- Nvidia ha frenato la sua corsa, bruciando oltre 200 miliardi di capitalizzazione di mercato. Un calo che ha rappresentato circa metà della flessione dello 0,9% dell’S&P 500
- I movimenti hanno fatto seguito all’aumento dei rischi geopolitici, al rialzo dei rendimenti obbligazionari statunitensi e ai timori per le prospettive dei produttori di chip
- Haefele (Ubs Gwm): “Riteniamo che il pessimismo degli investitori possa essere sia prematuro che eccessivo: le stime per la domanda di chip restano positive”
Le azioni di Nvidia hanno subito un crollo del 10% nella seduta di venerdì, contribuendo alla peggiore performance dei mercati azionari a stelle e strisce dall’autunno del 2022. La società leader nel mercato dei microchip ha frenato la sua corsa, bruciando oltre 200 miliardi di capitalizzazione di mercato; un calo che, secondo dati Bloomberg visionati dal Financial Times, ha rappresentato circa metà della flessione dello 0,9% dell’S&P 500. Intanto anche altri titoli che hanno cavalcato l’entusiasmo per l’intelligenza artificiale hanno sofferto, con Advanced Micro Devices, Micron Technology e Meta che hanno chiuso rispettivamente in calo del 5,4%, del 4,6% e del 4,1%.
Secondo Parag Thatte, strategist di Deutsche Bank intercettato dal quotidiano economico-finanziario britannico, la contrazione ha a che fare con il fatto che i mercati si attendono una crescita degli utili più lenta per le big tech. Microsoft, Alphabet e Meta presenteranno i risultati trimestrali questa settimana, mentre quelli di Nvidia arriveranno a fine maggio. Per Mark Haefele, chief investment officer di Ubs global wealth management, tali oscillazioni hanno invece fatto seguito a una contrazione degli ordini presso Asml Holding, produttore di attrezzature per la fabbricazione di chip. Contrazione che avrebbe sollevato timori anche per altre società produttrici di chip, in merito a una possibile debolezza della domanda. Pessimismo ritenuto da Haefele sia prematuro che eccessivo.
Prospettive positive per la domanda di chip di Ai
“Le prospettive per la domanda di chip di intelligenza artificiale restano positive”, dice l’esperto. “Senza considerare i singoli titoli, la perdita di ordini di Asml nel primo trimestre è dovuta in gran parte a un cliente che ha ritardato i suoi acquisti. A nostro avviso, dovrebbe essere solo una questione di tempo prima che gli ordini tornino, dato che la produzione di chip a livello mondiale continua a crescere”. Ubs mantiene di fatto una visione ottimista sul tema, continuando a privilegiare i segmenti dei semiconduttori e dei software. I risultati comunicati finora dalle società quotate a Wall Street, dice Haefele, sono coerenti con aspettative di crescita degli utili statunitensi del 7-9% nel trimestre. “Ci sono tra l’altro segnali che questa crescita degli utili probabilmente si espanderà al di là delle più grandi società tecnologiche”, aggiunge l’esperto.
S&P 500: Ubs lo vede a 5.200 punti a fine 2024
“Sebbene ci si possa aspettare ulteriore volatilità, soprattutto a causa degli attacchi in corso in Medio Oriente, riteniamo che le prospettive di miglioramento del rapporto rischio/rendimento per i titoli statunitensi continuino a sostenere il nostro obiettivo di trovare opportunità all’interno e al di fuori del settore tecnologico”, dichiara Hefele. Ubs mantiene le sue previsioni di prezzo di fine anno per l’S&P 500 a 5.200 punti, sostenuto da una solida crescita degli utili stimata al 9%, da un’inflazione ancora fredda, da due tagli previsti della Federal Reserve e da nuovi e robusti investimenti aziendali proprio nell’intelligenza artificiale. “Continuiamo a privilegiare i titoli di qualità e i beneficiari dell’Ai”, afferma Haefele. Poi conclude: “Gli investitori possono però diversificare la loro esposizione azionaria anche al di là del settore tecnologico, inclusi i titoli statunitensi a piccola capitalizzazione che dovrebbero beneficiare del trend degli utili di cui discusso e delle valutazioni relative ancora convincenti rispetto ai titoli a grande capitalizzazione”.