Lo startup studio “è un generatore seriale di startup che fonda e costruisce più aziende in serie al suo interno, facendo incontrare idee di business già validate con il miglior talento imprenditoriale in grado di realizzarle”
“Il fenomeno nel nostro paese è ancora limitato a una decina di realtà con modelli spesso affini ma specializzati su verticali diversi”
“In uno startup studio i tempi di sviluppo di una startup si accorciano notevolmente: l’84% esegue il seed round, di quelle che ce la fanno il 72% prosegue fino al Round A e il 60% lo concludono con successo”
Cosa sono gli startup studio e come si differenziano rispetto agli acceleratori e agli incubatori?
Incubatori e acceleratori generalmente “ospitano” progetti startup (soprattutto early-stage), fondati da soggetti terzi, supportandoli nella loro crescita e nel loro sviluppo, acquisendone eventualmente quote societarie in cambio di sede lavorativa, primo grant, network e servizi consulenziali di varia natura. Lo startup studio (detto anche “venture builder” o “company builder”), invece, è un generatore “seriale” di startup che fonda e costruisce più aziende in serie al suo interno, facendo incontrare idee di business già validate con il miglior talento imprenditoriale in grado di realizzarle. In qualità di co-founder ci lavora direttamente, le avvia alla crescita “in parallelo” con finanziamenti e risorse, talvolta attraverso veicoli di investimento propri – i nostri sono le “Lab” – per poi in alcuni casi cederle a partner industriali medio-grandi, coinvolti fin dall’inizio, in ottica open Innovation.
Quanto è diffuso questo modello in Italia? E nel resto del mondo?
Gli Startup Studio sono divenuti sempre più popolari negli ultimi anni ma la prima società ad adottare questo modello risulta essere stata Idealab (startup studio basato a Pasadena, in California, ndr) già nel 1996. Oltre ad aver avviato centinaia di startup di successo (il 5% delle quali è divenuta poi un unicorno con valore superiore a 1 miliardo di dollari) ha anche stimolato la nascita di altrettanti studio, come si può leggere nel white paper “Disrupting the Venture Landscape” di GSSN. Secondo Enhance Ventures, la loro crescita negli ultimi 7 anni è stata del 625%, per un totale di 560 Studio presenti oggi in tutto il mondo, da High Alpha a Atomic VC negli Stati Uniti o Rocket Internet, e-Founders e Finleap in Europa, solo per citarne alcuni. In Italia c’è chi vede in Nana Bianca uno dei primi tentativi di Startup Studio, avendo dato i natali a tante startup di successo. Tuttavia, a distanza di 9 anni, il fenomeno nel nostro paese è ancora limitato a una decina di realtà con modelli spesso affini ma specializzati su verticali diversi, come per esempio e-Novia o Mamazen, per citarne due. Nel frattempo assistiamo a un graduale cambio di direzione verso un modello startup studio anche in alcuni ex acceleratori/incubatori che si sono resi conto che forse è meglio partire dalla costruzione di solide fondamenta (meglio se “lean”) piuttosto che provare a raddrizzare situazioni nate “storte”. Questa tendenza generale, graduale ma costante, insieme alle evidenze del mercato internazionale ci sembra confermare che la strada che abbiamo intrapreso sia molto promettente.
Quali sono i vantaggi per le startup? E per gli investitori?
Innanzitutto in uno startup studio i tempi di sviluppo di una startup si accorciano notevolmente: l’84% esegue il seed round, di quelle che ce la fanno il 72% prosegue fino al Round A e il 60% lo concludono con successo (tra le imprese che seguono il percorso “tradizionale” questo dato scende al 42%). Chiudono quindi il Series A in media in 25.2 mesi contro i 56 del percorso tradizionale. Oltre alla riduzione dei tempi, la startup che nasce in uno studio riesce, grazie all’esperienza e alle competenze variegate del team, a identificare e a impiegare le best practice più appropriate, evitando gran parte degli errori che solitamente commette un founder alla sua prima esperienza. È chiaro poi che, nel momento in cui lo studio investe nelle startup che crea in qualità di socio attivo, questi ha un interesse diretto nel successo di ogni iniziativa che si traduce di conseguenza in una maggiore garanzia per gli investitori. La probabilità di ritorno dell’investimento è data anche dalla spinta al coinvolgimento dei partner industriali fin dalla creazione della startup. Il nostro obiettivo come Startup Bakery è quello di creare startup “sostenibili” sin dalla nascita: ogni nostra gemmata infatti è legata ad almeno uno degli Sdg (Sustainable Development Goals) e questo dunque è anche garanzia di investimenti sostenibili.
Può citare qualche storia di aziende di successo nate da uno startup studio?
A titolo di esempio possiamo citare Solarisbank, gemmata da Finleap, oppure aziende come Front, Aircall, Forest, Spendesk e Mailjet, nate in seno a e-Founders. Front, fra l’altro, risulta all’85° posto nella classifica delle 101 migliori società di tutti i tempi di Y Combinator. Ancora è presto per parlare di startup realmente di successo nate da studio italiani ma sono fiducioso. Startup Bakery nasce proprio per provare a cambiare anche questo trend e a gemmare innovazione sostenibile, utile al nostro ecosistema imprenditoriale.