3 meravigliosi parchi d’arte da visitare fra Toscana e Lazio
La Toscana è conosciuta nel mondo per il suo stretto rapporto fra territorio e arte, fin dal Medioevo infatti, i suoi magnifici territori hanno accolto opere d’arte e progetti paesaggistici di ampio respiro, richiamando fin dai tempi antichi, un gran numero di artisti e creativi ad esplorare questi territori, per lasciare il loro segno personale. Questa predisposizione al dialogo fra arte e paesaggio ha continuato ad esprimersi nel tempo dando vita a numerose realtà pubbliche e private, che mettono in scena questa felice unione.
Artisti, aziende, collezionisti ed enti pubblici hanno promosso negli anni progetti e strutture uniche che costituiscono oggi un patrimonio tutto da scoprire.
We Wealth vi propone di seguito un ricco itinerario che vi accompagnerà alla scoperta di tre celebri parchi d’arte fra Toscana e Lazio attraverso un territorio ricco di vocazione artistica.
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Il Giardino di Spoerri
Il Parco nasce nei primi anni novanta dal forte desiderio dell’artista Daniel Spoerri di realizzare un luogo magico in cui natura e scultura potessero fondersi creando un ambiente unico. Questo splendido giardino si trova nel sud della Toscana, si tratta di una grande tenuta sulle pendici del Monte Amiata nel comune di Seggiano.
Nelle mappe antiche questo luogo era denominato “Paradiso” e di un vero e proprio paradiso dalla rigogliosa vegetazione, si tratta ancora oggi.
Nel corso degli anni, Spoerri ha continuato ad arricchire il suo parco di sculture e nuove installazioni coinvolgendo un gran numero di artisti internazionali.
Eva Aeppli, L’autre coté
113 opere di 55 artisti
Ad oggi il giardino conta ben 113 installazioni di 55 celebri artisti quali: Erwin Wurm, Not Vital, Paul Wiedmerr, Roland Topor, Jean Tinguely, Andre Thomkins, Patrick Steiner, Paul Talman, Mauro Staccioli, Daniel Spoerri, Carolein Smit, Jesus Rafael Soto, Esther Seidel, Martin Schwarz, Pavel Schmidt, Nora Schopper, Uwe Schloen, Kimitake Sato, Dieter Roth, Susanne Runge, Rosa Roedelius, Bernhard Pras, Josef Pleier, Graziano Pompili, Meret Oppenheim, Katrin Plavcak, Birgit Neumann, Josef Maria Odermatt, Aldo Mondino, Luigi Mainolfi, Luciano Massari, Angelo Maineri, Bernhard Lunginbhul, Ursi Lunginbhul, Zoltan Ludwig Kruse, Juliane Kuhn, Jurgen Knubben, Dani Karavan, Nam June Paik, Alfonso Huppi, Johann Wolfgang V. Goethe, Luciano Ghersi, Karl Gerstner, Oliver Estoppey, Katharina Duwen, Ugo Dossi, Herbert Distel, Erik Dietman, Giampaolo Di Cocco, Thomas Blumer, Roberto Barni, Ay-o, Till Augustin, Arman, Eva Aeppli.
Erwin Wurm, pantalone doppio
Per poter vedere tutte le installazioni con l’attenzione necessaria è essenziale ritagliarsi un paio d’ore di tempo per passeggiare nell’immenso parco e scoprire le numerose sculture disseminate nel territorio, celate all’ombra di fitti boschetti e in piccole radure.
Poco dopo l’inizio del percorso sulla cima di una collinetta con una meravigliosa vista sulla valle, verrete catturati dalla magnifica installazione in bronzo realizzata da Spoerri, dal titolo Unicorns Navel of the World, si tratta di una delle prime installazioni realizzate nel parco, e ritrae una serie di teschi di cavallo caratterizzati da lunghi corni di narvalo, le sculture sono protese verso il cielo e poste in struttura circolare, se avete l’occasione di visitare questa installazione al tramonto sarete avvolti da un’atmosfera alchemica unica.
Unicorns Navel of the World
Proseguendo troverete l’installazione di Olivier Estoppey dal titolo Dies Irae dove uno sterminato gruppo di 160 oche, corre sotto gli olivi incalzato da tre mastodontici suonatori di tamburo.
Dies Irae
E ancora l’opera interattiva che confonde i sensi dei visitatori di Spoerri, dal titolo Chambre n.13 de l’Hôtel Carcassonne Paris, si tratta di una vera e propria riproduzione in bronzo a grandezza naturale della camera parigina dove è iniziata l’avventura artistica di Daniel Spoerri, la struttura colpisce e disorienta il visitatore per la sua inclinazione che causa un immediato senso di vertigine con la netta sensazione di essere al centro di un incantesimo.
Chambre n.13 de l’Hôtel Carcassonne Paris
L’osservatore è proiettato in una dimensione privata e intima provocata dalla presenza di una moltitudine di oggetti appartenuti al suo ospite.
La bellezza delle opere e la ricchezza naturalistica, fanno sì che la passeggiata nel Giardino risulti appassionante sia per gli amanti dell’arte che per famiglie e bambini.
Nel 1977 il Giardino di Daniel Spoerri è stato riconosciuto ufficialmente come fondazione culturale senza scopo di lucro, dal Ministero della cultura italiana.
Il parco può essere visitato da Pasqua ad Ottobre.
Jurgen Knubben, Due lenticchie d’acciaio e cinque geodi
Il giardino dei tarocchi di Niki de Saint Phalle
Questo straordinario parco che si trova al confine fra Toscana e Lazio, nasce da un’idea dell’eclettica artista francese Niki de Saint Phalle ed è ispirato al Parc Guell di Antoni Gaudì a Barcellona. L’artista ha considerato il Giardino dei Tarocchi la sua grande opera della vita, lavorando al suo compimento per quasi 20 anni fra il 1979 e il 2002, anno della sua morte.
Questo magico parco, vede al suo interno 22 sculture dalla struttura monumentale che in alcuni casi ne permette addirittura l’abitabilità, per diversi anni la stessa artista ha infatti abitato nella scultura dell’Imperatrice. Le strutture coloratissime sono rivestite con mosaici in ceramica e vetro proveniente da Murano, Cecoslovacchia e Francia.
The Sun, ph. ©Peter Granser
Il tema centrale del parco, come si evince dal nome, è quello dei tarocchi, le 22 sculture sono infatti ispirate agli arcani maggiori, la stessa artista ha dichiarato più volte che: ”il giardino, come la sua vita, è proprio come un mazzo di Tarocchi: non si sa mai quale ci si può trovare davanti.”
L’artista ha deciso di realizzare il parco in modo indipendente, pagandolo personalmente e creando una squadra locale attiva ancora oggi. Saint Phalle ha inoltre invitato artisti come quali Jean Tinguely, Rico Weber, Seppi Imhof e Venera Finocchiaro a partecipare alla costruzione di questa grande opera.
Lo spazio magico all’interno della scultura del Mago è stato dipinto dall’artista Alan Davie, Pierre Marie Lejeune ha realizzato invece i banchi in ceramica integrati nel giardino. La scultura che si trova all’interno della Sacerdotessa è stata creata da Marina Barella. Molte opere come la macchina che rappresenta il fulmine che colpisce la Torre di Babele, La Ruota della Fortuna e la scultura all’interno della Giustizia sono state realizzate da Jean Tinguely in stretta collaborazione con Saint Phalle mentre i contenitori di vetro alchemici per acque sacre sono firmati da Jackie Matisse.
La Giustizia. ©Peter Granser
In questi vent’anni di impegno, tutti gli artisti all’opera guidati da Saint Phalle, hanno lavorato utilizzando antiche tecniche tradizionali e realizzando ogni opera manualmente. Questa permanenza all’interno del parco e il lavoro di squadra hanno creato una seconda magia, quella della “famiglia”, quest’opera ha permesso infatti un’intima unione delle persone coinvolte e la realizzazione di un progetto di vita più grande.
L’entusiasmo scaturito per la concretizzazione di questo giardino unico, ha innescato un’energia che ancora si riesce a percepire visitandolo.
Una grande attenzione è stata riservata dall’artista anche nel dialogo fra natura e scultura con una particolare cura nel rispettare l’habitat naturale della regione.
L’autrice del parco ha immaginato la sua creazione come una “passeggiata esoterica tra natura e cultura”, il giardino non presenta un percorso obbligato ma piuttosto la libertà di perdersi come in un sogno.
Secondo la volontà di Saint Phalle è stata istituita una fondazione che ha lo scopo di conservare e mantenere lo spirito dell’insieme e delle opere che compongono il parco assicurandone la gestione e manutenzione per le generazioni a venire.
Sacro Bosco di Bomarzo
Questo spettacolare giardino si trova alle falde del Monte Cimino e si tratta di un’opera unica al mondo. Il parco fu progettato nel 1552 dal grande architetto Pirro Ligorio su commissione del principe Vicino Orsini allo scopo “sol per sfogare il core”, spezzato, per la morte della moglie Giulia Farnese.
A Bomarzo i lavori finirono nel 1585, questo parco, noto anche come Parco dei Mostri può essere considerato il più antico parco di sculture del mondo moderno.
Quello che più colpisce di questo misterioso giardino è l’impossibilità di collocarlo all’interno di schemi storici e stilistici.
Casa pendente
Studiosi di ogni settore hanno fatto diversi tentativi per tradurre le simbologie presenti all’interno del giardino e pur avendo trovato riferimenti a temi antichi e alla letteratura rinascimentale, non hanno mai decodificato uno schema interpretativo coerente.
Il Sacro Bosco costituisce un unicum nella cultura architettonica-naturalistica del Cinquecento dove sculture svincolate da rapporti prospettici e proporzionali danno vita a un labirinto di illusioni e allusioni.
Il contrasto fra i raffinati giardini all’italiana connotati dalla razionalità geometrica in pieno stile manierista e l’eccentrico boschetto ideato dal principe Orisini, seducono e affascinano il visitatore.
L’orco delle favole
Così Terrazze, fontane con giochi d’acqua e sculture manieriste si mescolano con grosse sculture realizzate sul posto con massi di peperino, che rappresentano enigmatiche figure di mostri minacciosi, soggetti mitologici, animali esotici suadenti e draghi. Il principe fece inoltre realizzare una casetta pendente, un tempietto funerario, fontane, sedili e obelischi su cui fece incidere motti e iscrizioni.
Mascherone
La visione unica che contraddistingue questo spazio esoterico nasce da un’invenzione singolare e personale trasformandosi così in un labirinto di simboli fisici ed intellettuali.
Questo parco di matrice alchemica può essere collocato in un’area intermedia fra arte, magia e letteratura e la sua caratteristica peculiare è quella di stimolare oltremodo l’immaginazione del visitatore.
Nel 1585, dopo la morte dell’ultimo principe Orsini, il parco fu abbandonato, solo nella seconda metà del Novecento la coppia Giancarlo e Tina Severi Bettini decisero di restaurarlo e dopo la loro morte si fecero seppellire nel tempietto interno al parco dove si pensa possa essere sepolta anche Giulia Farnese.
Nel 1948 il parco fu visitato dall’artista Salvador Dalì che lo definì un’invenzione storica unica.