Anasf, Conte: “Così coltiviamo i talenti al femminile. Anche con l’Ai”

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A Napoli un nuovo incontro di Anasf dedicato all’empowerment femminile. Un’occasione per ricapitolare i numeri sul gender gap e raccogliere alcuni spunti utili a favorire una consulenza finanziaria inclusiva

Al 31 dicembre 2022 le donne iscritte nella sezione dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede dell’albo unico rappresentavano il 22,3% degli iscritti

In generale, nel 78% dei casi gli uomini si dimettono perché scelgono un altro lavoro mentre il 44% delle donne cita i servizi di cura

Conte: “Dobbiamo creare quelle condizioni per far sì che un giorno non si parli più di un tema di genere, ma di coltivare il talento”

La partecipazione femminile al mercato del lavoro non ha avuto una costante tendenza al rialzo nella storia. Piuttosto, secondo Claudia Goldin, economista statunitense e docente dell’Università di Harvard vincitrice del Premio Nobel per l’economia di quest’anno, ha assunto la forma di una U: prima è calata con la transizione da una società agricola a una industriale all’inizio del XIX secolo, poi ha iniziato ad aumentare con la crescita del settore dei servizi. Quello che ci ha insegnato è che “non è sufficiente aspettare il progresso per far sì che la situazione possa migliorare”, spiega Alma Foti, vicepresidente di Anasf intervenuta a Napoli in occasione dell’ultimo incontro organizzato dall’associazione e dedicato all’empowerment femminile. Servono azioni concrete ma soprattutto, secondo Foti, serve che le donne maturino una maggiore consapevolezza del proprio talento. Anche nell’industria della consulenza finanziaria.

Ma partiamo da alcuni dati. Stando all’ultima fotografia scattata dalla relazione annuale dell’Ocf, al 31 dicembre 2022 le donne iscritte nella sezione dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede dell’albo unico rappresentavano il 22,3% degli iscritti. Consulenti che a loro volta si muovono in un mercato del lavoro, quello italiano, che non brilla a livello internazionale. “L’Italia è al 79° posto del Global gender gap index del World economic forum, al 104° per partecipazione economica e pari opportunità e al 100° nelle professioni elevate, indice di un soffitto di cristallo che non si incrina”, interviene Letizia Mencarini, professoressa ordinaria di demografia dell’Università Bocconi. “In generale, il tasso di occupazione femminile non raggiunge neanche il 53%, a fronte di una media europea del 62,7%”, aggiunge. Le donne italiane sono tra l’altro protagoniste del fenomeno delle grandi dimissioni. Ma più che guardare ai numeri assoluti, suggerisce Mencarini, bisogna osservare le motivazioni: nel 78% dei casi gli uomini si dimettono perché scelgono un altro lavoro mentre il 44% delle donne cita i servizi di cura. “E queste dinamiche finiscono fin da subito per influenzarne l’intero percorso di vita”, osserva l’esperta.

Pompozzi: “Sensibilizzare le mandanti sulla genitorialità”

“Spesso, nella fase di avvio alla professione, ci si trova di fronte a una mancanza di stabilità a livello economico”, conferma Monica Pompozzi, segretaria con funzioni di vicario del Comitato nazionale Anasf giovani. “Questo innesca inevitabilmente alcune riflessioni a riguardo e frena le donne dal fare determinate scelte, anche sul fronte della genitorialità”. Da questo punto di vista, secondo Pompozzi, andrebbero sensibilizzate le stesse mandanti, sia sulla necessità di diminuire l’orario lavorativo in determinate fasi della vita delle professioniste sia sull’importanza di strutturare team e gruppi di lavoro che possano aiutare le giovani a non abbandonare la professione. Per Giuliana Rapetta, coordinatrice della Commissione pari opportunità di Anasf, il team rappresenta tra l’altro un modo per far comprendere alle neo consulenti finanziarie la valenza sociale (non solo economica) del mestiere; e aiutarle a “sentirsi sempre all’altezza”.

In Anasf una commissione per le pari opportunità

“Noi svolgiamo un mestiere tutelante, perché il nostro tetto di cristallo, il livello salariale, ce lo creiamo noi”, spiega Rapetta. “Ma possiamo riuscire a infrangerlo solo diventando coscienti delle nostre capacità. E raggiungendo la giusta sinergia anche con i colleghi uomini”, suggerisce. “La Commissione per le pari opportunità di Anasf, voluta fortemente dal nostro presidente, è composta sia da colleghi che da colleghe. Un aspetto fondamentale per poter parlare, appunto, di pari opportunità”, aggiunge Foti. “Ci siamo domandati perché le donne non si avvicinano alla professione e quello che abbiamo notato è che, anche quando hanno le giuste skill, tendono a non proporsi. Abbiamo dunque pensato di offrire loro un corso sul talento, per aiutarle a capire cosa hanno dentro e quanto sia importante comprenderlo”, conclude la vicepresidente.

Conte: “Non si parli di genere, ma di coltivare il talento”

A chiudere l’incontro il presidente di Anasf, Luigi Conte. “Si tratta di tematiche complesse, che vanno curate con dovizia. Siamo in un momento topico in cui la coesistenza delle azioni attraverso il lavoro di squadra coincide con un innalzamento notevole del valore dell’elemento digitale. Dovremmo cogliere quest’opportunità, sintetizzando una serie di azioni attraverso l’intelligenza artificiale e guadagnando tempo per confrontarci e relazionarci”, sostiene Conte. Poi conclude: “Le opportunità non accadono, ma bisogna crearle. E noi dobbiamo creare quelle condizioni per far sì che un giorno non si parli più di un tema di genere, ma di coltivare il talento. Osservando il futuro con occhi vivaci, indipendentemente dal fatto che ognuno possa dare il proprio contributo e che quel contributo possa sistematizzare la crescita”.

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