Al via la stagione degli utili: attenzione ai titoli al consumo e tech

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È tempo di osservare i risultati societari degli ultimi tre mesi per capire come comportarsi in previsione dei prossimi. Ecco, secondo Carmignac, cosa mettere in focus e a quali settori prestare maggiore attenzione

Come accade ogni tre mesi, è iniziata nuovamente la stagione dei conti societari, utili per capire lo stato di salute delle aziende e quindi la loro possibile valutazione in Borsa. E così, dopo un periodo in cui i dati sull’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse sono stati i protagonisti assoluti, i conti dovrebbero tornare a essere il centro dell’attenzione degli investitori azionari. “Nonostante la solidità dei fondamentali registrata nel 2022, prevediamo che i dati trimestrali di molte società saranno più deboli nel 2023 a causa della compressione dei margini dovuta a condizioni finanziarie più rigide, all’aumento dei costi di produzione e alla riduzione della domanda”, avverte Carmignac, indicando i tre temi cardine da osservare più da vicino in questa nuova stagione degli utili:

  1. Il quarto trimestre del 2022 dovrebbe essere il primo a registrare una crescita negativa degli utili dal terzo trimestre del 2020. Sebbene siano dati poco incoraggianti, potrebbero essere solo una eccezione. Quello che rimane fondamentale, sono i commenti di lungo periodo, con un occhio al futuro.
  2. Le previsioni per il 2023 non sono scese abbastanza, sono ancora troppo ottimiste. Questo è vero soprattutto se si guarda alle stime degli utili americani, con una crescita attesa del 4%. Tuttavia, secondo Axelle Pinon, membro della commissione sugli investimenti di Carmignac, le probabilità di una recessione rimangono molto alte e le possibilità di un atterraggio morbido sembrano sempre più lontane.
  3. È necessario tenere d’occhio soprattutto le prospettive sui margini e il controllo dei costi. Se è vero che negli ultimi 12 mesi, le aziende sono riuscite a trasferire l’aumento dei costi al consumatore finale, nel prossimo futuro il potere di determinazione dei prezzi dovrebbe diminuire, lasciando le imprese schiacciate su due fronti: da un lato l’aumento dei costi del lavoro e dall’altro il calo della domanda.

Quindi, secondo l’esperto di Carmignac, gli investitori dovrebbero puntare sulle azioni con margini di profitto sani e un livello di debito relativamente basso, due aspetti che potranno aiutare a resistere alle ondate opposte del mercato. Diversificare rimane la parola chiave, con un’attenzione particolare all’oriente, soprattutto alla Cina, che sembra stia ripartendo, e al Giappone.

Due settori da tenere sotto controllo

Secondo Pinon ci sono due settori su cui vale particolarmente la pena tenere la lente di ingrandimento puntata: quello legato ai consumi e quello legato alle nuove tecnologie. Mentre per il secondo la motivazione può sembrare ovvia, visto che il mondo tech è da anni al centro del dibattitto, guardiamo le motivazioni che stanno dietro al primo.

Per prima cosa, finora, sembra che i consumatori siano riusciti a tenere il passo con l’aumento dei prezzi, anche se in alcuni casi con alcune difficoltà, ma con l’inizio del 2023 le cose potrebbero cambiare. E nonostante non si tratti di una sorpresa, il fatto che grandi gruppi abbiano iniziato una rapida serie di licenziamenti, come Amazon, che ha lasciato a casa con una mail 18mila lavoratori, o Google che sta studiando 12mila licenziamenti, sta rendendo sempre più chiara la realtà. Il 2022 è stato l’anno che ha lanciato l’allarme per molte imprese e un segno negativo per molte altre, come Walgreens, una delle più importanti catene farmaceutiche americane che ha chiuso l’anno con una perdita di 3,7miliardi di dollari.

Quindi a cosa devono stare attenti gli investitori? Pinon spiega che è necessario trovare le aziende più a rischio e, per farlo, basta guardare a quelle che hanno problemi di inventario in eccesso e con poco potere di determinare i prezzi. Inoltre, dal momento che il 2022 si è chiuso in sordina e le aspettative sono molto basse, dovrebbe essere sufficiente assistere a un rally di alcuni nomi value (ristorazione, compagnie aeree, automotive).
C’è poi un segmento che, molto probabilmente, emergerà in questo 2023, ed è il comparto del lusso. Le aziende in questo campo hanno un potere di determinazione dei prezzi molto alto, proprio per questo, secondo le analisi di Edited, i prezzi sono cresciuti del 25% dal 2019 ad oggi e si tratta di un mercato che non si ferma. Anzi, nonostante la fiducia dei consumatori sia la più bassa degli ultimi 15 anni, le vendite nel mercato del lusso non hanno subito uno stop, sfondando il muro dei 353miliardi di euro, secondo l’Osservatorio Altagamma. E sicuramente la ripartenza del mercato cinese, darà un’ulteriore spinta a questo settore.

Le imprese legate alle nuove tecnologie non sono uscite incolumi dal 2022, anche loro hanno visto una decelerazione della loro crescita, prima fra tutte Meta Platforms che, nell’ultimo trimestre, ha subito un crollo circa del 24% a Wall Street, a causa delle forti perdite legate alla divisione che si occupa del metaverso che ha segnato una perdita di 9,4 miliardi di dollari e, per la prima volta da febbraio del 2016, il titolo è stato scambiato per meno di 100 dollari.

Per fortuna molte imprese tech hanno capito che, per sopravvivere, è necessario implementare una politica meno aggressiva, accettando anche dei tagli di budget. Secondo la Ceo di Microsoft, Satya Nadella, ci aspettano altri due anni difficili, prima di una vera ripartenza. Per ora, quindi, l’idea migliore per queste società è quella di limitare la loro espansione, anche perché servirà ancora parecchio tempo prima di tornare a livelli di inflazione tra lo 0 e il 2%.

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