Attualmente, 30 milioni di lavoratori sono impiegati nel settore energetico europeo. La decarbonizzazione dell’economia richiederà un’ingente riallocazione delle risorse (umane, finanziarie e normative), con un passaggio da attività ad alta intensità di carbonio a scenari a basse emissioni o addirittura completamente nuovi. La condivisione equa dei costi e dei vantaggi della transizione sarà un aspetto cruciale per i cittadini europei.
La trasparenza è un punto di partenza importante per coinvolgere le imprese nel modo in cui verranno gestite le forze di lavoro regionali e nazionali durante la transizione. Il team di analisti ESG di Candriam ha condotto dei sondaggi presso i principali produttori di energia europei, al fine di comprendere in che modo stanno integrando il meccanismo per una transizione ecologica nelle rispettive operazioni. Inoltre, abbiamo realizzato incontri con imprese, sindacati, think tank e associazioni di consumatori per assicurarci di rispondere in maniera olistica alla seguente domanda: Possiamo essere sicuri che “nessuno verrà lasciato indietro”?
“Se il processo di transizione non è equo, il risultato non lo sarà mai”.
Dalla riduzione della perdita alla creazione di posti di lavoro
Considerando le nuove opportunità lavorative durante la transizione energetica, abbiamo identificato due elementi chiave: Un elemento “macro”, che consiste nella creazione netta di posti di lavoro, associata allo sviluppo di nuove tecnologie, e un elemento “micro” più complesso, in cui i nuovi posti di lavoro devono allinearsi ai posti di lavoro persi, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo e, in una certa misura, a livello regionale. Ci sono molti fattori da considerare a livello microeconomico: Allineamento tra le competenze richieste e il potenziale di riqualificazione, creazione di posti di lavoro nei luoghi giusti e tempistica adeguata (le nuove opportunità lavorative devono presentarsi non appena scompaiono i precedenti posti di lavoro, non cinque anni dopo).
La Commissione tedesca per il carbone stima che, solo in Germania, 60.000 posti di lavoro dipendono direttamente e indirettamente dall’uso del carbone termico.
Non esistono soluzioni in grado di adattarsi a tutti gli scenari
Le risorse degli operatori del settore elettrico sono spesso su larga scala, in grado di creare un potenziale impatto sulle comunità regionali e nazionali. Tuttavia, i servizi che forniscono sono cruciali per lo sviluppo socioeconomico delle regioni. Per bilanciare questi compromessi, quasi tutti i progetti dei servizi di pubblica utilità su larga scala prevedono attualmente delle valutazioni dell’impatto ambientale e sociale e delle consultazioni formali con le comunità nel quadro del processo di approvazione in ambito normativo.
Nei nostri dialoghi con i produttori di energia europei, abbiamo identificato una serie di differenze tra le varie comunità che devono essere prese in considerazione, rendendoci conto che non esiste una soluzione in grado di adattarsi a tutti gli scenari.
Enel, ad esempio, sta provando a convertire le vecchie centrali elettriche a combustibili fossili in aree industriali in grado di creare posti di lavoro nelle comunità interessate. RWE sta condividendo i costi di transizione della forza lavoro con il governo tedesco.
Iberdrola sta assegnando la priorità ai fornitori locali di servizi e apparecchiature, al fine di creare indirettamente nuovi posti di lavoro nelle aree interessate. Ørsted, abituata a un livello europeo di accettazione delle centrali eoliche offshore, ha dovuto collaborare con gli Stati Uniti, con l’intermediazione di organizzazioni locali, per proteggere e comunicare tale protezione al settore della pesca commerciale.
Trasparenza e dialogo: verso una transizione energetica equa
In qualità di investitori sostenibili, accogliamo favorevolmente e incoraggiamo la trasparenza adottata dai produttori di energia europei, incluse le loro opinioni sulle parti da coinvolgere nel processo di transizione equa. È nostra responsabilità monitorare e dialogare con le imprese, gli addetti ai lavori e i rappresentanti delle comunità, al fine di comprendere l’intero “ecosistema”.
Riteniamo che la pertinenza dipenda dalla fase occupata da ogni azienda nel suo cammino tecnologico verso l’energia pulita.
Tutte le imprese si trovano di fronte a una serie di sfide e stanno sviluppando delle strategie per affrontarle in modo adeguato. Tenendo conto delle caratteristiche e delle differenze tra le diverse aziende, sia a livello di attività che delle comunità in cui operano, consigliamo di adottare un approccio caso per caso per identificare il modo in cui stanno gestendo i nuovi rischi e le nuove opportunità.
Pur riconoscendo la complessità dell’argomento, siamo alla ricerca di ulteriori informazioni e vediamo di buon occhio la proattività delle imprese nel loro approccio a una transizione equa. Una trasparenza del genere consentirebbe agli investitori di valutare meglio i rischi e le opportunità. Nel nostro ruolo di responsabili dell’allocazione del capitale, incentiviamo le aziende ad affrontare questa tematica senza aspettare necessariamente l’intervento dei governi.
Sophie Deleuze, Lead ESG Analyst, Stewardship and Arnaud Peythieu, ESG Analyst, ESG Investments and Research – Candriam
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