Martedì 21 giugno, ha inaugurato a Palazzo Reale a Milano, la mostra antologica dedicata a Grazia Varisco “Percorsi Contemporanei 1957– 2022”, visitabile fino al 16 settembre. Protagonista della scena artistica italiana e internazionale, Grazia Varisco si inserisce all’interno del programma “Maestri a Milano”, avviato dal 2014 a Palazzo Reale, in cui vengono ospitate mostre di artisti che hanno trovato nella città di Milano, le situazioni migliori per esprimere la loro creatività artistica, fra cui: Piero Manzoni, Vincenzo Agnetti, Emilio Isgrò, Pomodoro, Nanda Vigo, Agostino Bonalumi, Pino Pinelli.
L’esposizione promossa e prodotta in collaborazione con dal Comune di Milano e Archivio Varisco è curata da Marco Meneguzzo. All’interno del percorso espositivo sono esposte più di centocinquanta opere prodotte dall’artista milanese, che ripercorrono le ricerche e le sperimentazioni condotte in un’intera vita dedicata all’arte, che rendono questa mostra la più importante e completa mai realizzata sul suo lavoro, raccontando al pubblico oltre sessant’anni di attività inarrestabile. Grazia Varisco è un’artista e una straordinaria interprete delle arti visive, internazionalmente riconosciuta come una protagonista della scena artistica della nostra modernità, che ha saputo raccontare un complesso universo di temi sociali ed evoluzioni culturali della nostra epoca, attraverso una personalissima e instancabile sperimentazione formale unica e perfettamente coerente.
L’artista ha iniziato il suo personalissimo percorso negli anni Sessanta, avviando una ricerca artistica legata alle sensibilità cinetico-percettive, facenti parte di ricerche artistiche avviate proprio in quegli anni nel panorama artistico internazionale. Interessata all’estetica industriale e alla nascente tecnologia computerizzata, Varisco fin da subito si è interessa al rapporto che l’opera instaura con lo spettatore; infatti, non è un caso che nel 1960 l’artista si è unita al Gruppo T (dove T sta per “tempo”) di Milano, insieme a: Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo e Gabriele Devecchi – che hanno considerato il pubblico un “co-autore” delle proprie opere, le quali invitavano a prendere parte al processo creativo con esortazioni quali: “si prega di toccare”.
Grazia Varisco insieme al Gruppo T ha partecipato alle manifestazioni Miriorama, alle mostre di arte programmata e a quelle del movimento internazionale Nouvelle Tendance. Conclusasi l’esperienza di gruppo, dalla metà degli anni Sessanta, Grazia Varisco ha continuato la sua attività espositiva in modo autonomo, portando avanti le sue sperimentazioni. La mostra narra quindi l’intero percorso artistico e creativo dell’artista, ripercorrendo tutti gli eventi che si sono susseguiti dal 1957 ad oggi, mostrando tutte le soluzioni tecniche e stilistiche adoperate dall’artista, ma anche le sue pratiche, le sue visioni con cui ha saputo analizzare e interpretare: il tempo, lo spazio, il caso, la programmazione, la percezione, gli opposti, il divenire e la transitorietà.
L’arte della Varisco nasce come risposta e reazione all’informale e al gesto, con la sua reazione arriva ad anticipare il minimalismo attraverso l’uso di materiali semplici come: i vetri, i ferri, le calamite i fogli di carta, materiali semplici appartenenti alla nostra quotidianità, che qualche anno dopo saranno protagonisti dell’arte povera nella seconda metà degli anni Sessanta del Novecento. La mostra riunisce una preziosa selezione di opere, suddivise cronologicamente ed esposte per tematiche e per tipologia di esperienze. L’esposizione si apre con i Materici (1957-1959), i primi lavori realizzati dall’artista negli anni Cinquanta, durante gli anni di formazione presso l’Accademia di Brera, dove Varisco è allieva di Achille Funi. A seguire si incontrano le Tavole Magnetiche (1959-1962), risultato delle sue prime ricerche legate alla formazione del Gruppo T, che evidenziano la sua particolarissima attenzione per la rappresentazione dello spazio-tempo e il suo forte interesse per la dinamica del gioco, degli elementi del caso e della programmazione, forme espressive non convenzionali.
Grazia Varisco, Tavole magnetiche
Seguono le esperienze artistiche dei pieni anni Sessanta, attraverso le quali Grazia Varisco esplora la lettura dell’immagine in movimento e la percezione dello spazio e del tempo come fenomeni in continuo divenire, come avviene con gli Schemi luminosi variabili (1962-1969). Dalla mostra emerge come Grazia Varisco da sempre ha scelto di esprimersi utilizzando materiali inusuali a non convenzionali per il linguaggio artistico, come: il metacrilato blu, i motorini elettrici, la luce al neon e le calamite per creare immagini in variazione continua, come nei Reticoli frangibili, nei Mercuriali realizzati tra il 1965 e il 1971, in cui l’artista utilizza il vetro industriale e le sue proprietà di rifrazione e deformazione come elemento di scomposizione dell’immagine. All’interno del percorso espositivo è riproposta la riedizione della storica mostra personale dedicata a Grazia Varisco dalla Galleria Schwarz di Milano nel 1969, che ha segnato un importante momento di sintesi e passaggio del periodo artistico cinetico alle esperienze ambientali e partecipative degli anni Settanta, come l’evento “Campo Urbano” di Como.
Grazia Varisco, Campo Urbano
In mostra sono presenti anche i lavori degli anni Settanta come le Extrapagine (1973-1986), Spazio potenziale (1974-1976), Meridiana (1974) e Gnomoni (1975-1982), dove l’artista riscopre un crescente interesse nei confronti dell’anomalia, dell’imprevisto che si oppone alla programmazione e spontaneamente procede verso l’esperienza della tridimensionalità.
Grazia Varisco, Gnomoni
Proseguendo nella mostra si incontrano i lavori degli anni Ottanta e Novanta che vedono una progressiva tensione verso l’astrazione, l’essenzialità e la semplificazione della forma, ben visibile dalle pieghe inclinate ma poste in equilibrio dei Duetti (1986-1989) o nella scultura Oh! (1997), opere che occupano lo spazio senza ingombrarlo, invitando a riflettere sulla percezione del pieno e del vuoto.
Grazia Varisco, Oh!
A conclusione del percorso espositivo si incontrano le opere del nuovo millennio dove Grazia Varisco esplora nuove forme legate al cambiamento e all’ambiguità della percezione, come in Silenzi (2005), opera nata dal riutilizzo di passe-partout trovati come ready made nel laboratorio del corniciaio, e Quadri Comunicanti (2008), espressione di un instabile equilibrio tra pieno e vuoto.
Con questa mostra Grazia Varisco invita il grande pubblico ad interrogarsi ed analizzare quello che ci circonda e avvertiamo quotidianamente, invitandoci ad osservare meglio gli elementi e le situazioni apparentemente semplici, alla quale magari non daremmo importanza, prendendo in considerazione la loro essenzialità.
Grazia Varisco, Quadri comunicanti, 2008
Tutte le foto sono tratte dalla mostra “Grazia Varisco – Percorsi Contemporanei 1957 – 2022, Palazzo Reale, Milano