Calo della produzione industriale, parecchi miliardi di euro mancanti per sostenere nuove, o confermare vecchie, misure fiscali (taglio del cuneo, riforma Irpef ecc.), polemiche interne alle forze di governo, sono solo alcuni degli ostacoli che rendono complicata la predisposizione della prossima manovra economica.
Lo stesso ministro Giorgetti ha confermato che sono numerose le problematiche che il Mef sta affrontando per approntare la manovra, tra queste le nuove regole europee sul Patto di stabilità e in materia di deficit.
Ebbene, anche se lo scenario è ancora fumoso e si tratta solo di ipotesi, vale la pena individuare le principali voci su cui la manovra porrà l’accento per comprendere cosa potrebbe cambiare nel breve periodo.
Combattere la denatalità, premiare le famiglie
Potrebbe trovare ingresso nella legge di bilancio 2025 un piano studiato dal Mef per contrastare il problema della denatalità, che caratterizza ormai da tempo il nostro paese.
In questo senso, il governo starebbe pensando a rivedere il sistema di detrazioni fiscali, attraverso un meccanismo (quoziente familiare) volto a premiare le famiglie numerose e, conseguentemente, incentivare la natalità.
Quanti più figli compongono un nucleo familiare tanto più è il sostegno economico riservato alla famiglia. Il meccanismo infatti prevedrebbe una riduzione del carico fiscale direttamente proporzionale al numero dei componenti del nucleo.
Come non ha mancato di sottolineare lo stesso Draghi, combattere la denatalità è importante anche per rendere l’Italia un paese economicamente competitivo e in grado di cogliere le sfide della sostenibilità.
Taglio del cuneo fiscale e contributivo
Anche per il 2025 dovrebbe trovare conferma la possibilità per i percettori di redditi fino a 35 mila euro di beneficiare del taglio del cuneo.
In particolare, il taglio si assesterebbe su:
- 7 punti previdenziali per redditi fino a 25 mila euro
- 6 punti per i redditi oltre detta soglia e fino a 35 mila.
Riforma Irpef
Verso una conferma che non ammetterebbe (o quasi) cambiamenti anche la riforma dell’Irpef, che ha portato gli scaglioni a 3 in relazione alle corrispondenti aliquote del 23% per i redditi fino a 28 mila euro; 35% per i redditi superiori a 28 mila euro fino a 50 mila euro; 43% oltre i 50 mila euro.
Lavoro
Pur trattandosi solo di ipotesi, parrebbe che il Governo stia pensando di promuovere la conferma della deduzione al 120% dei contributi sulle nuove assunzioni e di portare l’età pensionabile (nell’ambito della pubblica amministrazione) a 70 anni, attribuendo ai lavoratori più anziani il ruolo di tutor per i nuovi assunti.
Tfr e fondo pensione
Tra le ipotesi in campo sembra spuntare anche la prospettiva di prevedere come obbligatorio il versamento del 20-25% del Tfr ai fondi pensione.
Questa ipotesi, ove confermata, renderebbe di fatto obbligatoria l’attivazione di un percorso di risparmio all’interno di un fondo pensione per i lavoratori dipendenti.
Al vaglio è anche l’ipotesi del ‘silenzio assenso’. In buona sostanza, si fa strada la possibilità di introdurre un semestre di silenzio-assenso, allo scadere del quale, i lavoratori che non dichiarano il contrario (vale a dire mantenere il Tfr in azienda) potrebbero vedere trasferita la somma maturata alla previdenza complementare (fondo pensione).
Extraprofitti banche
Questa è certamente la voce che fino ad ora più ha creato attriti in seno alle forze di governo.
In vista della legge di bilancio 2025, infatti, si sono avvicendate dichiarazioni spesso contrastanti in merito alla prospettiva di prevedere un prelievo sugli extraprofitti delle banche e delle società energetiche, che avrebbero realizzato utili, in solo un biennio, per 60 miliardi di euro.