Biotech, nuove terapie portano nuove opportunità

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Nel segmento del biotech, caratterizzato da dinamismo e competitività delle aziende, l’attenzione si sta concentrando sempre di più sulle terapie innovative per combattere le malattie infiammatorie e immunologiche (I&I), con importanti effetti positivi sia per i pazienti che per gli investitori

Buone notizie dal settore farmaceutico, non solo per i pazienti ma anche per gli investitori. Con oltre 156 miliardi di dollari di valore previsti entro la fine del 2023 e con un tasso di crescita aggregato annuo pari 6,5% sino al 2030, il mercato globale delle terapie antinfiammatorie e immunologiche (I&I) risulta ben posizionato per offrire benefici importanti sia ai pazienti cha agli investitori. Insieme a Andy Acker e Agustin Mohedas, portfolio manager di Janus Henderson Investors, ne analizziamo caratteristiche e opportunità.

L’innovazione guida la crescita

Nonostante abbiano goduto di meno esposizione mediatica rispetto ai progressi terapeutici contro malattie quali come cancro, obesità e Alzheimer, il comparto farmaceutico dell’I&I ha registrato un notevole progresso sia per quanto riguarda l’avanzamento delle terapie sia per quanto concerne i ritorni finanziari, con rendimenti dell’oltre il 30% nel corso del 2023, suscitando l’interesse di investitori e esperti del settore.

Il successo di questo settore – spiega Acker – è attribuibile in primo luogo alla continua evoluzione scientifica. Le terapie I&I affrontano una vasta gamma di condizioni, comprese quelle autoimmuni e infiammatorie come la malattia di Crohn, l’artrite reumatoide e la psoriasi. Mentre il comparto beneficiava del progresso scientifico per molti anni – con conseguente commercializzazione di diversi farmaci di successo – i ricercatori hanno continuato a identificare nuovi obiettivi di biomarcatori o meccanismi di azione con il potenziale per migliorare ulteriormente lo standard di cura per pazienti”.
Uno degli esempi più lampanti di questo progresso è il farmaco anti-TL1A per la colite ulcerosa, che ha portato oltre un quarto dei pazienti ad ottenere la remissione, un risultato clinicamente significativo che ha fatto aumentare vertiginosamente il valore delle azioni della compagnia responsabile dello sviluppo del farmaco. Questi progressi includono inibitori mirati come il TYK2, un enzima coinvolto nella segnalazione immunitaria e nell’infiammazione, il cui approccio mirato ha ridotto notevolmente gli effetti collaterali riscontrati in precedenza con altri inibitori.
Ma non è solo l’avanzamento tecnologico a rendere appetibile il comparto I&I, che può contare anche su una domanda in crescita.“Uno studio condotto su un campione di oltre 22 milioni di persone – spiega Mohedas entrando nel dettaglio – ha rivelato che un individuo su 10 soffre di almeno una patologia immunologica, con una crescente incidenza attribuita a fattori come l’igiene migliorata e gli agenti ambientali. Gli scienziati hanno identificato più di 80 tipi di disturbi I&I, indicando un vasto mercato da esplorare per le aziende farmaceutiche. In effetti, l’I&I è considerato il secondo settore terapeutico per valore.

Concorrenza, ecco perché non bisogna temerla

Sebbene le proiezioni siano promettenti, vi sono delle sfide imminenti che attendono le aziende farmaceutiche, poiché molti farmaci che hanno contribuito al successo perderanno l’esclusività, esponendosi alla concorrenza di prodotti generici e biosimilari. Questo potrebbe rallentare la crescita dei ricavi, ma allo stesso tempo sta spingendo gli investimenti verso innovazioni più mirate, come gli inibitori TKY2 (la cui azione aiuta ridurre l’infiammazione eccessiva causata da malattie autoimmuni) e lo sviluppo di trattamenti orali per migliorare l’accessibilità ai pazienti. “E la media non riflette le aspettative per nuove terapie che affrontano esigenze mediche elevate e insoddisfatte, che si prevede si espandano a due cifre”, aggiunge Mohedas.
Anche la rimborsabilità di questi farmaci può supportarne il mercato. “Molti pazienti con condizioni autoimmuni sono bambini o adulti in età lavorativa – precisa Acker – e sono quindi destinati a rimanere in terapia per lunghi periodi di tempo. Inoltre, negli Stati Uniti, questi soggetti rientrano tipicamente in piani assicurativi commerciali, che non sono soggetti alla negoziazione dei prezzi dei farmaci ora consentiti in Medicare, il piano assicurativo governativo per gli anziani”.

In conclusione

L’industria biopharma sta scommettendo sull’innovazione delle terapie I&I, come dimostrato dalle recenti fusioni e acquisizioni multimiliardarie. “Questi accordi, tutti realizzati a premi significativi per il prezzo delle azioni preannunciate delle società acquisite, riflettono la fiducia che le società farmaceutiche a grande capitalizzazione ripongono nel potenziale di crescita di I&I e che, a nostro parere, dovrebbe rendere altrettanto fiduciosi anche gli investitori”, concludono gli esperti di Janus Henderson Investors.

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