L’idea di creare una federazione fra le più importanti gallerie italiane e di chiamarla Italics nasce durante gli anni del covid. In quei mesi di forzata inattività è stato elaborato un progetto destinato a trovare una realizzazione concreta solo negli anni a venire. Il merito va attribuito all’instancabile Lorenzo Fiaschi (uno dei tre soci della galleria Continua) che insieme a Pepi Marchetti (direttrice della galleria Gagosian di Roma) ha concepito questa manifestazione.
Panorama in Monferrato (dopo Procida, Monopoli, L’Aquila)
Il termine Panorama, scelto in quella occasione, è di per sé rivelatore delle finalità che si propone. Si tratta infatti di una mostra itinerante, che ogni anno tocca una diversa località italiana, e che quindi intende contribuire a far scoprire aree del nostro territorio non ancora interessate dal turismo di massa ma non per questo meno meritevoli di attenzione. È questo il caso di Procida, Monopoli, L’Aquila e dei piccoli centri del Monferrato (Camagna, Vignale, Montemagno e Castagnole) dove sono state organizzate, nell’ordine, le prime quattro edizioni. Se questo è uno degli obbiettivi principali, va tuttavia precisato come la riscoperta di questi luoghi non sia a sé stante, ma venga via via accompagnata da una precisa proposta culturale fondata sul lavoro di ciascuna delle 74 gallerie che formano il consorzio.
Quali differenze con le altre grandi kermesse d’arte?
Il curatore, scelto di volta in volta fra i più validi storici e critici d’arte, sceglie di comune accordo con ogni galleria il lavoro di un artista, sia esso vivente o meno, e lo inserisce in un percorso tematico, in cui la singola opera dialoga con altre di epoche e tecniche diverse, con cui tuttavia condivide taluni aspetti specifici. Da questo punto di vista Panorama si differenzia sostanzialmente da altre mostre riservate esclusivamente all’arte contemporanea come la Biennale di Venezia o Manifesta a Kassel. Le opere di artisti viventi dialogano infatti con quelle del passato e questo dialogo inatteso fa scoprire nuovi e inedite prospettive.
A questo effetto – a volte davvero spettacolare – contribuiscono in modo determinante gli spazi all’interno dei quali sono allestite le opere, luoghi intrisi di storia e di fascino, concepiti per differenti finalità da quelle espositive, molto diversi da quelli asettici e freddi dove siamo soliti ammirare le opere d’arte, siano essi musei o galleria private. Se a questo aggiungiamo la bellezza dei nostri borghi storici e del paesaggio che li circonda, non è difficile immaginare l’effetto finale.
Credo che l’edizione di quest’anno sia particolarmente riuscita, non tanto e non solo per la qualità delle opere, quanto per l’effetto d’insieme, per la peculiarità degli spazi, quasi del tutto sconosciuti, e per la quiete e la tranquillità di questi piccoli borghi piemontesi, in cui il tempo sembra essersi fermato a qualche decennio fa.
L’edizione 2024 di Panorama Monferrato
Il curatore di questa edizione, che si tiene in Monferrato fra il 4 e l’8 settembre 2024, è Carlo Falciani, storico dell’arte antica noto per i suoi studi sul Rinascimento fiorentino, che ha suddiviso la mostra in quattro diverse sezioni, una per ciascuno dei centri interessati. I temi spaziano dalla caducità della vita alla sacralità dell’arte, dal lavoro al ritratto ma, al di là di queste suddivisioni a volte un poco pretestuose, la regia di Falciani riesce a valorizzare le opere e a farle risuonare in modo inedito e persino sorprendente grazie ad accostamenti imprevisti quanto suggestivi. Particolarmente emozionante la sezione allestita nel castello di Montemagno, dove le segrete del castello amplificano l’eco del potente film di Theaster Gates, ambientato in una chiesa in dismissione, mentre a questo evento persino sacrilego assiste attonito una statua linea trecentesca di un vescovo.
Colpo di scena!
Grazie a queste inedite contrapposizioni fra antico e moderno le opere si caricano di nuovi significati e assumono una inedita valenza. Uscendo da questi spazi cupi e privi di luce, perfettamente adeguati al tema del memento mori che caratterizza questa sezione, si rimane persino storditi dalla bellezza del paesaggio che si apre oltre gli spalti del castello, caratterizzato dal dolce digradare dei vigneti che si perdono in lontananza.
L’atmosfera plumbea ed angosciosa della sale precedenti si dissolve e lascia spazio ad una visione di pace ed armonia. Non sappiamo se questo coup de teatre sia fortuito o attentamente studiato dal curatore (propendo per la seconda ipotesi), ma certo dimostra come le opere si carichino di significato diverso a seconda del contesto nel quale vengono inserite.
Un approccio lontano dal consumismo
Non meno riuscita la sezione allestita nelle sale del palazzo di Vignale, dedicata al ritratto. Memorabile, in particolare, la grande sala allestita al piano nobile, dove convivono pacificamente opere antiche e moderne, in un insieme perfettamente assimilato, in cui ciascuna opera valorizza le altre. Sono convinto che questa edizione di Panorama riscuoterà molto successo anche perché consente un approccio diverso da quello consumistico delle fiere e delle Biennali.
Le dimensioni della mostra sono contenute e il fatto di spostarsi da una località ad un’altra favorisce un’assimilazione lenta e meditata, perfettamente adeguata all’atmosfera un po’metafisica di questi piccoli centri. Credo tuttavia che il programma di Panorama andrebbe arricchito di momenti di discussione e di confronto fra i diversi protagonisti del mondo dell’arte, siano essi artisti, curatori o galleristi.
Guardando al futuro
A mio avviso bisognerebbe ampliare l’offerta culturale ad una platea più ampia, altrimenti si corre il rischio di rivolgersi solo ad un gruppo sparuto di addetti ai lavori. Se però si vuole proseguire su questa strada, bisogna coinvolgere personalità di indiscusso prestigio, un po’ come avviene al Festival della Letteratura di Mantova, in cui i lettori hanno occasione di conoscere da vicino i loro autori preferiti. Mi sembra che oramai i tempi siano maturi per superare una concezione elitaria dell’arte, in cui solo pochi adepti hanno la capacità di decodificare un linguaggio criptico che purtroppo caratterizza troppo spesso la critica d’arte.
Incontrare artisti, curatori e galleristi potrebbe rappresentare un ulteriore stimolo per chi si avvicina a questo mondo con curiosità ma non senza una certa diffidenza. Certo, un’operazione di questo genere potrebbe nascondere rischi non calcolati, perché spiegare può anche significare anche semplificare, ma è un rischio che bisogna essere disposti a correre, se vogliamo che Panorama diventi un evento davvero irrinunciabile.