I finanziamenti nel 2020 hanno toccato quota 683 milioni, lontano dal miliardo ipotizzato prima che si manifestasse il Covid, ma in linea con il 2019 (i dati sono del Politecnico di Milano). Un segnale di resilienza dell’ecosistema italiano
Si sono viste operazioni di dimensioni straordinarie per il contesto italiano, che hanno compensato la debolezza dei flussi. E l’interesse sempre più forte da parte di investitori internazionali
Una top ten di startup disruptive
Ancora, sul podio c’è Milkman, che organizza consegne dell’ultimo miglio per i colossi del delivery (e nel cui capitale è entrata anche Poste Italiane: la raccolta complessiva è stata di 25 milioni nel corso dell’anno). Genespire, che sviluppa terapie geniche trasformative per persone affette da malattie genetiche ha ricevuto 16 milioni. Undici milioni sono andati a iGenius, scale up nel settore dei dati che offre servizi automatici di marketing ad altre aziende; e altrettanti a Everli, la ex supermercati24 che consegna la spesa a casa dai supermercati e ha assunto nome e dimensione internazionale. Nella top ten delle società più supportate dagli investitori del vc nell’anno della pandemia ci sono anche CoreView (10 milioni), che supporta i clienti business nell’adozione e nell’implementazione delle tecnologie Saas e WeSchool (6,4 milioni), la startup che ha introdotto il digitale a scuola ben prima della pandemia – e dal lockdown ha conquistato 1,7 milioni di studenti italiani, entrando insieme a Google e Microsoft tra le piattaforme riconosciute dal Miur per la didattica a distanza.
Chiude la top ten, con 6 milioni di finanziamento, Codemotion, piattaforma che mette in connessione professionisti dell’It e aziende.
Un ecosistema resiliente
La classifica è quella redatta nell’Osservatorio Start up Hi-Tech del Politecnico di Milano, che fotografa un sistema in salute, nonostante la crisi, in cui a fronte di un lieve calo dei volumi complessivi, fenomeni nuovi hanno generato valore come non mai nel nostro Paese.
Nel 2020 gli investimenti totali in equity di startup hi-tech sono ammontati a 683 milioni di euro, solo in leggera diminuzione rispetto ai 694 milioni del 2019. Il sistema ha dimostrato di essere resistenze alle batoste della pandemia, contraddicendo le previsioni apolicattiche di chi preconizzava la fine del mondo. “Il 2020 è stato un anno complesso dal punto di vista sanitario, sociale, ed economico – dice Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-Tech – L’impatto della forza esogena rappresentata dal Covid 19 e le successive azioni discontinue messe in atto dai governi e dalle imprese per limitarne la diffusione hanno avuto pesanti ripercussioni sulle intere economie dei Paesi colpiti con effetti di breve e lungo termine ancore difficili da completare appieno e quantificare”. Lo choc ha obbligato ad abbondare la speranza di raggiungere o addirittura superare finalmente la soglia di 1 miliardo di euro di investimenti equity in startup hi-tech italiane, ma a ben vedere, i cambiamenti innescati dalla pandemia in termini di necessità di maggiore digitalizzazione anche delle imprese tradizionali, potrebbe aver funzionato da acceleratore spingendo operazioni che invece avrebbero richiesto più tempo. Non è un caso se nella classifica delle società più finanziate compaiono società rappresentative del FinTech, del MedTech e dell’ed-Tech prevalentemente: tutti settori che hanno subito il famoso balzo di dieci anni in otto settimane nell’emergenza del primo lockdown.
Inoltre, si sono osservati round di dimensione straordinaria rispetto alla media dei round di finanziamento che caratterizzano il nostro ecosistema, con l’ingresso di operatori esteri che “testimoniano l’oggettivo valore riconosciuto a livello internazionale di alcune nostre realtà innovative d’eccellenza”.
Premiate anche da LinkedIn
Non stupisce che molte delle start up che hanno avuto maggior successo e finanziamenti nel 2020 siano anche quelle inserite nella prima classifica annuale Top Startups elaborata da LinkedIn, che le giudica in base a quattro parametri: la crescita della forza lavoro, l’interesse delle persone in cerca di impiego, le interazioni degli utenti con le aziende e i loro dipendenti, e la loro capacità di attrarre talenti dalle aziende incluse nella classifica LinkedIn Top Companies pubblicata in diversi Paesi del mondo. Per essere idonee, le aziende devono avere non più di 7 anni, avere almeno 30 dipendenti in Italia, essere a capitale privato e avere sede in Italia.
Al primo posto compare un outsider rispetto all’elenco del Polimi: Casavo che ha 78 dipendenti a Milano e opera del PropTech e in particolare nell’intermediazione immobiliare via algoritmo. La seconda è Boom Image Studio (11esima delle più finanziate nel 2020), 70 dipendenti e attività nella fotografia mista ad AI: il gruppo si occupa di fornire servizi fotografici completi in 24 ore in oltre 60 Paesi nel mondo grazie al collegamento in rete di oltre 35mila fotografi.
Terza è Satispay e quarta Everli. Poi compare una FinTech che non è nell’elenco delle più finanziate nell’anno: Credimi, specializzata nei finanziamenti digitali alle imprese e operativa dal gennaio 2017. Da quel momento ha risposto alle richieste di liquidità di quasi 30mila aziende, raggiungendo il miliardo e mezzo di euro di erogato tra servizi di factoring e prestiti a medio e lungo termine con una crescita media anno su anno del 200%.
Segue la modenese Energy Way (dal 22 settembre 2020 Ammagamma) una società di data science e artificial intelligence. Composta da matematici e ingegneri, mette a punto modelli innovativi al servizio dell’efficienza e della sostenibilità delle imprese. E ancora Milkman e iGenius, che abbiamo già passato in rassegna tra le startup più finanziate dal Vc nell’anno della pandemia.