Le attività per rendere i fondi compliant all’articolo 8 o 9 della Sfdr non hanno fatto lievitare i costi, anzi. Il Motivo? La convinzione degli asset manager che questa categoria sarà la preferita dagli investitori
Quanto alla performance i fondi sostenibili focalizzati sull’azionario europeo mostrano a tre anni, anche performance superiori rispetto agli omologhi non green. Ma l’orizzonte di osservazione deve essere più ampio
I fondi European Equity sono in netta maggioranza Esg
“La ricerca mostra innanzitutto che i principali asset manager europei adottano, quasi all’unanimità, strategie Esg per la gestione dei fondi European Equity, mentre per la gestione dei fondi Emerging Market Equity privilegiano ancora una scelta strategica non vincolata dai requisiti di sostenibilità”, esordisce Incarnato. Il 65% dei fondi European Equity analizzati investe secondo i principi Esg e solo il 35% dei fondi mantiene una strategia non Esg. Il fatto che la maggior parte dei fondi European Equity si sia convertita a strategie Esg è dovuto al crescente interesse dei clienti a investire in prodotti con un maggiore impatto sulle questioni ambientali, sociali e di governance. Diverso è il discorso per i fondi Emerging Market Equity, per i quali gli Asset Manager solo per il 37% dei fondi hanno scelto di perseguire una strategia Esg. Questa scelta può essere influenzata dall’esiguo numero di aziende sostenibili presenti nei paesi emergenti. “A differenza dell’Europa, dove molte aziende stanno implementando politiche aziendali più sensibili alle tematiche di sostenibilità – dice Incarnato – nei Paesi Emergenti sono ancora poche le aziende attive in questa direzione e gli stessi governi perseguono politiche diverse da quelle concordate in Europa. Pertanto, è più difficile implementare una strategia Esg”.
I costi? Non sono aumentati
Al netto di queste differenze strutturali tra le due categorie di fondi analizzate, la buona notizia è che viene sconfessata l’ipotesi di maggiori costi di mantenimento dei fondi costruiti in base agli Art.8 e Art.9, dovuti ai numerosi requisiti normativi che questi fondi devono soddisfare. “Dall’analisi emerge invece che sia gli ongoing charge che le management fee risultano inferiori per i fondi ESG rispetto ai fondi non ESG. Questo fattore può essere riconducibile a una ratio commerciale. Infatti, soprattutto per i fondi European Equity, gli Asset Manager hanno deciso di creare ex-novo o di convertire i fondi già esistenti in fondi Esg e allo stesso tempo non hanno ritenuto necessario aumentare i costi dei fondi”. La decisione è riconducibile a più ragioni; una di queste è la convinzione degli Asset Managers che i fondi Esg incontreranno le preferenze degli investitori finali fino a diventare la loro scelta “abituale”. L’altra ragione è la crescente attenzione dei clienti alla trasparenza dei costi; inoltre, come i fondi sostenibili inseguono la trasparenza nei loro investimenti, così i loro costi devono essere trasparenti e non essere incrementati solo per maggior profitto destinato all’Asset Manager o alla Banca Distributrice. “La stessa tendenza può essere vista nei fondi Emerging Market Equity, che comunque presentano costi più alti per la loro natura rispetto ai fondi azionari europei”.
Performance? Risultati in chiaroscuro
E infine la performance: “L’analisi condotta non rivela una chiara differenza tra la performance dei fondi nel breve termine. Il periodo di osservazione dei grafici è di tre anni, in quanto i fondi a strategia Esg non esistevano prima o erano fondi non Esg, pertanto è difficile fare un confronto valido tra le performance. Per il cluster European Equity è possibile però osservare una performance significativamente più alta per i fondi Esg a 3 anni, ma il periodo di detenzione suggerito dagli Asset Manager e la strategia alla base degli investimenti Esg mirano ad una performance di più lungo termine, quindi, per un valido studio delle performance, sarà necessario confrontare i fondi nei prossimi 2 anni”. In ogni caso, per ora, i fondi sostenibili con focus sull’azionario sono più redditizi.
Per il mercato dei fondi Emerging Market Equity, lo scenario è più vario. “Come le scelte degli Asset Manager in termini di strategia non sono uniformi, anche le performance tendono ad essere uguali in quanto il mercato emergente è guidato da forti fattori esogeni che vanno oltre la sostenibilità, come le politiche monetarie dei governi, la produzione e le esportazioni. Inoltre, la ridotta gamma di società ESG a cui il portfolio manager può attingere, implica una significativa perdita di performance potenziale per questo tipo di fondi”, conclude Incarnato.