Le banche centrali promettono altri rialzi: cosa cambia per azioni e bond?

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Le principali banche centrali hanno fatto capire che altri rialzi dei tassi potranno essere necessari per placare l’inflazione. Fidelity International analizza le ultime indicazioni arrivate da Fed e Bce spiegando i motivi per avere un posizionamento prudente sui risk asset

Il lavoro delle banche centrali per debellare l’inflazione non è finito. L’inflazione di fondo è più persistente del previsto e il suo ritorno verso il livello obiettivo richiederà più tempo. La lotta all’inflazione è quindi tutt’altro che finita e, anche se le varie banche centrali hanno già messo in atto un forte inasprimento monetario, ulteriori azioni restrittive si prospettano.
Giugno è così iniziato con due rialzi a sorpresa da parte della Reserve Bank of Australia e della Bank of Canada dopo un periodo di pausa. Rialzo corposo di 50 pb per la Bank of England e la Norges Bank, entrambe più aggressive del previsto. 
Una pausa l’ha presa invece la Federal Reserve dopo dieci rialzi consecutivi, ma è stata una pausa ‘da falco’.

La calda estate delle banche centrali

La Fed ha rispettato le aspettative lasciando fermi i tassi, mostrandosi più aggressiva accennando a un tasso di picco più elevato che ha sorpreso la maggior parte degli operatori di mercato. Il dot plot aggiornato ha segnalato che ci attende un ulteriore inasprimento, con il punto mediano che mostra un tasso a fine anno del 5,6%, un aumento di 50 punti base rispetto alle proiezioni di marzo. A detta di Fidelity International la Fed potrebbe dover apportare altri due rialzi nei prossimi meeting, con un rischio non banale che il tasso ufficiale raggiunga la soglia del 6%.

Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha sottolineato che il calo lento dell’inflazione di fondo è il motivo principale degli ulteriori aumenti ora attesi dai membri del board. Inoltre, la perdurante resilienza del mercato del lavoro è vista come un driver di inflazione persistente.

Anche dalla Bce messaggi da falco

La Bce invece ha continuato la sua striscia di inasprimento monetario con un altro aumento di un quarto di punto percentuale, come da attese. L’istituto guidato da Christine Lagarde ha ribadito che la pressione sui prezzi rimane forte, ma ha anche riconosciuto “alcuni segni di attenuazione” nei dati recenti.

Le nuove proiezioni degli esperti per l’inflazione core sono state aggiornate per il 2023-2025, mentre le proiezioni sulla crescita sono state leggermente abbassate, sottolineando il più netto compromesso tra crescita e inflazione che la Bce si troverà ad affrontare.

Quali prossimi passi attendersi? Il Consiglio direttivo della Bce presume che aumenterà di nuovo i tassi a luglio “salvo modifiche sostanziali alla linea di base”. Sarà mantenuto comunque un approccio dipendente dai dati, riunione per riunione. “Sebbene consideriamo l’unico rialzo previsto dai mercati uno scenario più probabile, riteniamo che i rischi per il tasso terminale del 3,75% siano orientati verso l’alto, data la significativa incertezza sul processo inflazionistico e l’attenzione della banca centrale sui dati in ritardo”, sottolineano gli esperti di Fidelity International che relativamente alle previsioni di crescita economica continuano a ritenere che le economie sviluppate vedranno una scivolata in recessione tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024.

Tassi più alti più a lungo

Le principali economie continuano a mostrare una resilienza complessiva, ma i segnali dei dati stanno diventando più contrastanti. I dati deboli lampeggiano in rosso, in particolare nel settore manifatturiero, la crescita del credito sta rallentando e la fiducia dei consumatori si sta ribaltando. Allo stesso tempo, prosegue Fidelity, i mercati del lavoro rimangono caldi, alimentando ulteriormente la crescita dei salari e impedendo l’allentamento delle pressioni inflazionistiche di fondo. “Chiaramente, non siamo ancora in un ampio regime disinflazionistico. E se temono che l’inflazione si blocchi a livelli elevati, le banche centrali devono fare di più, non solo in termini di tassi terminali più elevati, ma anche in termini di mantenimento dei tassi a livelli più elevati più a lungo”, asserisce Fidelity.

Mercati, parola d’ordine prudenza

Il team Solutions and Multi Asset di Fidelity International mantiene la sua posizione prudente sugli asset rischiosi alla luce dei rischi di recessione e recentemente ha assunto una posizione di sottopeso sulle azioni, giudicando il potenziale di rally dei mercati molto limitato. “Le valutazioni non sono particolarmente attraenti, soprattutto negli Stati Uniti, mentre anche i dati tecnici sono ora un vento contrario poiché la stagionalità diventa negativa. Tuttavia, siamo consapevoli che i dati economici si stanno moderando solo lentamente e che i mercati mancano di una vera direzione, il che significa che potrebbero salire al rialzo per il momento, supponendo che non appaiano rischi di coda”.

Sul reddito fisso la view è neutrale alla luce dell’inflazione elevata e persistente e della determinazione delle banche centrali a mantenere la politica restrittiva, confermata dalle decisioni di giugno. Nell’ambito del reddito fisso la preferenza va ai titoli di Stato al credito societario, in particolare ad alto rendimento, e nell’ambito delle azioni la preferenza va ai mercati emergenti rispetto a quelli sviluppati.

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