“Chiaramente l’aumento da 75 punti base del meeting odierno è insolitamente grande e non mi aspetto che movimenti di questo tipo saranno comuni”, ha dichiarato il presidente della Fed, Jerome Powell, in conferenza, “dalla prospettiva di oggi un aumento da 75 punti base o uno da 50 punti base sembra il più probabile nel prossimo meeting”
Secondo le aspettative del dot plot il tasso d’interesse a fine anno raggiungerà il 3,4%
Nel dubbio fra la scelta più drastica e quella più moderarata, la Federal Reserve ha deciso per la prima. Via libera, dunque, al rialzo dei tassi da 75 punti base. Il nuovo range di riferimento per il tasso dei fondi federali è dunque 1,5-1,75%. A spronare il Fomc verso un rialzo più consistente, il più ampio dal 1994, probabilmente è stato l’ultimo dato sull’inflazione di maggio, tornato ad accelerare su base mensile dal +0,3% al +1%. Per la verità, i dubbi non sono stati molti: ad aver votato contro l’inasprimento da 75 punti base, preferendone uno da 50, è stata solo la presidente della Fed di Kansas City, Esther L. George.
“Chiaramente l’aumento da 75 punti base del meeting odierno è insolitamente grande e non mi aspetto che movimenti di questo tipo saranno comuni”, ha dichiarato il presidente della Fed, Jerome Powell, in conferenza, “dalla prospettiva di oggi un aumento da 75 punti base o uno da 50 punti base sembra il più probabile nel prossimo meeting”.
Interrogato sulla possibilità di indurre una recessione, a causa di una stretta monetaria ancora più rapida, Powell ha replicato affermando che “è difficile vedere i tassi attuali come troppo elevati, non sono tassi in grado di provocare una recessione; se vediamo che i dati economici andranno in un’altra direzione ci adatteremo”. In altri passaggi della sua conferenza Powell ha messo in luce come buona parte degli elementi che stanno alimentando l’inflazione non possono essere colpiti dalle decisioni di politica monetaria. E’ un modo per affermare come l’atterraggio morbido dell’economia sarà particolarmente complicato. A guidare le decisioni future, però, sarà l’andamento dei prezzi ha sottolineato Powell.
La
reazione dell’S&P 500 alla pubblicazione del comunicato del Fomc
non è stata particolarmente forte, avendo ridotto i guadagni da
quota 3.780 a 3.744 punti. Durante la conferenza, però, l’indice è
cresciuto ai massimi di giornata.
La Fed ha anche rivisto, in senso peggiorativo, le proprie stime su crescita, disoccupazione e inflazione. Rispetto alle previsioni di marzo, per il 2022 la crescita attesa è passata dal 2,8 all’1,7%; la disoccupazione dal 3,5 al 3,7%; l’inflazione Pce dal 4,3 a 5,2%.
I passaggi chiave del comunicato
“L’invasione [russa dell’Ucraina] e gli eventi correlati stanno creando un’ulteriore pressione al rialzo sull’inflazione e stanno pesando sull’attività economica globale. Inoltre, è probabile che i blocchi legati al Covid in Cina aggraveranno le interruzioni della catena di approvvigionamento. Il Comitato è molto attento ai rischi di inflazione”, si legge nel comunicato stampa diffuso prima della conferenza del presidente Jerome Powell.
Indicativa la rimozione dal comunicato della frase: il Comitato “si aspetta che l’inflazione tornerà sul suo obiettivo del 2%”. Era l’ultima incrostazione della presunta “transitorietà” del fenomeno inflattivo di cui per molto tempo si è parlato.