Fra il 10 febbraio e la mattina del primo marzo il Ftse Italia Banche ha perso il 22,74%, tornando ai minimi dal 6 dicembre e cancellando il deciso rally di inizio 2022
Il 28 febbraio, S&P Global Ratings ha proceduto con una serie di declassamenti sul rating di alcune sussidiarie bancarie europee in Russia, fra cui spicca la controllata russa di Unicredit
Fra il 10 febbraio e la mattina del primo marzo il Ftse Italia Banche ha perso il 22,74%, tornando ai minimi dal 6 dicembre; un movimento allineato all’Euro Stoxx Banks, l’indice settoriale del Vecchio Continente, che ha ceduto oltre il 21%.
La crisi ucraina, nell’arco di questo breve lasso di tempo, è sfociata in un conflitto bellico che la maggioranza dei trader e degli osservatori riteneva meno probabile di una soluzione diplomatica. All’invasione della Russia sono seguite dure sanzioni sul comparto finanziario del Paese guidato dal presidente Vladimir Putin. Di riflesso, gli affari degli istituti di credito hanno perso un rilevante mercato.
Unicredit, la banca italiana che Dbrs Morningstar aveva definito come la più esposta al rischio-sanzioni, ha ceduto il 28,52% da quel 10 febbraio; Intesa Sanpaolo, prima banca italiana per asset e seconda per esposizione a Mosca ha lasciato sul campo il 24,32%. Ancora oggi, primo marzo, il titolo di Unicredit procede in territorio negativo (-1,32%), dopo giorni di brucianti ribassi.
Nel resto d’Europa spiccano, poi, i ribassi di Societe Generale e dell’austriaca Raiffeisen Bank, che dal 10 febbraio hanno perso il 32,7% e il 51,55%. Forte impatto anche per ING, giù del -25,9% nel periodo.
Con una perdita di capitalizzazione pari circa a 22 miliardi di euro le banche italiane potrebbero rappresentare oggi un’interessante opportunità d’acquisto, ha affermato Equita Sim in un suo rapporto pubblicato il primo marzo. Secondo Equita, le vendite su Unicredit, in particolare, “sembrano eccessive”, visto che la Russia rappresenta circa il 3% dei ricavi del gruppo: “il calo di circa 9 miliardi di euro della capitalizzazione di mercato sta più che scontando una nazionalizzazione del settore finanziario nel Paese”.
Il 28 febbraio, S&P Global Ratings ha proceduto con una serie di declassamenti sul rating di alcune sussidiarie bancarie europee in Russia, fra cui spiccano proprio i rami russi di Unicredit (da BBB- a BB+) e di Raiffeisen. “A nostro avviso l’escalation della tensione tra Russia e Ucraina, le operazioni russe in Ucraina e l’ampliamento delle sanzioni contro la Russia potrebbero portare a condizioni che alla fine destabilizzeranno l’economia russa e il sistema finanziario“, ha scritto S&P. “Gli Stati Uniti e l’Ue hanno annunciato sanzioni che proibiscono i rapporti con diverse banche e le loro filiali, e hanno introdotto restrizioni sui rapporti con diverse altre, comprese le quelle sulle operazioni che riguardano la Banca centrale russa”, ha proseguito l’agenzia di rating, “sappiamo che potrebbero essere contemplate ulteriori sanzioni, che potrebbero limitare ulteriormente l’accesso della Russia all’economia globale e ai mercati finanziari e danneggiare il suo settore finanziario”.
Mentre questo avviene, le immagini di lunghe code ai bancomat iniziano ad arrivare dalla Russia: una corsa agli sportelli che testimonia come le ripercussioni delle sanzioni abbiano già colpito i cittadini comuni. Per il secondo giorno consecutivo la Borsa di Mosca è rimasta chiusa, mentre la banca centrale ha fatto innalzato i tassi d’interesse dal 9,5 al 20% – un provvedimento di dimensioni del tutto inusitate.