabella sottostante per testare i propri portafogli nel caso in cui si avveri uno dei tre scenari, così da verificare se possono permettersi il rischio di rotture strutturali”
Tassi e rendimenti coerenti con lo scenario
1: crescita media degli ultimi quattro trimestri rispetto ai quattro precedenti, a fine anno
2: rendimento o tasso di interesse a fine anno
3: spread a fine anno
4: rendimento sull’intero anno (anche per l’anno in corso, che include la performance dall’inizio dell’anno)
Fonte: NN Investment Partners