Il processo di democratizzazione degli investimenti alternativi nel Vecchio continente non accenna ad arrestarsi: entro la fine dell’anno le masse gestite (AUM) investite in tale asset class dovrebbero superare i 2,3mila miliardi di euro. A scattare quest’istantanea è il report European Alternative Investments 2023: Helping Investors Diversify di Cerulli Associates, secondo cui il numero di investitori al dettaglio che accederanno ai private market, investimenti tradizionalmente riservati agli investitori istituzionali e ai family office, sarà destinato a crescere anche nei prossimi anni. A stimolarlo, un nuovo contesto macroeconomico, l’innovazione di prodotto e i passi avanti compiuti dai regolatori europei e nazionali. Ma cosa vuol dire nel concreto allargare la platea degli investitori che intendono accedere ai private market? Quali sono le sfide e quali le opportunità che tale processo comporta per investitori e operatori del settore? Lo chiediamo a Giacomo Stratta, CEO e fondatore di Obsidian Capital Sgr, in occasione dell’ingresso all’interno della sua squadra di Daniele Mellana, Head of Business Development.
Dottor Stratta, come vede oggi e nei prossimi anni, il posizionamento dei private assets nei portafogli degli italiani?
È in atto una profonda evoluzione nell’approccio ai private market, fino a qualche anno fa ad appannaggio esclusivo dei grandi investitori istituzionali o degli HNWI e precluso al mercato affluent e retail. Sta mutando innanzitutto il framework normativo che, a determinate condizioni permette oggi agli investitori di avvicinarsi a mercati altamente specializzati e sofisticati, con strategie globali come nel caso dei fondi di fondi internazionali che consentono un approccio multi-asset e multi-strategy anche con ammontari contenuti, rispetto al passato.
Le analisi e le survey di mercato puntualmente ci restituiscono evidenze del crescente interesse verso questi strumenti, da calare tuttavia in un mercato fortemente polarizzato. Le prime cinque/sei banche distributrici, infatti, rappresentano circa due terzi del sistema e la raccolta, sebbene in crescita, vede gli investimenti alternativi relegati a percentuali ben al di sotto di quelle europee o globali.
Un mercato potenzialmente vasto. Come è quindi possibile contribuire allo sviluppo degli investimenti alternativi in Italia?
Il tema va affrontato sia dal lato degli asset manager (i c.d. manufacturer) che da quello della distribuzione, che essenzialmente opera attraverso le reti di private banking.
Sul fronte delle Sgr che gestiscono gli strumenti alternativi, a mio avviso vi sono alcuni punti chiave su cui lavorare, che si possono sintetizzare in diversificazione, rigore e continuità. Sono questi elementi tra loro indivisibili: il mercato dei fondi alternativi conta oggi, guardando al solo private equity, oltre 23.000 asset manager nel mondo. Bisogna quindi scegliere attentamente le opportunità di investimento. Le fasi di screening, due diligence e quella successiva di monitoraggio dei portafogli risultano imprescindibili.
In un tale contesto, diversificato per paesi, strategie e dimensioni, occorre stabilire e mantenere sia una presenza continuativa sui mercati che instaurare un confronto costante con gli asset manager internazionali. Obisidian Capital seleziona operatori del mid-market, che presentano oggi un eccellente rapporto tra esposizione-rischio-rendimento. Per far ciò bisogna essere spesso presenti anche fisicamente sui mercati di riferimento: per questo il nostro team, attivo da oltre vent’anni con focus esclusivo nel private equity e nel private debt internazionali, ha compiuto negli ultimi cinque anni oltre 180 visite on site. Ma non è tutto: per avere un punto di osservazione dedicato e specialistico abbiamo voluto aprire un ufficio di rappresentanza a Singapore, che sarà operativo da ottobre 2023 e per la medesima ragione ci avvaliamo di partnership esclusive nelle aree di nostro interesse con primari operatori indipendenti.
Infine, Obsidian Capital dedica un team specialistico e totalmente interno all’attività costante di monitoraggio dei portafogli, con più di 2.500 strumenti rappresentativi degli oltre 90 asset manager in portafoglio selezionati negli ultimi cinque anni, a vantaggio dei nostri oltre dieci fondi alternativi.
Guardando invece al fronte della distribuzione?
I private market restano ambito di elezione dei grandi investitori istituzionali, per orizzonte temporale, profilo di rischio e obiettivi di investimento, ma il progressivo ingresso di nuovi investitori è fondamentale per lo sviluppo del mercato. Le banche dedicate al segmento private saranno le protagoniste di questa crescita, offrendo la possibilità ai propri clienti, in ottica di open architecture, di aprire i propri portafogli a strategie di investimento decorrelate, globali e in grado di completare l’asset allocation, ancora oggi tipicamente sbilanciata a favore degli strumenti domestici tradizionali.
Quale ruolo vede per la vostra Sgr in questo contesto altamente competitivo e in evoluzione?
Obsidian Capital si pone come interlocutore tanto delle banche private quanto della clientela istituzionale, in veste di gestore di portafoglio specializzato capace di supportare gli intermediari finanziari nell’implementazione di nuovi prodotti. Tutto questo senza distogliere le energie già impiegate nel business tradizionale, andando così ad affiancarsi alle banche in maniera rapida ed efficace all’interno di in un business model consolidato.
È per questo che abbiamo fortemente voluto l’ingresso nella nostra struttura di Daniele Mellana, che ha una profonda esperienza sui private market, maturata in particolare sui mercati esteri e che ha affiancato grandi realtà distributive nell’approcciare i mercati alternativi.
Dottor Mellana, come si integrano nell’offerta di una rete tradizionale gli strumenti alternativi?
Elementi chiave dei private asset sono certamente la diversificazione e la decorrelazione rispetto agli altri strumenti in portafoglio, consentendo quindi un beneficio in termini di minor rischiosità complessiva degli investimenti e di massimizzazione della performance.
Se guardiamo alle reti distributrici la chiave è nella formazione nel continuo. Si tratta di un mercato per certi sensi “inesplorato” e in continua evoluzione. Tali prodotti devono essere ben conosciuti, anche nelle dinamiche e nelle modalità di funzionamento, per poter essere utilizzati correttamente nella costruzione dell’allocazione strategica della nostra clientela. Per questo riteniamo fondamentale accompagnare le banche nostre partner in un percorso di conoscenza e approfondimento, in modo che il private banker possa essere sempre il consapevole trait d’union tra i bisogni dell’investitore e il panorama di opportunità di investimento.
Il ruolo delle banche non si esaurisce nella fase iniziale di contatto della clientela, ma si estrinseca lungo tutta la durata dell’investimento, con un’attività di assistenza e post-vendita altamente specializzata.
La squadra di Obsian Capital si rafforza
Obsidian Capital Sgr è un operatore italiano indipendente, con focus esclusivo nella gestione di private asset e oltre 800 mln di raccolta. Attualmente in fundraising con tre fondi alternativi con strategia globale nel segmento del private equity, private debt e un fondo specialistico, Obsidian Tech Opportunity.
Daniele Mellana, torinese con significativa presenza all’estero, ha maturato esperienze presso il Centro Ricerche Fiat e poi in Citco e in East Capital, boutique svedese specializzata nei mercati emergenti a Milano, Parigi e Lussemburgo, prima di ricoprire il ruolo di Head of business development presso Fineco Asset Management, società di gestione irlandese del Gruppo FinecoBank, con la responsabilità sulle attività di distribuzione e sviluppo di prodotto, ricoprendo inoltre il ruolo di Chairman del Comitato prodotti e membro del Comitato Investimenti.
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