I Drift fanno a pezzi la Barbie
Come lo storico “raviolo aperto” di Gualtiero Marchesi? Non proprio: è la Barbie decostruita del duo di artisti olandesi Ralph Nauta (1978) e Lonneke Gordijn (1980), fondatori dello studio DRIFT nel 2007: gruppo di 64 creativi e artisti costantemente al lavoro su progetti di installazioni, performance e sculture “esperienziali”. La Barbie decostruita forse appartiene a quest’ultima categoria, ultima nata della serie Materialism, già avente ad oggetto feticci come Gameboy e Nokia (per la gioia dei millennial più anziani).
La scultura-performance Materialism Barbie è stata presentata al pubblico tramite un video pubblicato su Instagram: le immagini iniziano con la testa di Barbie scardinata dal corpo, conservata in un sacchetto di plastica. Sopra, l’etichetta: “composto di vinile”. Quindi la telecamera scorre su tutte le altre componenti della bambola, analogamente imbustate: braccia, gambe, ecc. Gli artisti procedono a incidere ulteriormente con un coltellino tutti gli altri elementi, per poi pesarli su una bilancia di precisione, fonderli separatamente e dare a ciascuno la forma di un parallelepipedo, sulle note di “Dance The Night” di Dua Lipa, brano facente parte della colonna sonora del film evento di Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling.
Materialism Barbie
Barbie, Life in plastic is still fantastic!
Il risultato finale vede i blocchetti posizionati su una superficie bianca, come la più classica delle opere d’arte. Commentano i Drift in un posto su Instagram: «Chi non è cresciuto giocando, aspirando a diventare o addirittura strappando la testa alle proprie bambole Barbie? Questa opera d’arte esplora il fenomeno del giocattolo che ha segnato una generazione. All’interno della nostra serie di opere d’arte Materialism, abbiamo decostruito l’iconico giocattolo e possiamo confermare: ‘Life in plastic is still fantastic!’».
La selezione degli oggetti della serie Materialism – progetto di ricerca tutt’ora in corso – è appannaggio esclusivo di quelli che «ci parlano a livello emotivo», affermano gli artisti. «Siamo cresciuti giocando a Tetris su un Gameboy o a Snake sul nostro Nokia (non riusciamo nemmeno a immaginare di poter inviare messaggi con quei tasti…). Questi oggetti sono diventati rappresentativi della nostra giovinezza senza che noi mai lo pensassimo mentre li tenevamo in mano». DRIFT decostruisce gli oggetti che ci circondano per scoprire quali materie prime sono state utilizzate per realizzarli. Gli oggetti vengono poi ridotti all’esatta quantità di quelle specifiche materie prime, dopodiché vengono sempre presentati sotto forma di blocchi rettangolari. «In qualche modo, queste opere d’arte della serie Materialism sono anche una celebrazione della nostra giovinezza. Trasformando questi oggetti iconici in opere d’arte, li immortaliamo. Pur accettando che le generazioni future non riconosceranno l’inconfondibile suoneria di un 3210…».
Impossibile negare il ruolo della nostalgia generazionale di queste opere. I Drift poi hanno elencato in ordine decrescente di impiego i materiali dell’opera d’arte Barbie: PPE, ABS, Saran (PVDC), PP, LDPE, nylon vinile, PVC, poliestere, LDPE, vernici epossidiche e a base di solventi.
Ristabilire una connessione con le materie della Terra
Il progetto vuole esplorare il modo in cui le persone interagiscono con gli oggetti di uso quotidiano, ribadisce il collettivo in un comunicato. «L‘opera invita a riflettere sul modo in cui trattiamo le materie prime a nostra disposizione. Prodotti di uso quotidiano come automobili, matite o orologi sono stati ridotti all’esatta quantità delle materie prime di cui sono fatti, mostrati sotto forma di blocchi rettangolari». Lo studio Drift è rappresentato dalla blue chip Pace Gallery. I prezzi delle opere sono disponibili solo su richiesta.
In generale, Drift vuole portare alla luce fenomeni e proprietà nascoste della natura grazie all’uso della tecnologia, al fine di continuare ad apprendere della Terra e dalle sue materie prime, di ristabilire una connessione con essa. Il collettivo si domanda cosa sia la vita e indaga il parallelismo tra le strutture create dall’uomo e quelle naturali evidenziabili attraverso processi decostruttivi, interattivi e innovativi.
Lonneke Gordijn e Ralph Nauta
Il lavoro di Drift è stato esposto in numerosi, prestigiosi musei. Al Victoria & Albert Museum (Londra; 2009, 2015); Met Museum (New York; 2010); Stedelijk Museum (Amsterdam; 2018); UTA Artist Space (Beverly Hills; 2019); Garage Museum (Mosca; 2019); Mint Museum (Charlotte; 2019); Biennale di Venezia (2015); Pace Gallery (2017) tra gli altri. Le loro opere sono inoltre presenti nelle collezioni permanenti del LACMA (Los Angeles), del Rijksmuseum (Amsterdam), del SFMOMA, dello Stedelijk Museum e del Victoria & Albert Museum. Nel 2014, Drift ha ricevuto il Premio Arte Laguna, Venezia.