La crescita del risparmio amministrato, non è una sorpresa, è stato il principale sconvolgimento nei portafogli serviti dal private banking, con un peso complessivo aumentato dal 24,2 al 30,1%, nel corso del 2023. Si tratta di un balzo che ha sottratto spazio a tutte le altre componenti, in particolare la parte assicurativa (scesa dal 22,5 al 19,9%) e quella in liquidità (da 16,9 a 14,8%). La fotografia che Aipb, l’associazione italiana del private banking, ha scattato l’anno scorso non dovrebbe essere poi così diversa, nelle tendenze, rispetto a quanto si osserverà a fine 2024. Infatti, per il risparmio amministrato, Aipb prevede una crescita del 14,1% quest’anno, che porterà il portafoglio delle famiglie servite dal private banking ad essere distribuito in singoli titoli per il 32%, mentre il risparmio gestito varrà il 35% (stabile) e i prodotti assicurativi il 19,4% (in ulteriore flessione).
Le famiglie private, ha sottolineato Aipb in un incontro con la stampa tenutosi al termine dell’assemblea annuale, destinano una parte relativamente più grande del proprio portafoglio al risparmio amministrato, quindi a singoli titoli come il Btp. Infatti, se per gli altri operatori (da mass market ad affluent) il risparmio gestito rappresenta tre volte quello amministrato, con un rapporto 5% contro 15% a fine 2023, nel portafoglio private i rapporti di forza sono quasi paritari (30,1% contro 35,2%).
Mentre il portafoglio delle famiglie private continua ad arricchirsi di singole obbligazioni, cresce anche il peso della remunerazione erogata tramite contratti di consulenza evoluta a pagamento, che nella gran parte dei casi aggiunge una parcella “on top” (in aggiunta) alle altre forme di compenso integrato nel costo periodico di fondi e polizze. Nel 2023 il tasso di crescita annuale della consulenza a pagamento ha superato il 18%.
Modelli di pagamento in evoluzione
Un portafoglio che preveda una maggiore fetta di singoli titoli, che non pagano retrocessioni al consulente, sollecita l’industria ad aggiornare i suoi modelli di business per non perdere margini di profitto. La concorrenza delle cedole offerte dai titoli di Stato, probabilmente, non sarà un fattore momentaneo, ma una caratteristica che permarrà nel contesto di mercato dei prossimi anni.
Secondo le simulazioni che Prometeia ha realizzato in collaborazione con l’Aipb, il rendimento del Btp decennale andrà ad aumentare nei prossimi anni rispetto ai livelli attuali, per arrivare in area 4,5% entro la fine del 2026, complice l’elevato debito pubblico e la riduzione del bilancio della Bce. Questo contesto di difficile gestione della finanza pubblica spingerà il governo a proseguire il progressivo trasferimento della proprietà del debito pubblico dalla banca centrale alle famiglie e imprese italiane, avviato con successo con numerose emissioni dedicate (una delle quali in arrivo, con il nuovo Btp Valore di inizio maggio). Le famiglie e le imprese, che a fine novembre detenevano in portafoglio oltre 300 miliardi di euro di debito pubblico, hanno aumentato in un anno la propria esposizione di circa 100 miliardi.
Il private banking ha a disposizione gli strumenti e i modelli per poter fronteggiare un calo nel peso specifico del risparmio gestito in portafoglio, ha affermato il presidente di Aipb, Andrea Ragaini. “Oggi abbiamo le leve necessarie per gestire un portafoglio fatto anche in modo esclusivo di titoli amministrati, per il cliente che preferisca agire in questo modo”, ha affermato il presidente di Aipb, ricordando come questa soluzione possa limitare in modo importante quella che sarebbe una parcellizzazione dei rischi sui singoli emittenti. “Sono convinto, comunque, che i portafogli gestiti dal private banking possano avere le caratteristiche di efficienza a prescindere dal modello scelto”, che sia consulenza evoluta sui titoli amministrati o retrocessioni sui prodotti di risparmio gestito.
Ragaini ha riconosciuto, comunque, che il probabile perdurare della concorrenza dei titoli di Stato potrebbe contribuire far lievitare la quota di masse attualmente gestite dalla consulenza a pagamento, per quanto rimanga ancora minoritaria. In termini assoluti, infatti, oltre l’80% delle masse del private banking resta gestito attraverso il modello delle retrocessioni.
Nonostante questo, il private banking appare più attrezzato degli altri segmenti per fronteggiare eventuali strette normative sulle retrocessioni nei prossimi anni: restrizioni che peserebbero parecchio sui segmenti in cui il risparmio assicurativo e gestito costituiscono la quasi totalità del portafoglio (esclusa la liquidità) in un contesto in cui buona parte della clientela non sarebbe disposta a pagare una parcella per il servizio di consulenza che riceve.
Dove andranno le masse del private banking nel 2024
A fine 2023, il private banking italiano gestiva 1.101 miliardi di euro, un record che secondo le attese di Aipb verrà superato alla fine di quest’anno raggiungendo la soglia dei 1.184 miliardi. Si tratterebbe di una crescita del 7,5%, assai superiore al tasso del 2,1% previsto per gli altri segmenti del settore. A trainare la crescita delle masse saranno, rispettivamente l’effetto mercato per il risparmio gestito (che varrà il 74% dell’aumento delle masse), mentre l’effetto dei flussi netti peserà per circa il 70% nella crescita delle masse nell’amministrato. Per il private banking nel suo complesso l’effetto mercato porterà un incremento del 3,9% delle masse, cui si aggiungerà un 3,6% di raccolta netta – dati che spingeranno le masse del private a una crescita superiore a quella degli altri operatori (per i quali si prevedono tassi di crescita, fra effetto mercato e raccolta, dell’1,6 e dello 0,5%).