Le voci, fattesi sempre più insistenti negli ultimi giorni, sono state confermate. La Ferrari 375 MM Scaglietti del 1954 che il regista Roberto Rossellini (1906-1977) donò alla moglie Ingrid Bergman (1915-1982) è stata infatti sequestrata a Milano dalla Guardia di Finanza su richiesta del Gip Alberto Carboni.
La storia da rotocalco tra Roberto Rossellini e Ingrid Bergman
L’auto – che oggi vale circa 30 milioni di euro – non è che uno dei tanti doni fatti da Rossellini all’attrice nel corso di una chiacchierata storia d’amore che finì su tutti i rotocalchi degli anni ’50. I due si conobbero nel 1948 dopo che la Bergman, in cerca di nuovi ingaggi, inviò al regista la seguente lettera (diventata in seguito leggendaria): “Caro Signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo ‘ti amo’, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei”.

Il sodalizio professionale (formatosi con Stromboli-Terra di Dio, Europa ’51, Viaggio in Italia, La Paura e Giovanna d’Arco al rogo) sfociò in una relazione tumultuosa. Entrambi erano infatti sposati (e Rossellini era anche amante di Anna Magnani). Dopo aver lasciato i rispettivi partner, i due si sposarono ed ebbero tre figli (Robertino, Isotta e Isabella). I film girati insieme non ottennero particolare successo. Si narra che Roberto fosse particolarmente geloso, non lasciando la possibilità a Ingrid di recitare in pellicole dirette da altri registi. Forse anche per questo, la relazione si concluse poco dopo il ritorno della Bergman ad Hollywood nel 1957. Qui vinse il secondo Oscar con il film Anastasia.
La provenienza della Ferrari 375 MM Scaglietti regalata a Ingrid Bergman
Di una cosa – riavvolgendo il nastro di questa storia d’amore – siamo però certi. A metà anni ’50 Rossellini acquistò (per quattro milioni di lire) come regalo per Ingrid una delle 26 Ferrari 375 MM prodotte a Maranello tra il 1953 e il 1954. L’automobile (creata in realtà per il mondo delle corse) fu protagonista di un viaggio che la coppia fece in Svezia, immortalato dai grandi fotografi dell’epoca. La Ferrari 375 MM subì poi un incidente che costrinse la coppia portare l’auto alla modenese Carrozzeria Scaglietti. Il regista chiese di modificare la carrozzeria in modo da renderla una coupé che prendesse ispirazione dalla tedesca Mercedes 300 SL . Lasciò dunque a Scaglietti il compito di riverniciare la Ferrari (originariamente rossa) con una tonalità argentata (in seguito denominata “grigio Ingrid”).
Così modificata, la Ferrari 375 MM Scaglietti rimase nella proprietà della famiglia Bergman fino al 1995, quando fu venduta all’ex direttore di Microsoft (nonché grande collezionista di automobili) Jon Shirley. Dopo un ulteriore restauro, nel 2014 l’auto vinse il prestigioso premio Best of Show al Concorso d’Eleganza di Pebble Beach. La vettura è stata poi nuovamente venduta. Oggi risulta di proprietà di Timm Arno Bergold, console onorario della Germania nel Principato di Monaco, non indagato al momento.
L’Inchiesta Supercar e i sequestri della Guardia di Finanza
Cos’ha portato, dunque, a quella che viene ora definita “l’Inchiesta Supercar”? L’indagine coinvolge anche altre tre vetture, tra cui una rara Alfa Romeo Berlinetta 8C 2900B (valore: 27 milioni di euro). Secondo il Corriere della Sera, Bergold avrebbe voluto immatricolare la Ferrari con targa storica. Tuttavia per farlo è necessario riportare una serie continua di trascrizioni di proprietà, nonché gestire la fiscalità delle altre tre auto (tra USA e Europa).
Per studiare la situazione, sarebbero stati interpellati diversi professionisti, tra cui Simon Kidston (rinomato broker d’automobili da collezione), l’avvocato Riccardo Roversi, il commercialista Stefano Sciacchitano e il titolare di un’agenzia pratiche auto Angelo Torre. Sembra che nel 2020 Roversi (che è anche procuratore di una società di Bergold, la Destriero Ltd) abbia denunciato lo smarrimento del foglio complementare (dal 1994, il certificato di proprietà) della Ferrari in una caserma dei Carabinieri.
Torre avrebbe poi emesso il duplicato del certificato di proprietà a nome di Roberto Rossellini (scomparso nel 1977). Risulta inoltre che nel 2023 Roversi sia stato scelto come arbitro per un arbitrato (che coinvolgeva a vario titolo anche gli altri protagonisti di questa vicenda) costituito allo scopo di registrare poi formalmente il lodo finale all’Aci/Pra. L’inchiesta del PM Giovanni Tarzia dovrà dunque indagare sui molteplici soggetti coinvolti per reati fiscali e corruzione. Attendiamo i prossimi sviluppi di questa vicenda, essendo gli indagati convocati per un primo incontro con il Gip il 30 gennaio prossimo.