Fiducia e rendimento sono i due pilastri su cui poggia l’investimento in obbligazioni governative
Chi acquista un’obbligazione deve sempre fare i conti con l’emittente, cioè con chi la colloca sul mercato
Prima di investire, è sempre bene considerare il rating di quello Stato, cioè il giudizio sintetico sulla solvibilità dell’emittente del titolo
Fiducia e rendimento sono i due pilastri su cui poggia l’investimento in obbligazioni governative. Se manca la fiducia nella capacità di rimborso di uno Stato difficilmente un risparmiatore avveduto metterà quei bond in portafoglio, mentre se i rendimenti sono troppo bassi probabilmente opterà per un altro investimento o lascerà i soldi sul conto in attesa di tempi migliori.
L’importanza di chi emette un bond
Chi acquista un’obbligazione deve sempre fare i conti con l’emittente, cioè con chi la colloca sul mercato. Nel caso dei titoli di Stato si tratta di obbligazioni emesse dai governi per finanziare il proprio Paese e le attività istituzionali. Per questo motivo sono anche chiamate obbligazioni sovrane. In Italia sono emesse dal ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) attraverso il Dipartimento del Tesoro e rappresentano un prestito allo Stato da parte dei sottoscrittori.
I vantaggi dei bond governativi
Tradizionalmente considerati un investimento sicuro, i bond governativi hanno un basso grado di rischiosità e sono in grado di garantire un flusso di reddito certo che, se legato a parametri d’indicizzazione, permette anche di proteggere l’investitore dall’inflazione.
Un altro punto a favore dei titoli di Stato è che si possono acquistare sia in asta, cioè al momento dell’emissione, sia sul mercato secondario, dove sono scambiati ogni giorno in grandissima quantità, garantendo così un’elevata liquidabilità dell’investimento.
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Il rischio zero non esiste
Naturalmente anche questo, come tutti gli strumenti finanziari, non è esente da pericoli. Trattandosi di un credito che il sottoscrittore concede allo Stato, il rischio maggiore è legato all’insolvenza di quel governo nel pagamento degli interessi o del capitale investito (il cosiddetto “rischio Paese”). Un caso eclatante è quello dell’Argentina: i suoi famosi Tango Bond, che tanto piacevano ai risparmiatori italiani per i loro rendimenti a doppia cifra, andarono in default nei primi anni Duemila lasciando migliaia di investitori sul lastrico. Per questo, prima di investire, è sempre bene considerare il rating di quello Stato, cioè il giudizio sintetico sulla solvibilità dell’emittente del titolo assegnato da agenzie specializzate indipendenti.
Il ritorno dei Btp people
Ed è proprio grazie al giusto mix tra ritrovata fiducia e buoni rendimenti che lo scorso anno si è assistito a un forte interesse dei risparmiatori italiani verso i Btp. Un ritorno di fiamma davvero trasversale visto che il peso dei titoli obbligazionari è aumentato sia nel patrimonio dei clienti delle reti di consulenza finanziaria che nel comparto del private banking. Secondo le statistiche della Banca d’Italia, nei primi sei mesi del 2023 gli acquisti di titoli pubblici da parte delle famiglie italiane hanno superato i 70 miliardi di euro e a fine giugno i titoli di Stato e le altre obbligazioni rappresentavano il 34% dei titoli in custodia delle banche italiane riferiti alle famiglie contro il 24% del 2021.
Un ottimo risultato, frutto di ritrovato feeling che il Tesoro si augura continui. Nel 2024 sono in scadenza titoli per 265 miliardi, oltre a 130 miliardi di nuovo fabbisogno statale da finanziare e, tenendo conto anche delle rate del Next Generation Eu, si stimano emissioni lorde di titoli a medio e lungo termine tra i 340 e i 360 miliardi di euro. Un fardello collocato sulle spalle di risparmiatori retail e istituzionali, visto che la Banca centrale europea ha già annunciato la fine degli acquisti di obbligazioni governative a partire da giugno.
Nuovi prodotti adatti al pubblico retail
Ma a cosa è dovuto questo riavvicinamento tra titoli di Stato e mercato retail? Molto si deve al lancio di prodotti creati appositamente per i risparmiatori individuali, una mossa che rientra nelle strategie del Tesoro, impegnato a proseguire l’offerta dei titoli destinati alle famiglie per aumentare la “loro partecipazione diretta al debito pubblico”.
Grande il successo ottenuto dal Btp Valore, con oltre 35 miliardi di raccolta, al punto che il Tesoro ha già annunciato un’altra emissione a marzo. Grazie alle durata limitata, al pagamento trimestrale delle cedole e al premio finale di fedeltà, questo strumento si è guadagnato la fiducia dei piccoli risparmiatori.
E dato che quest’anno verranno rimborsati 12 miliardi di due Btp Italia, i titoli indicizzati all’inflazione italiana che hanno protetto i sottoscrittori dal boom del carovita dell’ultimo biennio, è possibile che il Tesoro riproponga anche questo strumento.