Si trova al Centre Pompidou di Parigi una delle esibizioni più “calde” del momento. Surréalisme, che rimarrà aperta fino al gennaio prossimo, è una delle ultime mostre godibili dal grande pubblico prima del lungo restauro che il museo affronterà dal 2025 al 2030. Organizzata su una pianta che richiama la forma di un labirinto (similmente a quanto realizzato da Marcel Duchamp per la mostra surrealista del 1947), l’esibizione si sviluppa partendo dal fulcro centrale e continuando in 13 stanze tematiche che contengono più di 100 opere di altrettanti artisti di altissimo livello (ricordiamo qui Salvador Dalì, Giorgio de Chirico, Max Ernst, Leonora Carrington, René Magritte, Dora Maar, Dorothea Tanning e Man Ray). L’ingresso al labirinto è già un monito: si viene infatti inghiottiti da una mostruosa porta che invita a lasciare al suo esterno “tutte le idee dettate dalla ragione”.
La stanza centrale della mostra
Gli albori del Surrealismo al Pompidou
La stanza centrale rappresenta il principio della storia surrealista. Contiene il manoscritto originale del Manifeste du Surréalisme (definito poi in seguito anche Primo Manifesto del Surrealismo), con cui André Breton segnava l’inizio del movimento nell’autunno del 1924, definendolo come “l’automatismo psichico con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale”.
André Breton
Breton era estremamente affascinato dalle teorie di Sigmund Freud (avendo anche lavorato come assistente nel centro neuropsichiatrico di Saint-Dizier nel 1916) e traeva molti spunti dai suoi studi. La Surrealtà di André era infatti un luogo in cui la scrittura automatica e il mondo dei sogni (i surrealisti attendevano regolarmente sessioni ipnotiche di sonno) potevano far scaturire l’inconscio dell’essere umano, ricomprendente anche paure e mostri.
Le sale tematiche, irrazionalità allo stato puro
Le prime tre sale (The Mediums Enter, Trajectory of the Dream e Sewing Machines and Umbrellas) sono specificamente dedicate ai temi del sogno, dell’inconscio e della bellezza (che i surrealisti definivano anche come la “possibilità che una macchina da cucito e un ombrello si incontrino su un tavolo operatorio”). Ipnotici sono i due quadri di Giorgio De Chirico, Le Cerveau de l’enfant, Portrait [prémonitoire] de Guillame Apollinaire e Le Chant d’amour (tutti del 1914), realizzati dal Maestro nel suo periodo di vita parigino e a lungo ispiratori di molti altri appartenenti al movimento (nonostante la separazione di De Chirico dai Surrealisti nel 1929).
Le Chant d’amour (1914), Giorgio De Chirico
Dominano gli spazi del Pompidou anche La Rêve (1931) e il mitologico telefono-aragosta (Le Téléphone aphrodisiaque, 1938) di Salvador Dalí, oltre all’ombrello in spugna di Wolfgang Paalen (Nuage articulé, 1937) e all’inaspettato disegno (particolarmente etereo) di Valentine Hugo (Rêve du 21 décembre 1929). Interessanti sono anche le sale chiamate Chimera e Alice, la seconda dedicata ad Alice nel Paese delle Meraviglie (1865) di Lewis Carroll.
Lo scrittore veniva ritenuto Surrealista, soprattutto perché le avventure di Alice richiamano un mondo irreale dove domina l’assurdo. Particolarmente in tema sono lo stupendo Eine Kleine Nachtmusik (1943) della pittrice statunitense (nonchè moglie di Max Ernst) Dorothea Tanning (presente in sala anche con Birthday, 1942 e Chambre 202, Hôtel du Pavot, 1970), i due quadri di René Magritte Alice au pays des merveilles (1946) e Les Valeurs personnelles (1952) e l’armadio che dà sull’infinito di Marcel Jean (Armoire surréaliste, 1941).
L’Ange du foyer (Le Triomphe du surréalisme) (1937), Max Ernst
Proseguendo lungo il percorso si entra nella sala più “politica” della mostra: Political Monsters. I surrealisti furono toccati in prima persona dall’arrivo di Adolf Hitler e dalla crescita del fascismo in Europa. Per esprimere le proprie visioni, nel 1933 fondarono il giornale Minotaure.
Quadri quali L’Ange du foyer (Le Triomphe du surréalisme) (1937) di Max Ernst e Construction molle avec haricots bouillis (prémonition de la guerre civile) (1936) di Salvador Dalí, sono premonitori dei tempi bui che il continente europeo affrontò negli anni successivi (nel 1939 Ernst fu addirittura arrestato in quanto autore di arte degenerata e internato al Camp des Milles, da cui riuscì a scappare e raggiungere New York nel 1941).
Infine, importanti sono i temi della notte (e del cosmo), oltre a quello dell’amore. Omaggio alla notte è il cortometraggio Un Chien andalou (1929), girato da Luis Buñuel con Dalí, ma anche Extrême nuit (1977) della sempre più conosciuta Leonor Fini e l’intramontabile L’Empire des Lumières (1954) di Magritte. L’amore è invece percepito come un sentimento rivoluzionario e talvolta scandaloso. Ne sono esempio Object désagréable (1931) di Alberto Giacometti e Visage du Grand Masturbateur (1929) di Dalí.
Rêve causé par le vol d’une abeille autour d’une grenade, une seconde avant l’eveil (1944), Salvador Dalí
Il restauro del Pompidou
Il consiglio è quello di andare a vedere la mostra, vista anche l’imminente chiusura del Pompidou per restauri. Aperto nel 1977 e progettato da Renzo Piano, Richard Rogers e Gianfranco Franchini, il centro è diventato uno dei punti focali della vita artistica parigina, senza però venire più ristrutturato. Il nuovo progetto – di cui sono stati incaricati gli architetti Hiroko Kusunoki e Nicolas Moreau – partirà nel 2025 (si è preferito infatti salvaguardare l’apertura dell’edificio nel periodo delle Olimpiadi) e andrà ad integrarsi con quanto costruito negli anni ’70.
È stato previsto che il progetto costerà 262 milioni di euro e comprenderà l’edificio principale (per cui sarà necessario effettuare anche la bonifica totale dell’amianto ancora presente nella struttura) – che verrà reso più moderno ed eco-sostenibile – oltre alla piazza antistante il Pompidou. Quest’ultima verrà terrazzata e riprogettata in modo da favorire un dialogo con l’atelier di Brancusi. La ciliegina sulla torta sarà invece la terrazza al settimo piano, già famosa per la sua vista panoramica. Lo spazio verrà esteso anche al lato nord, rendendola ancora più accattivante per gli ospiti del centro.