L’equity crowdfunding consente alle startup di raccogliere capitali dalla folla indistinta che, attraverso portali autorizzati, può mettere una chip su aziende che appaiono promettenti.
A oggi sono state lanciate sulle 44 piattaforme italiane oltre 700 campagne di cui 500 portate a termine. Il mercato è ancora giovane e lo spazio di crescita (e consolidamento) è ampio.
L’equity crowdfunding: una definizione
Se si guarda al periodo dal giugno 2019 al giugno 2020, invece, sul gradino più alto del podio finisce Crowdfundme (13,78 milioni) seguita da Backtowork24 (13,55 milioni, grazie alla campagna monster di Fin-novia che ha raccolto da sola 7,6 milioni e che resta la più grande dell’intero anno).
L’equity crowdfunding è un modo diverso per le startup di raccogliere capitali, quello di rivolgersi al “crowd” alla folla indistinta che, attraverso portali autorizzati, può mettere una chip su aziende che appaiono promettenti.
Un investimento potenzialmente molto redditizio e altrettanto rischioso che ha avuto un vero e proprio boom in era pandemica. La pandemia ma anche alcune novità regolamentari hanno contribuito a questo boom: esattamente un anno fa i portali autorizzati hanno avuto la possibilità di collocare titoli di debito, seppure con alcune limitazioni e di offrire delle ‘vetrine’ per la compravendita delle azioni sottoscritte, una sorta di mercato secondario.
Il quadro normativo
L’equity crowdfunding è stato introdotto in Italia dal Decreto legge 179 del 2012, più noto come Decreto Sviluppo bis, convertito nella Legge 221 del 2012. L’intento di policy è stato dichiaratamente quello di introdurre la raccolta di capitale di rischio attraverso Internet con il fine di favorire la nascita e lo sviluppo di imprese startup innovative. Lo stesso Decreto ha introdotto altre innovazioni significative quali lo status della startup innovativa e le semplificazioni che hanno dato il via all’industria dei minibond. Il decreto ha stabilito che la raccolta fosse effettuata attraverso portali Internet gestiti da imprese di investimento e banche autorizzate dalla Consob e inseriti nella sezione ‘speciale’ del registro; nonché da soggetti autorizzati in base a determinati requisiti e iscritti – obbligati a in un apposito elenco tenuto dalla Consob (sezione ‘ordinaria’ del registro).
Un mercato affollato
A fine anno risultavano autorizzati in Italia 44 portali, 9 in più dell’anno scorso: una quantità sproporzionata rispetto alla dimensione del mercato e anche in considerazione del fatto che un buon numero di questi non ha ancora pubblicato una singola campagna, delle 709 (595 a metà 2020) complessive. Dal giugno 2019 solo 25 portali hanno avuto compagne attive. Le campagne sono state organizzate da 609 imprese diverse e 29 veicoli di investimento. Oltre 200 emittenti alla loro prima volta nel corso degli ultimi 12 mesi. Il valore medio del target di raccolta a fine anno per i progetti non immobiliari è pari a 192.500 euro e a 915mila circa quello dei progetti immobiliari. Fra i portali autorizzati, 43 sono iscritti alla sezione ‘ordinaria’.
Dal giugno 2019 al giugno 2020 sono arrivate ben 9 nuove autorizzazioni (tra cui Crowdkasse.it, Crewfunding.it, Mybestinvest.it, Hensoo.it, Capital4solutions.com, Ecrowdengineering.com, Fundyourjump.eu che per curiosità è attiva nel finanziare cavalli che partecipano a competizioni sportive, Activant.eu, Pariterequity.com) mentre è stata cancellata l’autorizzazione per Crowd4capital.it e Italyfunding.com.
A caccia di rendimento
L’importo medio investito dai sottoscrittori (96 per ogni campagna) è di oltre 3200 euro per le persone fisiche e di 20.000 euro per le persone giuridiche ed è sensibilmente aumentato negli ultimi 12 mesi rispetto al passato. Gli investitori – i retail non fanno eccezione – sono a caccia di rendimenti in un mondo sempre più a tassi zero e le startup possono far aumentare l’alpha medio del portafoglio, se ben dosate.
Sulla base delle nuove exit, attraverso rimborsi di capitale, IPO o acquisizioni, ma anche dei nuovi writeoff, oltre a diversi secondi (e terzi) round di raccolta, l’Italian Equity Crowdfunding Index ideato dallo stesso Osservatorio calcola un apprezzamento complessivo teorico del valore di portafoglio investito pari al 10,41%. Molte fra le piattaforme, approfittando delle nuove opportunità in merito al collocamento di titoli di debito e all’apertura di bacheche per la compravendita delle quote/azioni, sono in procinto di ottenere le estensioni autorizzative: Fundera è stata la prima a pubblicare offerte di obbligazioni e Opstart è stata invece la prima a collocare annunci di investitori intenzionati a cedere quote sottoscritte in passato sul portale.
Portali per la folla e per gli specialisti
I portali possono distinguersi in base al settore su cui sono specializzati, oppure per il target a cui si rivolgono. La quasi totalità si rivolge al pubblico ‘indistinto’, all’opposto si collocano Clubdealonline.com e Pariter Equity, che segue il modello del ‘club deal’, rivolgendosi ad high net worth individual, family office e istituzionali che versano una fee di ingresso annuale. Doorway ha invece adottato un modello intermedio, secondo il quale le campagne aperte sono visibili a tutti, ma solo gli investitori selezionati dalla piattaforma possono conoscere i dettagli in termini di business plan, target di raccolta e valutazione.
La peculiarità di Doorway è che viene sempre utilizzato uno special purpose vehicle, una società di nuova costituzione, per finanziare l’impresa target. Questa soluzione, adottata sporadicamente anche da altre piattaforme, consente di ‘concentrare’ tutti i crowd investors in un veicolo, che sarà l’unico interlocutore per la società finanziata.
Chi ospita più campagne dall’avvio dell’attività
Volendo infine stilare una classifica dei portali più attivi in base al numero di campagne pubblicate, al primo posto in assoluto troviamo Crowdfundme con 136 campagne, seguita da Mamacrowd con 107 campagne e Backtowork24 con 98. Seguono Opstart (97 campagne); Starsups e 200Crowd (con 50 campagne ciascuna). Il settimo portale per dinamismo è WeAreStarting, con 39 iniziative e segue Walliance a quota 24 campagne, ma di dimensione evidentemente maggiore se si considera che in termini di valore Walliance è al terzo posto dall’avvio del mercato. Doorway e Nextequity chiudono questa top ten con rispettivamente 14 e 12 campagne.