La National Gallery a Londra è ancora nell’anno del suo bicentenario: fondata nel maggio 1824, continua a celebrare i suoi duecento anni con vigore, e dopo la grande mostra dedicata agli ultimi anni di van Gogh, a rappresentare le opere più tarde della sua collezione, ora con la stupefacente Siena: The Rise of Paintings, 1300-1350 ne esplora le più antiche. Concepita insieme al Metropolitan Museum di New York, l’esposizione è appena giunta in Inghilterra, ma non sorprende come sia già assalita dai visitatori.
Le arti a Siena nel primo Trecento hanno un qualcosa di magico, di rutilante, direi metafisico. Siena era ricchissima al tempo, città di grandi banchieri e commercianti, protetta dalle colline ma situata sulla via Francigena, che da Canterbury portava a Roma. I viaggiatori che passavano da Siena, lasciavano magari oggetti di devozione, manoscritti, idee provenienti da oltre le Alpi. La città fu duplicemente fortunata: c’era chi infatti raccolse queste suggestioni, trasformandole in un nuovo linguaggio artistico che cambiò le sorti dell’arte occidentale per secoli a venire.
Quattro sono i pittori principali indagati, Duccio di Buoninsegna, Simone Martini e i fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti. Accanto alle loro opere i curatori aggiungono magnifici esempi di oreficeria, rari frammenti di tessuti preziosissimi, tappeti e molte sculture: si percepisce sin dall’inizio che la pittura era parte importante di un’estetica che coinvolgeva tutte le arti.
Londra rapita dalla pittura del Trecento (in quel di Siena) – Duccio di Buoninsegna

Già dalla prima opera che si incontra, la Madonna Stoclet di Duccio, acquistata dal Metropolitan nel 2004 per una somma dichiarata di oltre 40 milioni di dollari, si capisce non solo il livello della mostra ma anche la genialità del pittore. Duccio aveva ben presente le immagini della Vergine derivate da quella che San Luca nella tradizione avrebbe dipinto, le Madonne bizantine per capirsi, ed è lui il primo ad avviarsi verso la modernità. La posa evolve, gli affetti si iniziano a percepire, i volumi finalmente respirano, le vesti si muovono.

Una delle sorprese più grandi è dietro l’angolo, la ricostruzione della predella posteriore della grande Maestà dipinta da Duccio per il Duomo di Siena, e lì trasportata trionfalmente il 9 giugno 1311. Dipinta davanti e dietro, per un’altezza di 5 metri, la Maestà è rimasta sull’altare principale sino al 1771, quando è stata segata e spostata, occasione in cui diverse parti sono state perdute e/o vendute, in particolare le scene della predella, la prima che si conosce con soggetti narrativi. Storie di Cristo giovane davanti, mentre sul verso si susseguivano scene edificanti della vita di Cristo maturo, con miracoli e insegnamenti. Per la prima volta in più di 250 anni vengono riunite le otto tavole che sono sopravvissute sino ad oggi, e commuove come ognuna abbia avuto una vicenda conservativa differente.

Simone Martini
Altro grande protagonista della pittura senese dell’epoca fu Simone Martini, che anzi ne divenne la star alla morte di Duccio nel 1319: la sua Annunciazione agli Uffizi fu dipinta per affiancare la Maestà del più anziano artista. Simone è qui rappresentato in modo sublime più e più volte con opere che testimoniano la sua grande sensibilità nel raffigurare le emozioni umane. Si veda il San Giovanni Evangelista del Barber Institute of Fine Arts di Birmingham, con le mani giunte in preghiera ma anche per il dolore, il viso contrito, gli occhi socchiusi, le vesti tremolanti – probabilmente affiancava un Cristo Morto perduto.

Ma di Simone Martini, che termina la sua carriera alla corte pontificia ad Avignone, è straordinario vedere riunito il polittico portatile eseguito molto probabilmente per il Cardinale Napoleone Orsini: a “fisarmonica”, se aperto a metà, raffigura una Annunciazione; se completamente, la storia della Passione di Cristo; se invece chiuso, sembra un blocco di marmo rifinito in oro. In stato conservativo sublime, le quattro parti sono oggi divise tra il Louvre di Parigi, il Royal Museum of Fine Arts di Anversa e la Gemäldegalerie di Berlino.

Ambrogio e Pietro Lorenzetti, un pezzo di Italia del Trecento nella Londra del XXI secolo
La mostra si sofferma sull’attività dei fratelli Ambrogio e Pietro Lorenzetti. Pietro, il più vecchio, fu attivo molto fuori Siena, ed è qui associato ad un altro artista senese itinerante, lo scultore Tino di Camaino: i due molto probabilmente di conoscevano, ed entrambi diffusero il linguaggio di questa nuova arte. Esemplari della loro attività extra cittadina sono la Crocifissione sagomata di Cortona e frammenti dal Monumento funebre di Gastone della Torre, scolpito per Santa Croce a Firenze e in parte disperso. Sono opere che in pittura cercano di divenire scultura, e viceversa: un’attenzione ai volumi e alla solidità della carne per Pietro; la raffinatezza del modellato delle vesti, quasi dipinte per Tino.

Ambrogio, più giovane e forse cresciuto nel cantiere della Maestà di Duccio, divenne il grande narratore, sviluppando una capacità compositiva non vista in precedenza. Noto a noi tutti per le grandi allegorie al Palazzo pubblico di Siena che si studiavano a scuola, a rappresentare questa sua grade dote sono a Londra due grandi sinopie – una sorta di disegni preparatori su muro – straordinariamente trasportati da San Galgano. Anche in piccolo formato dipinse storie piene di vitalità e dettagli: si vedano le Storie di San Nicola degli Uffizi o la celebre Nascita della Vergine del Museo dell’Opera di Siena.

Siena, ricca di materia e bellezza
La ricchezza materiale ed estetica di Siena è quello che ha permesso la fioritura di questi artisti: in città lavoravano grandissimi artigiani orafi, venivano importate stoffe pregiatissime dall’Oriente ma anche dalla Spagna, abbondavano gli avori e i manoscritti francesi. Una pollinazione costante, interrotta bruscamente dalla grande peste del 1348, alla quale seguì un declino lento ma inarrestabile dell’autonomia politica ed economica della città.
Una grande mostra dunque, che se da un lato soddisfa pienamente il mondo accademico, in particolare per le sue ricostruzioni impeccabili di opere smembrate, e dall’altro stuzzica il grande pubblico con l’altissima qualità di dipinti, sculture, stoffe, tutti superstiti fortunati di un’epoca lontana e gloriosa, testimoni di un’estetica tutta senese.
Londra, The National Gallery, Siena: The Rise of Paintings, 1300-1350, fino al 22 giugno 2025
In copertina: Simone Martini, San Giovanni Evangelista, University of Birmingham, The Barber Institute of Fine Arts (dettaglio). Tutte le foto courtesy Sandra Romito