E’ trascorso un anno dall’alba del 24 febbraio 2022, il giorno che ha riportato sul suolo europeo un’invasione militare su larga scala come “non si vedeva dalla Prima guerra mondiale”. L’idea che la Russia potesse assicurarsi una rapida vittoria si è scontrata molto presto con la strenua resistenza ucraina e con un sostegno compatto dell’alleanza Atlantica al fianco degli invasi. Dopo un anno, la prospettiva che questo conflitto possa estendersi ancora a lungo sembra concreta: nessuna delle due parti è riuscita a imporsi sul campo.
“In superficie, i due campi del conflitto restano ancorati all’obiettivo della vittoria totale”, ma dietro le quinte “è in corso la definizione del perimetro entro il quale si potrà negoziare”, ha affermato a We Wealth Alberto Negri, reporter di guerra e noto osservatore della politica internazionale. Quando sarà il momento di una tregua che apra le porte alle trattative resta un elemento di grande incertezza, anche se è verosimile aspettarsi che il conflitto sul terreno possa protrarsi ancora per “qualche mese”. Anche perché le capacità belliche di Mosca, dapprima sopravvalutate con una presa di Kiev fallita clamorosamente, ha affermato Negri, ora rischiano di essere un po’ sottovalutate. Nel frattempo le perdite umane rischiano di esercitare un peso relativamente maggiore sull’Ucraina, il cui bacino demografico è nettamente inferiore rispetto a quello della Russia. Nonostante le parole sempre più dure che hanno preceduto questo anniversario di guerra, “la mia impressione è che cominci solo ora la definizione di quelli che sono i contorni possibili un negoziato”, ha affermato Negri.
I messaggi dei leader
Le élite dell’Occidente “non possono non rendersi conto che è impossibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia”, ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un discorso all’Assemblea nazionale del 21 febbraio, “non nascondono il loro obiettivo di far subire alla Russia, come dicono apertamente, una ‘sconfitta strategica’ […]. Significa che vogliono eliminarci una volta per tutte. In altre parole, portare un conflitto locale nella fase di uno scontro globale”, ha sottolineato Putin, citato dall’agenzia Tass.
Appena il giorno prima, il 20 febbraio, il sostegno degli Stati Uniti era stato ribadito con grande forza simbolica dall’abbraccio fra il presidente Joe Biden e Volodymyr Zelensky a Kiev, in una visita “a sorpresa” – la prima dall’inizio del conflitto.
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L’evoluzione di questo anno di guerra sui mercati
Le vicende geopolitiche in Ucraina si sono intrecciate profondamente con le sorti di mercato in questo anno, durante il quale un’inflazione già in aumento è stata rinvigorita ulteriormente dall’isolamento economico della Russia e dalla riduzione dei flussi di gas diretti in Europa. Il bilancio degli indici azionari, nel confronto al 21 febbraio 2022 si è rivelato inaspettatamente favorevole al listino italiano Ftse Mib, grazie al massiccio recupero dei titoli bancari (favoriti dall’aumento rapido e vigoroso dei tassi d’interesse). Sul versante dei mercati più danneggiati dal nuovo mondo, largamente influenzato da quanto avvenuto in Ucraina, c’è l’indice Msci dei mercati emergenti e il Nasdaq Composite americano – colpito dallo scoppio della bolla di vari titoli tecnologici.
In termini settoriali, l’aspettativa di un rincaro persistente sui prodotti energetici ha spinto l’indice S&P 500 Energy su una performance del 24,15% nell’ultimo anno, nonostante una flessione del 4% da inizio 2023 al 17 febbraio.
La prima parte dell'anno, confrontando la fotografia degli afflussi di capitale odierna con quella di un anno fa, appare molto cambiata. Al 2 febbraio 2022, ancor prima della notizia dell'invasione, i flussi sui fondi retail in Europa erano largamente negativi in quasi tutte le categorie – in particolare sul fronte obbligazionario, che stava andando incontro alla peggiore perdita dell'epoca recente. Un anno dopo, sempre secondo i flussi monitorati da Bank of America, la situazione è ribaltata, con afflussi diffusi, in particolare sull'obbligazionario high yield e, più in generale, sul reddito fisso. Nella percezione dei gestori, la questione ucraina sembra destinata a rimanere sostanzialmente acquisita, ma senza i rischi di estensione del conflitto ad altri Paesi inizialmente temuti.
Una guerra destinata a proseguire?
“La novità dell'ultima fase del conflitto è che, da entrambe le parti, viene riconosciuto un conflitto aperto fra la Nato e la Russia. L'aspetto positivo, paradossalmente, è che quando a confrontarsi sono direttamente le potenze crescono le possibilità di trovare una soluzione”, ha affermato a We Wealth il professor Carlo Pelanda, esperto di geopolitica economica (Università Marconi). Tuttavia, il “punto di equilibrio” fra le aspettative della parte ucraina e quella russa deve essere ancora trovato, ha aggiunto il professore.
In questa fase né Ucraina né Russia avrebbero la possibilità di mollare la presa. A Mosca, in particolare, in gioco c'è il destino politico di Putin, il cui “grande timore è quello di non riuscire tenere il fronte” sul terreno ucraino. Ma cosa deve ancora accadere sul terreno militare prima che la situazione possa sbloccarsi a livello diplomatico? “Anche se costerà parecchi morti, gli ucraini possono resistere... si lascia al campo di battaglia la dimostrazione che c'è una situazione di stallo”.
Secondo Pelanda, “la vera complicazione non è arrivare al cessate il fuoco, ma il fatto che Mosca vorrebbe portare sul tavolo della pace una riduzione delle sanzioni”: l'unico modo per poter pretendere qualche contropartita è proseguire con la campagna militare. Le ultime parole del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, sembrano confermare questa determinazione: “Putin non sta pianificando la pace, ma più guerra”, aveva dichiarato il 14 febbraio a Bruxelles in occasione di un incontro dei ministri della Difesa Nato, “che questa sia la grande offensiva della primavera o solo un suo preludio è difficile a dirsi, ma stanno mandando più e più truppe ed armi”.
Gli esiti finali possibili, esclusa la remota possibilità di una vittoria totale, comprendono il compromesso o il logoramento ed esaurimento di una delle due parti. Prima che vi si arrivi, però, potrebbe farsi avanti la strada del negoziato. “Citerò quanto affermato dal Capo di Stato maggiore statunitense, Mark Milley: in questa guerra non ci sarà solo la vittoria solo di una parte”, ha affermato Negri, “è una guerra che si risolve con la trattativa, ed entrambe le parti si devono abituare all'idea di rinunciare a qualcosa”. La storia dei confini nazionali, anche nella stessa Ucraina è fatta di continui cambiamenti, ha ricordato Negri, e al netto dei nazionalismi necessari a cementare il sostegno alla causa bellica, una una modifica di quei confini potrebbe essere inconfessabilmente necessaria.